Milo, Città del Vino e della Musica. Ma non più delle “bionde” -
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Milo, Città del Vino e della Musica. Ma non più delle “bionde”

Milo, Città del Vino e della Musica. Ma non più delle “bionde”

I fumatori del ridente centro etneo sul piede di guerra in quanto da sei mesi l’unica rivendita di tabacchi del paese ha cessato l’attività, costringendoli ad acquistare le sigarette nei Comuni vicini. A lamentarsi anche turisti e visitatori, che in quell’incantevole ambiente, incastonato tra il Vulcano ed il Mar Jonio, vorrebbero concedersi il piacere di una “tirata”

Il fumo – si sa – fa male, ma riesce difficile immaginare una località, specie se a spiccata vocazione turistica, totalmente priva di rivendite di tabacchi. Per i non fumatori, e soprattutto per quei “salutisti” nemici giurati della sigaretta, potrebbe trattarsi di un segno di civiltà, ma volendo obiettivamente analizzare la questione, è anche “civiltà” tollerare un’abitudine ammessa, sia pur con certe limitazioni, dalle leggi dello Stato, che anzi trae cospicui guadagni dalla vendita delle “bionde”.

Eppure nell’incantevole Comune etneo di Milo, meritatamente assurto a “Città del Vino e della Musica”, non è possibile acquistare sigarette da ben sei mesi in quanto il titolare dell’unico tabacchino esistente in paese ha deciso (del tutto legittimamente, per carità!) di cessare l’attività, con sommo disappunto dei fumatori del luogo nonché dei tanti turisti e visitatori che, specie nei fine settimana, prendono d’assalto la rinomata località, che fu “buen retiro” del compianto Lucio Dalla e dove ha scelto di risiedere pressoché stabilmente il geniale musicista e cantautore ripostese Franco Battiato.

A lamentarsi pubblicamente, l’estate scorsa, sono stati anche tanti fumatori recatisi a Milo per assistere ai festeggiamenti patronali in onore di Sant’Andrea, ai quali è toccato fare… penitenza in quanto pure il distributore automatico annesso al tabacchino non dispensava più pacchetti. Stesse lamentele, qualche mese dopo, in occasione della frequentatissima kermesse enogastronomica “ViniMilo”, che attira ogni anno visitatori da tutta la Sicilia.

E per quanto riguarda i tabagisti del luogo, a loro non resta che mettersi al volante ed andarsi a procurare l’agognato pacchetto nelle rivendite dei Comuni vicini (Zafferana Etnea, Santa Venerina, Sant’Alfio, Giarre, ecc.), oppure (specie chi non è automunito) chiedere a qualche compaesano “pendolare” il favore di portargli lui la “rara” mercanzia.

Il dover fare riferimento ai tabacchini degli altri paesi diventa ovviamente alquanto problematico durante il periodo invernale in quanto, essendo Milo il Comune più alto (m. 750 s.l.m.) tra quelli del versante orientale del Vulcano, spesso e volentieri la neve e la nebbia impediscono gli spostamenti, provocando nei locali fumatori delle vere e proprie “crisi di astinenza”.

Nell’ameno centro, “sospeso” tra il vulcano Etna ed il mar Jonio, tengono dunque banco ormai da tempo svariate disquisizioni sul “diritto al fumo” e le sue varie implicazioni.

C’è, in particolare, chi sostiene che la mancanza di una rivendita di tabacchi rappresenta un duro colpo per l’immagine turistica di un paese, che peraltro, nella prima metà del secolo scorso, pare che di tabacchini ne contasse almeno tre (dislocati tra il centro e le borgate di Fornazzo e Caselle).

E c’è addirittura chi scomoda argomentazioni di diritto pubblico, asserendo che si sarebbe in presenza di una bella e buona “interruzione di pubblico servizio”. In realtà, stando alla giurisprudenza in materia, ai tabaccai viene attribuita la qualità di pubblici ufficiali solo “con riguardo all’attività di riscossione delle tasse automobilistiche della quale siano stati incaricati a norma dell’art. 17 della legge n. 449/1997” (almeno così si è pronunciata la Cassazione nel 2011). Andando per esclusione, dunque, si evincerebbe che la vendita di sigarette e prodotti annessi (tabacco sfuso, sigari, accendini, fiammiferi, ecc.) non costituisce un pubblico servizio, bensì una normale attività commerciale privata. Anche se su questo punto ci sarebbe da ridire visto che, come prima accennavamo, lo Stato incassa circa quattro euro su ogni pacchetto venduto, conseguendo un utile complessivo medio di otto miliardi di euro l’anno, cifra questa calcolata al netto dei costi della sanità pubblica per le malattie legate al fumo.

C’è, infine, chi invoca un intervento istituzionale del sindaco Alfio Cosentino, il quale potrebbe prodigarsi per tentare di convincere gli operatori economici locali o qualche giovane concittadino disoccupato a cimentarsi nella vendita dei tabacchi, restituendo così al proprio Comune un servizio probabilmente non essenziale, ma comunque presente in qualsivoglia comunità, dove non ci abitano solo “salutisti perfettini”, ma anche gente altrettanto perbene con le proprie debolezze ed i propri “vizi”, e che finirebbe con l’ammalarsi ancor di più se l’acquisto dell’irrinunciabile pacchetto di bionde diventa causa di stress.

Una cosa è certa: continuando di questo passo ed a proposito di siciliani “vip”, a Milo potrà abitarci il “virtuoso” maestro Battiato, ma non certo un fumatore impenitente come l’illustre scrittore empedoclino Andrea Camilleri.

Rodolfo Amodeo

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