Ieri sera, nell’aula consiliare di Giarre, è andata in scena l’ennesima recita mal scritta e peggio interpretata, con protagonisti una maggioranza in frantumi, un sindaco sempre più invisibile e un’aula trasformata in ring. Il tema in discussione? La tassa di soggiorno. Il risultato? Una seduta iniziata tra grida, accuse e un rinvio che pare essere l’ultimo.
Il copione è ormai noto
Punto all’ordine del giorno già rinviato in precedenza con la motivazione della “mancanza dei pareri dei revisori dei conti” sugli emendamenti. Una foglia di fico per nascondere l’imbarazzo di una maggioranza numericamente bulgara ma politicamente parcellizzata. Una coalizione che somiglia più a un’ammucchiata da matrimonio d’interesse che a una squadra di governo.
E infatti, appena si apre il dibattito, le tensioni esplodono come botti di Capodanno in una stanza chiusa.
A innescare la miccia è Tania Spitaleri, che spara a zero su Santo Primavera reo di aver subito chiesto la parola nel tentativo di rinviare il punto parlando d’altro (di personale e posizioni organizzative, non l’all’ordine del giorno).
La Spitaleri lo ha apostrofato senza mezze misure: “Un Don Abbondio mancato. Anzi no, Don Abbondio era un cuor di leone in confronto. L’ex deputato fa mille giravolte pur di rinviare un voto non rinviabile”.
Ma Primavera non è tipo da incassare in silenzio. Il contrattacco arriva secco: “Miracolo di San Leo Cantarella da Macchia! Ha ridato voce a chi è stata silenziosa per tre anni da assessore”.
L’aula si infiamma. Le urla rimbombano. Il presidente Barbagallo tenta di ristabilire l’ordine, ma i toni sono già fuori controllo. Ma il Consiglio Comunale è in rivolta. A mancare? Sempre lui: il Sindaco, Leo Cantarella, assente come da copione, incapace di gestire una maggioranza che lo segue solo per comparire alla sagra del giorno…
E così, tra accuse reciproche, rancori vecchi e nuovi, la seduta viene interrotta per una conferenza dei capigruppo. A seguito della quale viene fuori un “patto d’onore” tra i consiglieri, con tanto di emendamenti ritirati e nuovi presentati. Un accordo? Diciamo un armistizio, una tregua tra signori che, mancando una regia e una leadership, tentano disperatamente di salvare il salvabile. Da soli.
La verità è che questa maggioranza non regge più il peso delle scelte politiche e degli indirizzi che il capo dell’amministrazione dovrebbe prendere quotidianamente. Il regolamento sulla tassa di soggiorno è diventato il simbolo di un’amministrazione poco capace di concordare con i consiglieri una linea chiara.
Un sindaco che non convoca la maggioranza nemmeno nei momenti di crisi, che lascia l’aula scoperta come se amministrare fosse un passatempo e non una responsabilità.
Peccato che la stagione dei selfie e degli slogan per alcuni non finisca mai perché oggi servirebbe invece coraggio, visione, leadership. Ma nella stanza principale del Palazzo di Città, la luce resta spenta. E fuori, la città paga il conto.