Giardini Naxos: le speranze tradite -
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Giardini Naxos: le speranze tradite

Giardini Naxos: le speranze tradite

“Lavoro” e “sviluppo” sono due sostantivi che hanno significato solo quando sono pronunciati assieme. E sono esattamente le parole che la città di Giardini Naxos ha bisogno di sentire in questo momento, per la sua ripresa economica che, da tanto tempo, ristagna, causata da una crisi che ancora oggi fa sentire il suo tremendo morso.
La risorsa principale del paese, il turismo, è in calo e le conseguenze sono visibili: ogni giorno un negozio chiude. Il termometro di questo pauroso calo lo si nota attraversando quella strada che, dal 1900, porta il nome del terzo re dei Savoia: Corso Umberto I, quel re assassinato dall’anarchico Bresci che, con tale regicidio, voleva vendicare i morti milanesi uccisi dai cannoni del generale Bava Beccaris.
Una strada che, prima, era il salotto del paese; ricca di vita e piena di piccole e piccolissime rivendite, che pulsavano linfa all’economia paesana e mostravano la floridezza e la ricchezza della Patria di Tisandros. Ora, questa storica via è un deserto. Priva di vita; è morta. Ad un attento osservatore non possono sfuggire le centinaia di segnalazioni che, lugubremente, annunciano la chiusura di un esercizio commerciale con la scritta: si vende. Come sembrano lontani gli anni quando da tutto il comprensorio sciamavano, come api in cerca di nettare da trasformare in miele, migliaia di persone che vedevano nel piccolo Borgo di Giardini il nuovo El Dorado.
E, assistiamo, facendo finta di non vedere, alla fine del sogno dei nostri padri che avevano sperato, anzi, avevano creduto, che i loro sacrifici sarebbero stati premiati e che noi, loro discendenti, avremmo fatto sempre più ricco e sempre più competitivo questo nostro bellissimo e splendido paese. Invece, non è stato così. Abbiamo sperperato questo ricchissimo patrimonio, e non siamo stati capaci di continuare la grandiosa opera di trasformazione iniziata dai nostri predecessori.
Figli degeneri: che i vecchi non avrebbero voluto. Se tornassero, vedendo la triste situazione del paese, ci rinnegherebbero, rimproverandoci i nostri sbagli, i nostri errori, le nostre manchevolezze. Ai giardinesi, negli ultimi tempi, è mancata l’iniziativa, è mancato lo spirito di guardare avanti, è mancato il sentimento di competizione. Siamo vissuti di rendita e abbiamo divorato il capitale che, con tanti sacrifici e tanto amore, i nostri padri ci avevano lasciato.
Abbiamo avuto Amministrazioni e amministratori inerti, incapaci di guardare avanti, ancorati al passato e portatori di idee e valori superati. Abbiamo assistito a lotte interne che hanno prodotto lacerazioni profonde e, quindi, a risultati umilianti che hanno determinato inerzia amministrativa.
È mancato il rinnovamento, l’iniziativa. È mancato il contatto con la popolazione e, quindi, è venuta meno quella che doveva essere la cooperazione, la strategia vincente, la voglia di battersi, di scontrarsi, di discutere, ma per trovare punti di contatto, punti di convergenza, di incontro che avrebbero dovuto dare nuovi slanci, per raggiungere i traguardi che la globalizzazione e la concorrenza limitano. Niente di tutto questo.
L’Amministrazione non dialoga con quanti l’hanno votata, né coi cittadini; è l’unica portatrice della verità: quella verità mostrata dalla Via Umberto I. Ed i cittadini, colpiti dalla crisi e dalla povertà, impauriti dalla situazione, aspettano, sperando in tempi migliori che, sicuramente, non verranno mai.

Francesco Bottari

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