Alluvione di Giarre, silenzio vent’anni dopo

“Non si era mai vista tanta acqua. Le strade come torrenti in piena si portavano dietro macchine, pezzi di asfalto e anche le persone…”. La tragedia più grande veriticatasi a Giarre rivive nel ricordo dei cittadini, che furono protagonisti di quei drammatici eventi. Il 13 marzo del 1995, Giarre fu il centro maggiormente colpito dall’ alluvione di quel maledetto lunedì. Tre furono le vittime della furia di un fiume di fango che travolse ogni cosa, lasciando terribili ferite fisiche e affettive: la professoressa Francesca Zappalà, il 18enne, Giuseppe Sapienza e il padre Mario di soli 47 anni.

Al momento del nubifragio Giuseppe era con il padre, a bordo di una Fiat 127. Poco prima di mezzogiorno l’ automobile venne risucchiata all’interno di una voragine, finendo dentro un vecchio canale della rete fognaria. Venne poi trascinata sotto terra per circa 150 metri per riaffiorare nel cortile interno di una abitazione. Il cadavere di Mario venne recuperato quasi subito, quello di Giuseppe venne localizzato due chilometri più a valle dal punto in cui era sprofondata l’ automobile. Francesca, invece, venne travolta appena messo il piede fuori dal portone di casa sua, in via Luigi Orlando, per vedere che cosa stesse accadendo alla sua automobile.

Furono in molti a cercare generosamente di aiutarla per tirarla fuori dalla corrente di quel terribile fiume di fango, ma fu una lotta impossibile. Venne recuperata senza vita sulla Nazionale, nei pressi del monumento ai Caduti. Le autorità sollecitarono subito la dichiarazione dello stato di calamità e proclamarono il lutto cittadino. Le autobotti con l’acqua potabile stazionarono a lungo in piazza Duomo perchè era saltata buona parte della rete idrica. Ci vollero mesi perché la situazione tornasse ad una prima normalità.

IL VIDEO DELLA TRAGEDIA

Catturate nella retina dei giarresi testimoni dell’evento tristissimo rimangono le impressionanti montagne di automobili e di camion nelle strade più colpite, i marciapiedi saltati, le voragini create dalla furia dell’inarrestabile fiume di fango e di detriti. Venero celebrati funerali cittadini in un Duomo troppo piccolo per contenere l’intera popolazione giarrese. In occasione del decennale, nel 2005, l’amministrazione dell’epoca in forma ufficiale ricordò l’anniversario con una celebrazione eucaristica nel Duomo e la deposizione di una corona d’alloro sotto la lapide collocata sul sagrato dello stesso. Oggi a vent’anni dalla tragedia, molti lavori sono stati effettuati per dare una assetto accettabile al sistema idro-geologico di una zona come quella giarrese, che è fra quelle a più alto rischio del territorio. A ricordare la tragedia, però, sono solo i cittadini, una commemorazione di questo evento forse non rientra nelle celebrazioni “celebrate” del bicentenario di questo Comune…

Mario Pafumi