Giarre: per il sindaco e la Giunta “pecunia non olet” nonostante la crisi -
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Giarre: per il sindaco e la Giunta “pecunia non olet” nonostante la crisi

Giarre: per il sindaco e la Giunta “pecunia non olet” nonostante la crisi

L’opportunismo prima di tutto. Metti una città sull’orlo del baratro finanziario; immaginiamo un Comune che non riesce e finanziare neppure i rattoppi per la manutenzione delle strade. Una amministrazione che governa la città consapevole dei propri limiti di manovra. Già con l’ex amministrazione Bonaccorsi, è stata operata una manovra di contenimento della spesa a cominciare dalla riduzione del 30% delle indennità degli amministratori. Un piccolo segnale nel deserto della mediocrità.

Una determinazione ribadita in un passaggio del piano di riequilibrio di Bonaccorsi, nel 2013, votata dal consiglio comunale e poi acclarata dalla Corte dei conti ( misura 3-azione 3.3.b pagina 25). La stessa amministrazione in carica, quella guidata dal sindaco D’Anna, che, appena insediatasi, ha pienamente condiviso l’azione (misura 3.3.- previsione della spesa -vincolo specifico previsto dallo schema istruttorio adottato dalla Corte dei Conti) con apposita delibera consiliare, trasmessa in copia alla magistratura contabile che, ad oggi, non ha ancora sciolto le riserve per la definitiva approvazione del piano, rimasto della durata di 10 anni.

Infatti in tutte le determine di liquidazione delle indennità degli amministratori (consiglio e giunta) fino al giugno 2017 è stato puntualmente trattenuto il 30% sul totale, in ossequio alla predetta misura citata nei due piani di riequilibrio. Poi il cambio di marcia.

Improvvisamente, in piena estate, nell’agosto scorso, l’inversione a U dopo la nota diramata dalla dirigente amministrativa Letizia Nanì con la quale si stabiliva la revisione delle indennità percepite in ottemperanza a nuove normative. Tuttavia con 18 mesi di ritardo. E nel caso del consiglio comunale, forse anche anni se è vero che la determinazione dei gettoni avrebbe disatteso già in passato, nell’indifferenza degli uffici, altre precise norme. Ma cosa è cambiato dopo la nota della Nanì?

Praticamente tutto.  In barba alle supreme ragioni di risparmio di un Comune sempre più votato al dissesto, cancellando con un colpo di spugna gli impegni assunti nel piano di riequilibrio. E cos tanti saluti al decantato risparmio del 30% che si è improvvisamente trasformato in un collettivo aumento delle indennità di sindaco e giunta, a scapito dei poveri consiglieri che si sono invece visti decurtare oltre il 60% del gettone. Peggio. Da luglio le indennità dei consiglieri sono state addirittura congelate in attesa di completare i conteggi.

Va da se’ che l’aumento esponenziale delle indennità degli amministratori ha provocato un demoralizzate silenzio assenso dei consiglieri. Forse ignorando, questi ultimi, persino una alchimia contabile in loro danno – a beneficio esclusivo dell’esecutivo – nell’obiettivo precipuo di non superare il tetto di spesa prevista per legge.

E’ storia recente la sorprendente determina di liquidazione (n.1209 Rg del 26/10/2017) con la quale sono state pagate le indennità arretrate agli amministratori (sindaco e giunta), da luglio a ottobre 2017, non solo preventivando un aumento delle somme spettanti ai singoli amministratori – comportando una spesa complessiva di 27. 331,00 euro – ma anche cancellando la famosa misura del risparmio del 30% certificata dalla Corte dei Conti. C’è da chiedersi in quale punto dei rispettivi programmi elettorali, il sindaco Angelo D’Anna e il “super tecnico” Salvo Vitale, vice sindaco, avevano previsto l’aumento delle indennità?

Mario Previtera

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