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Randazzo, sforato il Patto di stabilità interno. Sanzioni per il Comune dal 2018

Randazzo, sforato il Patto di stabilità interno. Sanzioni per il Comune dal 2018

Colpo di scure del Ministero dell’economia e delle finanze per il Comune etneo che ha sforato il Patto di stabilità 2015. Previste sanzioni per circa 151.000 euro che saranno irrogate nel 2018. Processo di stabilizzazione del personale precario a rischio. I conti sono ormai al collasso e sotto la lente di ingrandimento del  Ministero e del giudice contabile che dovrà decidere sulle sorti del Piano di riequilibrio finanziario pluriennale presentato alla fine del 2016. Si teme che l’aumentato squilibrio dei conti e i minori trasferimenti possano anticipare il definitivo crac dell’ente e l’aumento delle tasse.

Mentre l’amministrazione comunale arranca per far fronte a una serie di interminabili emergenze, si aggrava ulteriormente la situazione economica dell’ente.

A denunciare e a mettere nero su bianco la drammatica condizione finanziaria del comune è il candidato sindaco alle prossime elezioni Francesco Sgroi, che torna all’attacco dell’amministrazione Mangione. E lo fa rendendo noto un documento del Ministero dell’Interno (clicca e leggi l’Allegato_MEF).

Il Ministero dell’economia e delle finanze (Mef) – spiega Sgroi – dando maggiore rilevanza alla certificazione cartacea trasmessa dal Revisore dei conti, ha comunicato il mancato rispetto del Patto di stabilità 2015 assoggettando il Comune di Randazzo per l’anno 2018 alle sanzioni economiche e amministrative previste dalla legge”.

Lo sforamento del Patto di stabilità interno, imposto dalle rigorose regole dell’Unione europea, è l’ultima tegola in ordine di tempo caduta sulla Giunta municipale guidata dal sindaco Mangione, ormai da qualche tempo oppressa dal disperato tentativo di risanamento dei conti. Tant’è che alla fine del 2016, per evitare il dissesto suggerito dal Revisore dei conti, l’amministrazione comunale ha tentato, in extremis, la carta del Piano di riequilibrio finanziario pluriennale. L’esito, tuttavia, rimane ancora incerto giacché l’incartamento è tuttora sottoposto allo scrutinio ministeriale e del giudice contabile.

Ma non è tutto. Visti i ritardi nell’approvazione dei bilanci degli ultimi anni si è già insediato un altro commissario ad acta nominato dalla Regione, ma retribuito con i fondi del Comune. Il funzionario del servizio ispettivo regionale dovrà spingere e velocizzare l’iter di approvazione del bilancio consuntivo 2015 e quello di previsione 2016. Tuttavia, rimangono ancora da approvare sia il bilancio consuntivo 2016 sia quello di previsione 2017 e a tal fine presto arriverà un altro commissario ad acta. Se i bilanci non saranno approvati nei termini proposti dai commissari, per effetto di una norma controversa e contestatissima dall’Anci Sicilia, il Consiglio comunale e probabilmente anche il sindaco saranno dichiarati decaduti anzitempo, con il rischio di elezioni anticipate (a meno di passi indietro dell’Ars che in questi giorni sta affrontando la questione – clicca e leggi Decadenza sindaci e Consigli comunali, lungo vertice in Regione).

Per dipanare le questioni del settore economico-finanziario il sindaco Mangione sta giocando l’ultima carta. Nei giorni scorsi ha nominato un consulente contabile, per tre mesi, fino a luglio 2017. Al Comune costerà 4.500 euro. L’esperto di fiducia è lo stesso che in altri momenti ha ricoperto il ruolo di caposettore, tuttavia, per il tipo di rapporto contrattuale, adesso non potrà firmare atti gestionali.

Con lo sforamento del Patto di stabilità, dopo una politica che di per sé si preannunciava di lacrime e sangue, la faccenda si complica ulteriormente e risolvere il problema politico-economico dei conti sarà un rompicapo tanto per l’esperto quanto per l’amministrazione e i consiglieri di maggioranza ormai ridotta al lumicino. Si dovranno recuperare, oltre il progressivo indebitamento, ulteriori 151mila euro per pagare la sanzione prevista per lo sforamento del Patto di stabilità.

Il meccanismo prevede la diminuzione del trasferimento dei fondi statali o, in caso di incapienza dei predetti fondi, il versamento allo Stato delle somme residue. Si consideri che se la legge non avesse allargato le maglie, riducendo la sanzione al 30%, l’importo sarebbe ammontato a oltre 500mila euro. Pertanto, il prossimo sindaco – che, salvo imprevisti, sarà eletto nella tarda primavera del 2018 – oltre le già precarie condizioni economiche dei conti, troverà sulla scrivania un ulteriore, pesante, fardello.

Ho deciso di lanciare l’allarme e di far conoscere ai cittadini una verità che è stata tenuta nascosta dal sindaco Mangione e dalla sua amministrazione – tuona Francesco Sgroi, che aggiunge – lo sforamento del Patto di stabilità per 504.000 euro comunicato dal Mef costerà all’ente circa 151.000 euro, somma che dovrà essere interamente restituita allo Stato e considerata nel bilancio di previsione 2018. Per questo motivo, qualora il Piano di risanamento finanziario fosse approvato dagli organi competenti, lo stesso dovrà essere rivisto per controbilanciare l’importo della sanzione dovuta per lo sforamento.

Insomma, questa situazione – dichiara Sgroi – negata con insistenza e in ogni circostanza pubblica dal sindaco Mangione, dal 2018, piaccia o meno all’amministrazione comunale, comporterà una serie di penalità per il comune. Non voglio creare allarmismi, ma gli aspetti che più mi preoccupano sono il divieto di ricorrere ai mutui per gli investimenti e il divieto di assunzione di personale a qualsiasi titolo, compreso il processo di stabilizzazione dei precari, ormai, dopo i numerosi pensionamenti e la professionalità acquisita, indispensabili per il buon funzionamento dei servizi comunali. Ma non è finita qui.

Questa vicenda e il governo del Comune sono stati gestiti dall’amministrazione Mangione in maniera vergognosa, poco trasparente, con superficialità e con un dilettantismo senza precedenti nella storia di Randazzo. A nostro avviso, eventuali contestazioni agli atti del Revisore andavano effettuate entro i termini di legge attraverso gli organi giurisdizionali. E ciò denota tutta l’inadeguatezza politica e l’incompetenza amministrativa dell’attuale sindaco e della sua compagine.

La smettano di buttare fumo negli occhi e di ingannare i cittadini per mascherare le loro incapacità addossando le colpe del loro insuccesso a chi ha amministrato nel passato – continua Sgroi, che rincara la dose – la politica del “tirare a campare” praticata dall’amministrazione Mangione ha creato danni in tutti i settori. Si pensi ai debiti milionari accumulati dal 2013 a oggi per il mancato pagamento della fornitura del gas e della luce che a causa delle morosità il comune paga con una maggiorazione tariffaria. E ciò si collega al ruolo del Consiglio comunale che è stato esautorato del tutto dalle prerogative previste dalla legge. Mi riferisco alle funzioni di controllo e di indirizzo politico negate ai consiglieri che, invece, avrebbero potuto orientare in maniera più oculata le poste del bilancio comunale.

E che dire del fatto che l’amministrazione comunale non è stata capace di assicurare la perfetta funzionalità del depuratore comunale su cui incombe ormai un’ordinanza di chiusura da parte del tribunale? Non parliamo poi della disastrosa e onerosa gestione della raccolta dei rifiuti e delle proroghe del contratto senza una regolare e trasparente gara d’appalto. I cittadini devono sapere che l’amministrazione Mangione ha il primato di non aver avuto la capacità di nominare un segretario comunale, figura indispensabile per il corretto funzionamento dell’apparato burocratico e di supporto legale per gli atti amministrativi dell’ente.

Insomma – conclude Sgroi – ciò significa che sulla programmazione politico-amministrativa ha prevalso il “tirare a campare” e l’improvvisazione. Qui c’è a rischio l’esistenza dell’ente che a mio avviso è irreversibilmente compromessa se non si cambia subito modo di governare e non si pensa a un serio e veritiero piano di risanamento”.

Gaetano Scarpignato

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