Elezioni Regionali, Antonio Leanza: "fare rete, infrastrutture e sostegno per creare sviluppo e lavoro" -
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Elezioni Regionali, Antonio Leanza: “fare rete, infrastrutture e sostegno per creare sviluppo e lavoro”

Elezioni Regionali, Antonio Leanza: “fare rete, infrastrutture e sostegno per creare sviluppo e lavoro”

Strategie per rendere competitive le imprese siciliane, come accrescere le infrastrutture dell’isola, su cosa puntare per creare opportunità di lavoro per i giovani. Sono tante le idee di Antonio Leanza, candidato all’Assemblea regionale siciliana nella lista “Micari presidente”.

Leanza, catanese, è vicedirettore per la Sicilia est di una banca del gruppo Intesa San Paolo ove è specializzato nell’assistenza al terzo settore e al no profit. E’ consigliere comunale a Bronte e figlio d’arte, cresciuto a pane e politica. Suo padre, noto come Turi Leanza di Bronte, oltre ad essere stato deputato regionale per 15 anni e sindaco di Bronte, è stato anche vice presidente della Regione durante l’ultima presidenza Nicolosi.

Dott. Leanza, cosa serve, a suo avviso, per rendere più competitive le imprese siciliane?

Nei mercati internazionali viene chiesta la qualità (e a noi non manca) e la quantità. La nostra produzione agroalimentare è molto frammentata e regna una cultura di estemo individualismo. Io, ad esempio, a Bronte, ho promosso la costituzione di una “rete di 30 imprese” di piccole produttori di pistacchio Dop che prima subivano gli accordi di cartello dei commercianti. La loro unione ha favorito anche i commercianti locali, che hanno trovato un unico interlocutore e non più 30, ma la disponibilità di una grande quantità di prodotto, di qualità garantita li ha proiettati verso i mercati internazionali.

Questo secondo me, può essere un modello di sviluppo per la Sicilia che, ad esempio, può essere esportato nel settore turistico, nella settore della ricettività e ristorazione. Fare massa critica del settore anche alberghiero, a mio avviso, organizzandosi in rete d’impresa, consente il dialogare con i tour operator e presentarsi alla Bit di Milano per affermare un “prodotto-territorio”, per valorizzare il nostro patrimonio artistico e culturale attirando importati flussi turistici.

Difficile però essere competitivi in Sicilia, ove mancano le infrastrutture.

Per superare il divario nei confronti del nord Italia la Regione Siciliana deve avviare una politica infrastrutturale. Ritengo che il prossimo governo debba attuare una sorta di piano Marshall, portare l’alta velocità, vorrei parlare anche di una strategia per arrivare al Ponte, che rimane una infrastruttura cruciale a cui non crede più nessuno.

Altrettanto importante è il miglioramento della  viabilità  interna. Ad esempio, nel mio territorio il mio sforzo punterà nel migliorare il collegamento tra Adrano e Bronte; e poi c’è il versante verso la zona jonica e Giarre. Questo sistema di collegamento è importante anche per il problema dei presidi ospedalieri, non facilmente raggiungibili.

Ma tutta la Sicilia è potenzialmente e naturalmente una piattaforma commerciale del Mediterraneo; proprio per sua vocazione naturale deve investire negli hub commerciali, in primis Gela e Augusta, per non restare fuori dagli scambi commerciali verso l’Europa.

A pagare le maggiori spese della nostra arretratezza sono i giovani, molti lasciano questa terra.

Non hanno più l’obiettivo “posto fisso”, adesso la loro sfida è quella puntare sull’autoimprenditorialità. Ma per far questo non si devono trovare una Regione che sia d’ostacolo dal punto di vista della burocrazia. La Regione deve essere, invece, un “facilitatore”, con norme più facili, bandi più semplici, un sistema bancario e un sistema di consulenza vicino ai progetti dei giovani, come ad esempio costituire fondi di garanzia. E’ un aspetto che investe la riorganizzazione della macchina amministrativa ma occorre anche un cambiamento culturale.

Perché ha scelto di candidarsi nella coalizione che sostiene Micari?

E’ una scelta quasi obbligata la mia tradizione mi porta a stare nel centro-sinistra, ma ci sto a modo mio, non ho tessera di partito e mi pregio di rappresentare la sinistra-riformista.

Questo centro-sinistra ha diversi handicap: il Partito Democratico ha avuto una mutazione dal punto di vista dell’identità culturale. Il mio bagaglio è quello socialista, la lista “Micari presidente” ha potuto accogliermi come espressione del  territorio e della mia identità culturale socialista.

C’è un forte rischio di astensionismo il prossimo 5 novembre, cosa si sente dire a chi non intende recarsi al seggio?

La politica sinora ha disatteso le aspettative dei cittadini, ma non bisogna perdere mai la speranza, bisogna esercitare il proprio ruolo di elettorale e bisogna auspicare anche una classe dirigente di quarantenni che possa attuare una politica seria, rivolta al bene comune.

Con l’antipolitica è facile protestare, ma bisogna poi saper governare e quando si hanno delle responsabilità bisogna saperle assumerle perché in mezzo ci sono i bisogni e le esigenze di una comunità.

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