Giardini Naxos, invasione di Ferragosto -
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Giardini Naxos, invasione di Ferragosto

Giardini Naxos, invasione di Ferragosto

Ferragosto un tempo sinonimo di vacanza e relax, oggi un viaggio alla scoperta forzata del turismo di massa, tendopoli allestite alla bene e meglio, rifugi di fortuna, scarsa igiene e tanta, tanta immondizia. Così appariva il litorale di Giardini Naxos nelle due notti più calde d’estate. I punti critici sono state le due spiagge libere di Schisò, dove la sabbia, caro ricordo, si è mischiata a rifiuti di ogni genere, biologici e non, il mare è diventato una toilette e i centri di ristoro come ristoranti, bar e supermercati sono stati presi d’assalto da masse di vacanzieri low-cost in mobilità temporanea forzata, desiderosi di non farsi sfuggire nessun desiderio della loro personalissima lista, anche a costo di fagocitare quelli degli altri.

Sui social network montano le critiche da parte dei cittadini, “Ma io mi chiedo, come può una amministrazione comunale fare deturpare così una delle baie più belle della Sicilia..” , “Sicilia : turismo e cultura!”, “Turisti… parola grossa”, “Povero paese mio bellissimo! Seppellito da cumoli di immondizia! Il cuore mi piange per te o mio Giardini!” ecc. Ed effettivamente chi come me ha voluto indagare su questa strana invasione, passeggiando la mattina del 15 Agosto per le strade di Recanati e Schisò, ha notato che il panorama era simile a quello successivo ad un disastro. Una vasta scelta di bottiglie di liquori e birra in gran quantità abbandonate un po’ ovunque, persone trabballanti avviate verso il viale del tramonto e tanto tanto disordine sia materiale che mentale.

“Confusione” è la parola che si associa di più a questa critica situazione che da un paio di anni sembra essersi radicata come unica forma di turismo possibile, difficile gestire una condizione del genere che si anima e si risolve in 48 ore senza nessuna possibilità di controllo, anche gli stessi cittadini, singoli individui in una massa di estranei, possiedono ben poche armi a disposizione per evitare lo scempio. Dare la colpa all’amministrazione comunale, alla capitaneria di porto o alle forze dell’ordine sicuramente non risolve il problema.

Acceso da un costante passaparola, questo flusso turistico non cessa di invadere lo stesso posto con il solo controllo, cessa quando tutto intorno è organizzato e funzionante, quando le masse sono indirizzate verso aree adeguate, quando il turista è vincolato al genere di turismo che il posto gli offre.

Ora sta a noi (cittadini) capire quale turismo vogliamo e indirizzare tutti gli sforzi verso una promozione e funzionalità della nostra offerta oppure prepariamoci ad un’altra invasione e conseguente disastro.

Fotoreportage di Marco Garofalo e Alexandra Ieni

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