Continuano drammaticamente a rimanere da gennaio senza stipendio. Continuano a lavorare senza alcuna sicurezza sul loro futuro. Continuano a chiedere la regolarizzazione del pagamento degli stipendi. Continuano…
Si tratta delle lavoratrici e dei lavoratori della Fondazione ODA Catania. Lavoratrici e lavoratori dal 11 aprile scorso sono in stato d’agitazione con presidi, assemblee, scioperi e cortei indetti dall’Unione Sindacale di Base (USB) – Lavoro Privato.
Quello che segue è il racconto scritto da Letizia Leontini – non è una dipendente dell’ODA – colei che ha dato vita all’ hashtag #ioilavoratoridellodanonlilasciosoli con cui ha praticamente invaso il web.
“Vi racconto una storia – premette Letizia – una storia che racchiude in sé la storia di tanti lavoratori e tante lavoratrici…”.
Non solo dell’ODA, evidenziamo noi.
“Nel lontano 1982 una giovane donna di appena 21 anni aveva un sogno nel cassetto: fare parte della grande famiglia dell’ODA e portare la sua professionalità a tutti gli assistiti della Fondazione.
Lei si chiama Pina e presto il sogno diventa realtà; inizia il lavoro e trascorrono gli anni, l’esperienza cresce insieme a quei piccoli bambini che giorno dopo giorno, a piccoli passi, raggiungono i più disparati obiettivi grazie al lavoro di Pina, l’educatrice che, con dedizione, studia le metodologie d’intervento per ogni singolo caso; e più passava il tempo e più l’entusiasmo cresceva per il suo lavoro.
Ma ad un certo punto la storia cambia, iniziano le prime difficoltà: i debiti della Fondazione cominciano a pesare su tutta la famiglia! Inizia un periodo duro, un periodo nel quale i bisogni di Pina vengono messi in secondo piano, un periodo circoscritto di rinunce, un periodo nel quale lo stipendio arriva con gravi ritardi ogni tre/quattro mesi. Pina percepisce che qualcosa non sta andando per il verso giusto ma, nonostante tutto, vuole dare fiducia a coloro i quali, al di sopra delle sue capacità, le promettono di sistemare la situazione e con altrettanta coscienza le chiedono di pazientare.
Ma ahimè, gli anni passano velocemente, gli stipendi non hanno più una data certa di accredito e di quella promessa non si vede neanche l’ombra. Costretta a vivere senza progetti, costretta a fidarsi di quel lavoro che tanto ama, costretta a pensare che “auspicabilmente” il mese prossimo ci sarà lo stipendio, è arrivata al famoso novembre 2024 con uno stop di sei mesi senza retribuzione!
Quindi Pina trascorre l’ennesimo Natale e la successiva Pasqua 2025 con nessun soldo in tasca. L’amarezza sovrasta la fatica di Pina che non ha più le forze né tantomeno la fiducia per continuare.
La situazione a questo punto è davvero peggiorata, il debito è cresciuto vertiginosamente e l’unico pensiero di Pina adesso e purtroppo non è più studiare i piani di intervento rivolti ai suoi ragazzi bensì: “Come farò a vivere, a fare la spesa, a gestire gli imprevisti e la mia umile vita senza avere il mio stipendio?”
Non mi permetto di chiedere a Pina come abbia fatto in questi anni e a chi chiederà gli aiuti economici per vivere, anzi, per sopravvivere, perché le toglierei con questa mia curiosità, probabilmente quel briciolo di dignità rimasta e mi imbarazzerei per la risposta.
Di quella ragazza cosa è rimasto? Probabilmente nulla, anzi: le ragazze sognano il principe azzurro che prima o poi incontrano.
Pina sogna, ancora, il suo stipendio ogni 10 del mese!
Ed è ancora più imbarazzante pensare che al 15 maggio 2025 la situazione di Pina non sia migliorata anzi, le si prospettano altri lunghi mesi difficili perché coloro che dovevano garantirle il diritto alla retribuzione oggi le hanno voltato le spalle e senza scrupoli le chiedono di pazientare sino alla fine del 2025… E questa è solo una delle tante storie delle lavoratrici dell’ODA”.
E aggiungiamo, non solo dell’ODA. Purtroppo…