Sin dalle prime ore di questa mattina i Carabinieri del Comando Provinciale, con il supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Sicilia” e delle unità cinofile del Nucleo di Nicolosi, stanno dando esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 7 persone. Per 6 di loro in carcere, mentre un indagato è stato posto agli arresti domiciliari.
L’inchiesta della Procura etnea ipotizza a vario titolo, ferma restando la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna, reati che vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio, alla rapina aggravata, lesioni personali, possesso di segni distintivi contraffatti e alla detenzione e porto illegale di armi e oggetti atti a offendere.
L’attività investigativa, condotta tra novembre 2024 e giugno 2025 dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Catania Fontanarossa, è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Catania, che ha richiesto ed ottenuto dal Gip del Tribunale Etneo le odierne misure cautelari.
L’esecuzione della misura cautelare rappresenta l’esito di un’articolata attività investigativa coordinata dalla Procura e delegata al Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Catania-Fontanarossa attraverso l’impiego di attività tecniche, intercettazioni, appostamenti e riscontri diretti sul territorio, fino all’acquisizione di un solido quadro indiziario inerente le modalità operative del sodalizio criminale dedito, secondo il costrutto accusatorio, alle rapine in villa commesse con modalità altamente professionali, lunghe e complesse attività preparatorie e collaudate tecniche militari, tanto efficaci quanto feroci.
Aspetto singolare della vicenda era poi rappresentato dalla circostanza, emersa a livello di gravità indiziaria, che il sodalizio criminale di estrazione catanese, così efficiente da un punto di vista militare, si caratterizzava per una pratica ancestrale: un componente dell’organizzazione di origini senegalesi aveva il compito di garantire una sorta di protezione e di sostegno spirituale agli assalti e di assicurare, mediante rituali esoterici e propiziatori, il buon esito delle attività criminose programmate, che, rigorosamente, non venivano mai avviate se non dopo il loro svolgimento.
Episodio centrale, che ha dato innesco alle indagini, accadeva in Misterbianco, la notte del 16 novembre dello scorso anno, presso una casa abitata da una coppia con una bambina di appena 16 mesi.
Svolta investigativa, nella ricostruzione dell’articolata vicenda, proveniva dal rinvenimento e dall’analisi del sistema di videosorveglianza installato presso l’abitazione di una delle vittime, essendo stato ripreso in tale circostanza, con registrazioni audio e video, lo sviluppo di ogni fase dell’episodio delittuoso.
La successiva estrapolazione da parte dei militari operanti dei filmati – nonostante il tentativo, rivelatosi infruttuoso, dei malviventi di eliminare ogni traccia mediante l’asportazione del sistema di registrazione e dei modem allocati all’interno della casa teatro della rapina – ha consentito di acquisire i primi elementi indiziari gravi precisi e concordanti che in uno con i successivi approfondimenti sono risultati idonei a sostenere le richieste cautelari avanzate nei confronti dei sei presunti partecipanti al sodalizio.
Nel dettaglio, si è ricostruito come in questo caso la vittima, un 40enne imprenditore catanese, durante il tragitto verso casa, al rientro da Catania, fosse stato fermato da alcuni individui che, a bordo di due autovetture, una delle quali con lampeggiante blu acceso, indossanti cappellini e pettorine e con palette con la scritta “Guardia di Finanza”, dopo essersi qualificati come militari di quel Corpo, lo inducevano, in modo fulmineo e senza lasciargli il tempo di chiedere chiarimenti o di opporre resistenza, adducendo come scusa la necessità di dover effettuare una perquisizione domiciliare con il pretesto di indagini relative ad un asserito traffico di armi, a salire a bordo di una delle loro auto ed a lasciare che due del gruppo si ponessero alla guida dell’auto vettura della stessa vittima.
Raggiunta l’abitazione dell’imprenditore, i sei soggetti, una volta entrati all’interno, rivelavano di essere rapinatori e non degli appartenenti alle forze dell’ordine ed a quel punto, alla presenza della sua compagna e della figlioletta, di appena 16 mesi, costrette dispiegavano in danno del predetto, immobilizzato con nastro adesivo, una sequela di atti di violenza e di gravi minacce, riuscendo ad ottenere la consegna di una prima somma di denaro pari a circa 16 mila euro, unitamente a gioielli di elevato valore e orologi di lusso acquistati per oltre 60 mila euro.
Non paghi, continuavano ad intensificare le condotte violente, fino al punto di arrivare a minacciare la coppia di sottrarre la figlia minore per venderla all’estero, nonché a prospettare l’amputazione di un dito della mano sinistra dell’uomo mediante l’utilizzo di una grossa cesoia. Inoltre con percosse e violenza belluina cagionavano alla vittima lesioni di vario genere compresa la frattura del setto nasale.
In forza di tale sequela di crudeli atti intimidatori, i rapinatori riuscivano a farsi indicare dalla vittima l’ubicazione di una seconda abitazione, anch’essa sita in Misterbianco, dove era custodito ulteriore denaro contante e poi, una volta giunti sul posto, la costringevano a consegnare la somma, di oltre 100 mila euro, completando così l’azione delittuosa.
Durante le susseguenti attività tecniche ed investigative: veniva accertata la consumazione di una ulteriore rapina di analoga tipologia; veniva sventata una ulteriore rapina rimasta così nella fase preparatoria grazie all’azione dei carabinieri; emergevano ulteriori attività delittuose il cui bersaglio non veniva identificato, risultando dimostrata a livello di gravità indiziaria.
Soggetti destinatari della misura della custodia cautelare in carcere:
- ALEO Domenico, classe 1979;
- CARUSO Alberto Gianmarco Angelo, classe 1980;
- CASSE Khalipha, classe 1963;
- MAUGERI Valentina, classe 1988;
- SAPIENTE Alessandro, classe 1988;
- SAPIENTE Gianfranco, classe 1985.
Soggetti destinatari della misura degli arresti domiciliari:
- CAGGEGI Andrea, classe 1982.