Aci Trezza, caso pescatori scomparsi: le famiglie: “Basta ipotesi. Vogliamo sapere!” -
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Aci Trezza, caso pescatori scomparsi: le famiglie: “Basta ipotesi. Vogliamo sapere!”

Aci Trezza, caso pescatori scomparsi: le famiglie: “Basta ipotesi. Vogliamo sapere!”

Enzo Cardì e Fabio Giuffrida, entrambi di 38 anni (il primo residente ad Aci Catena, il secondo ad Aci Trezza), il pomeriggio di venerdì 23 dicembre scorso sono salpati dal porto di Aci Trezza a bordo di un motoscafo open bianco di 7 metri, con motore di 40 cavalli, per una battuta di pesca con “u conzu”, il palamito, strumento di pesca che, in genere, viene calato in mare la sera e ritirato il mattino, con cui si possono pescare pesci piccoli o pesci grossi, come tonni e pesci spada.

Si presume che i due pescatori avrebbero utilizzato “u conzu” perché Enzo, il proprietario della barca, secondo dei testimoni è andato all’alba del 23 dicembre a Trezza, al mercato ittico di piazza Marina, ad acquistare “alacci”, pesce utilizzato come esca per gli ami del palamito.

Confermando questa tipologia di pesca i due esperti pescatori sarebbero rientrati al porto di Aci Trezza nella giornata della vigilia di Natale. Ma, non è stato così.

Verso la mezzanotte il contatto telefonico con Enzo e Fabio si è interrotto e in modo irreversibile. E, da quel momento, dei due pescatori e della loro barca di 7 metri non si è saputo più nulla.

Sono trascorsi più di due mesi e la disperazione delle famiglie e degli amici è incontenibile.

Nicola Giuffrida, fratello di Fabio: “Nonostante le ricerche da parte della Capitaneria di Porto e di tutte le altre Autorità competenti ad oggi, purtroppo, non abbiamo ancora nessuna notizia (né positiva, né negativa). Non è stato trovato alcun elemento che possa fare pensare ad un naufragio o ad un incidente in mare. Nulla è stato trovato per sostenere questa ipotesi come, per esempio, pezzi di imbarcazione, effetti personali, attrezzatura del natante, e tutto questo ci porta ad una devastante disperazione.

Mia mamma, le mie sorelle, mia zia, io, tutti, chiediamo di continuare a cercare mio fratello ed Enzo.

Tutto questo per avere quel minimo di speranza che ci porti a pensare che non sia successo l’irreparabile: magari si trovano in una situazione o luogo che non gli permette di comunicare!

Per questo mi rivolgo a voi con la speranza che un vostro ulteriore aiuto possa, in qualche misura, smuovere i ricordi di quella nottata.

A volte anche un piccolo indizio o ricordo di un momento può essere importante, per noi sicuramente, per non far in modo che tutto finisca col dimenticarsi di loro ad una sorte che sicuramente non meritano e non lasciare le nostre famiglie in questo dramma angosciante! Confido in un vostro aiuto. Soprattutto a voi amici siciliani e pescatori, vi chiedo di condividere questo messaggio per il sopra citato motivo, vi ringrazio infinitamente per quello che riuscirete a fare e per la vostra attenzione a tutto questo!”.

Intanto, dalla Capitaneria di Porto si apprende che ufficialmente le ricerche dei due pescatori si sono concluse, anche se rimane attiva la segnalazione sulla loro scomparsa. Ma cosa è successo?

Apprendiamo solo ipotesi, nulla di più. Anzi, nulla di nuovo.

“Ipotesi? Ancora ipotesi – commenta Nicola Giuffrida -. Noi desideriamo più trasparenza da parte di chi si è occupato della ricerca. Più trasparenza da parte di chi si occupa delle indagini. Ci dicano e ci diano delle prove certe su quello che è successo quella notte. Non ipotesi! Di ipotesi ne facciamo già tante noi”.

Il caso dei due pescatori scomparsi, rimette sotto i riflettori la mancanza, in un vasto territorio marinaro, della presenza attiva e costante della Capitaneria di Porto, che aveva una propria sede, la “Locomare”, stabile proprio ad Aci Trezza, sul lungomare. Perché la Locomare ha chiuso? Perché il locale, proprietà del Comune di Aci Castello, è stato dichiarato inagibile.

Ed è stato più facile, per tutte le istituzione interessate, non cercare un’altra soluzione, lasciando un ampio territorio di mare senza la Locomare.

Orazio Vasta

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