Mascali, sequestrato il depuratore di S.Anna: sette avvisi di garanzia -
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Mascali, sequestrato il depuratore di S.Anna: sette avvisi di garanzia

Mascali, sequestrato il depuratore di S.Anna: sette avvisi di garanzia

Come ampiamente anticipato ieri da Gazzettinonline, sono sette gli avvisi di garanzia emessi dalla Procura di Catania riguardo la gestione del depurtore consortile di Mascali. I reati contestati includono l’omissione in atti d’ufficio, il danno ambientale, la distribuzione ed il deturpamento di bellezze naturali ed anche il reato specifico –  introdotto nel 2015  – di inquinamento ambientale punito con la reclusione da 2 a 6 anni e con la multa da 10.000 a 100.000€.  I nomi degli indagati non sono stati resi noti.

La misura cautelare adottata dal GIP è formalmente un sequestro preventivo della struttura di via Sant’Anna a Mascali;  si tratta di un provvedimento che non interrompe il funzionamento dell’impianto fissando però il rispetto di alcuni vincoli.

L’attuale dirigenza del Consorzio, nominata dopo l’inizio delle indagini e che ha mostrato sin da subito un cambio di passo, dovrà adempiere ad alcune specifiche prescrizioni tecniche formulate dai PM per la risoluzione delle questioni più gravi.

L’obiettivo – è stato precisato in conferenza stampa – è ottenere con urgenza un risultato tangibile e ridurre l’inquinamento in maniera drastica. La Procura di Catania ha nominato custode giudiziario il direttore tecnico del depuratore di Mascali, l’ing. Alfredo Foti.

I MOTIVI DEL SEQUESTRO

Il provvedimento nasce a seguito di una lunga e complessa indagine avviata d’iniziativa, nel marzo 2015, dall’Ufficio Circondariale Marittimo di Riposto e che, nel corso dei mesi, ha comportato decine di accertamenti, sopralluoghi ed acquisizioni documentali per far luce sugli ultimi 15 anni di gestione dell’impianto di depurazione mascalese.

La dettagliata richiesta di sequestro inviata al Giudice per le indagini preliminari dal Pubblico Ministero di Catania, dr.ssa Vinciguerra, sulla base di una relazione preliminare del consulente tecnico, sintetizza un fascicolo di oltre 1000 pagine e descrive tutti i problemi che da anni sono alla base degli sversamenti.

Il problema principale è che i Comuni allacciati conferiscono all’impianto più liquami di quanti ne possano essere depurati. Con inesorabile regolarità si attivano, pertanto, dei bypass che scaricano in mare, attraverso il Torrente Macchia, una parte dei reflui che non sono stati sottoposti al ciclo depurativo.

I risultati delle analisi dell’ARPA di Catania degli ultimi anni non lasciano spazio a dubbi: evidenziano con regolarità valori abnormi delle sostanze inquinanti sversate in mare, che spesso superano per decine ed anche centinaia di volte il limite previsto dalla Legge.

Oltre alle cause tecniche, le indagini hanno anche approfondito l’operato di tutte le pubbliche amministrazioni coinvolte nella gestione e nel controllo amministrativo. I problemi di funzionamento, infatti, non sono iniziati ora. Lo testimoniano, oltre alle analisi, anche le tante segnalazioni dei residenti e dei turisti che frequentano il litorale di Fondachello.

La domanda degli inquirenti è stata quindi capire se e cosa poteva essere fatto prima per evitare gli inquinamenti. La risposta, per adesso, ha comportato l’inserimento fra gli indagati di tre funzionari regionali mentre, per il quadro completo delle responsabilità, si dovrà attendere l’esito finale degli accertamenti tecnici.

Al momento, le persone coinvolte, complessivamente, sono sette.

I reati contestati, come detto,  includono l’omissione in atti d’ufficio, il danno ambientale, la distruzione ed il deturpamento di bellezze naturali ed anche il reato specifico istituito nel 2015 di inquinamento ambientale punito con la reclusione da 2 a 6 anni e con la multa da 10.000 a 100.000€.

La misura cautelare adottata dal GIP è formalmente un sequestro preventivo ma si tratta di un provvedimento che non interrompe il funzionamento dell’impianto fissando però alcuni obiettivi improcrastinabili. L’attuale dirigenza del Consorzio, nominata dopo l’inizio delle indagini e che ha mostrato sin da subito un cambio di passo, si è formalmente impegnata ad adempiere ad alcune specifiche prescrizioni tecniche formulate dal PM per la risoluzione delle questioni più gravi. L’obiettivo è ottenere con urgenza un risultato tangibile e ridurre l’inquinamento in maniera determinante. Gli interventi richiedono investimenti rapidi e mirati da parte dei Comuni consorziati e costituiscono l’avvio di un percorso che, comunque, si concluderà solo quando sarà completamente concluso il progetto originario dell’impianto, attualmente realizzato solo per 2/3.

Le indagini sugli impianti di depurazione della Guardia Costiera sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Catania non si sono fermate. Sono già in corso accertamenti nella parte più settentrionale della provincia di Catania sugli altri impianti di depurazione che immettono i reflui nel Fiume Alcantara. Gli inquinanti, infatti, sono spesso trasportati a lungo dalle correnti e le cause possono essere diverse con origine anche molto lontana rispetto al punto dove si manifestano ini fenomeni.

Solo attraverso un controllo esteso e capillare potrà essere fatta luce su tutte le singole problematiche, accertando ogni responsabilità al fine di raggiungere una significativa riduzione dell’inquinamento complessivo che affligge le acque del Compartimento Marittimo di Catania.

 

 

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