“Spazio DI”: come cambia la visione e la definizione della condizione di disabilità - parte seconda -
Catania
16°

“Spazio DI”: come cambia la visione e la definizione della condizione di disabilità – parte seconda

“Spazio DI”: come cambia la visione e la definizione della condizione di disabilità – parte seconda

Partendo dalla definizione oggi validata dal fronte normativo, la disabilità deve essere concepita in chiave relazionale. Questo comporta l’impossibilità di decontestualizzarla e destorificarla  considerandola solamente esito di una lesione organica  poiché tale visione induce a trascurare i diversi fattori implicati nel delineare e condizionare le traiettorie della disabilità.

Comprendere che la disabilità non rappresenta qualcosa di intrinseco al soggetto consente di superare l’approccio riduzionista il quale si limita a considerare il quadro clinico della persona senza porre lo sguardo su tutti quei fattori con i quali quest’ultima si rapporta e che concorrono ad incrementare una condizione di svantaggio piuttosto che rimuovere quelle barriere che la producono. Riferimenti emblematici in tal senso sono le situazioni in cui persone con disabilità motoria non riescono ad accedere ad un luogo per via della presenza di barriere architettoniche; sono circostanze in cui l’impossibilità di accesso non è imputabile alla condizione di disabilità ma, piuttosto, alle barriere che l’ambiente non si preoccupa di rimuovere.

I Disability Studies hanno dato seguito al primo modello che si è posto in maniera critica nei confronti della comune idea della disabilità e ad aver ribaltato l’approccio al tema: è la società a disabilitare le persone con disabilità laddove predispone luoghi, organizza spazi ed attività pensati in funzione di un normotipo incapace di rappresentare l’estrema varietà dell’essere umano.

L’idea di una società tendenzialmente oppressiva e disabilitante  è stato lo sfondo sul quale si sono avvicendati altri modelli teorici sulla scorta dei quali estendere il campo di interesse e di intervento: non soltanto le persone con disabilità ma anche la stessa società deve essere educata e andare nella direzione di radicale mutamento del suo approccio alla diversità.

Muoversi in questo senso risulta tutt’altro che semplice da momento che la concezione della disabilità come minorazione/deficit è ancora quella prevalente, in particolar modo per coloro che, senza ombra di dubbio, sentono di appartenere al “mondo dei normali” e si troverebbero disorientati innanzi alla sovversione dell'”ordine (pre)costituito”.

a cura di Alessandra Strano

Garante Comune di Giarre delle Persone con disabilità

Se vuoi raccontare la tua storia o la storia di una persona con disabilità a te cara o un’esperienza, anche un progetto o una realtà sorta a tutela, promozione e valorizzazione delle persone con disabilità, scrivi a garante.disabilita@comune.giarre.ct.it

Nota a margine – l’immagine di copertina è uno dei lavori del vignettista Vauro Senesi de è stata utilizzata perché la si è trovata estremamente esauriente ed in linea con quanto sopra.

Potrebbero interessarti anche