Le nuove tecnologie stanno entrando a gran passo nel settore del digitale. C’è bisogno che ognuno di essi abbia una nuova regolamentazione, che rispecchia l’attuale situazione e gli importanti cambiamenti. Non si tratta solo di una questione tecnica o burocratica, ma qualcosa che va a toccare direttamente o indirettamente milioni di Italiani: succede negli ambiti pubblici come succede nel gioco del settore d’azzardo. Questo settore è nella routine della vita degli italiani per questo necessita di una revisione capillare della normativa. Prendiamo ad esempio il semplice Gratta e Vinci. Lo si compra al bar dopo che si è bevuto il caffè. Il gioco e le scommesse fanno parte della vita dell’italiano medio, molto più di quello che possiamo pensare. Spesso sono gesti automatici e di routine inseriti nella nostra vita.
In particolare le scommesse sulla propria squadra di calcio sono sempre state una routine degli italiani, tanto che un tempo si faceva la schedina, oggi è anche possibile fare le proprie puntate attraverso piattaforme AAMS, ma anche su siti scommesse non AAMS. I primi sono i siti sotto la gestione dell’Agenzia dei Monopoli, mentre i secondi sono siti che hanno licenze straniere. Sono entrambe opzioni su cui potersi divertire e, magari, seguire in streaming la partita. Infatti, chi non riesce a recarsi in ricevitoria può, con un semplice click dal suo smartphone, scommettere per la sua squadra del cuore. Il settore del gioco d’azzardo è uno di quelli maggiormente interessato dall’intervento delle tecnologie e, per questo, necessita di una regolamentazione nuova, che vada ad analizzare quello che è l’attuale quadro. Il Governo sta lavorando alacremente a questo aspetto.
Piattaforme estere, regole ferme al passato e giocatori sempre più soli
La riforma del gioco d’azzardo in Italia deve avvenire perché nel nuovo quadro del settore quella vecchia non funziona più e non è più realistica.
Uno degli argomenti più gettonati è la presenza di molte piattaforme che possono essere sicure, ma in mezzo a queste ci sono anche quelle non sicure e accessibili facilmente anche dall’Italia. I siti non AAMS sono solitamente più flessibili. Come? Con offerte molto più allettanti: bonus più alti, pochi limiti, pagamenti in criptovalute e la sensazione di poter giocare “senza regole” e spesso senza registrazione.
Oltre un terzo degli scommettitori italiani ha almeno un account aperto su una di queste piattaforme internazionali. Non sorprende tutto ciò: sono pensate per attrarre, per rendere il gioco facile, veloce, apparentemente conveniente.
Il fatto che ci si rivolga a siti stranieri allo Stato non conviene: lo Stato, ogni anno, vede svanire più di un miliardo di euro in tasse non riscosse. Un danno enorme per l’economia pubblica visto quanto sia importante questo settore per il gettito fiscale. Da qui l’interesse di creare una normativa che permetta ai siti nazionali di essere flessibili e tecnologicamente appetibili, pur mantenendo un ambiente sicuro per l’utente.
In tutto ciò c’è da aggiungere la velocità con cui evolve la tecnologia e si inserisce in questo settore. Il settore sta cambiando pelle: e-sport, criptovalute, ambienti virtuali nel metaverso dove si può scommettere in totale libertà. Tutto questo è già realtà. In Italia, però, le regole su tutto ciò sono rimaste indietro. Inseguono, arrancano, non riescono più a tenere il passo.
Ecco perché serve un cambiamento vero. Non per fermare il gioco, ma per riportarlo dentro un perimetro di sicurezza, legalità e consapevolezza. Perché dietro ogni schermata, dietro ogni puntata, c’è sempre una persona. Proteggerla è, e deve restare, la priorità: e così è per lo Stato italiano.
Le misure allo studio: meno tasse, più controlli e nuove licenze
Per questo il governo ha deciso di muoversi. L’obiettivo è ambizioso: riscrivere le regole del gioco in modo più moderno, più equilibrato e più efficace. Tra le prime misure previste, c’è un ritocco alla tassazione per gli operatori legali. Oggi pagano un’aliquota sia chi gioca e vince certe cifre, sia gli operatori. Abbassare questa soglia, secondo quanto trapela dai lavori parlamentari, potrebbe servire a riportare più operatori nel circuito ufficiale.
Si parla anche di potenziare i poteri dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, per consentire interventi più rapidi contro i siti irregolari. Un esempio? La possibilità di bloccare l’accesso ai siti non autorizzati anche a livello di DNS o IP, rendendo più difficile il semplice cambio di dominio, che oggi permette a molti portali illegali di aggirare le restrizioni.
Un altro punto chiave riguarda la responsabilità degli operatori. Le aziende che offrono servizi di gioco dovranno adottare misure concrete per la tutela dei giocatori: sistemi di autolimitazione più efficaci, messaggi di avviso per chi gioca troppo a lungo, strumenti per il blocco volontario dell’account. In pratica, si vuole passare da una logica puramente commerciale a una più etica e orientata alla prevenzione.
Infine, si guarda al futuro: la riforma potrebbe aprire le porte a nuove licenze per settori oggi ancora in ombra, come le scommesse sugli e-sport o il gioco d’azzardo nei mondi virtuali. Non per incentivare queste pratiche, ma per regolamentarle e togliere terreno all’illegalità. Come ha spiegato il professor Marco Mazzoni, docente all’Università di Roma esperto in diritto del gioco: “Non si tratta di criminalizzare chi gioca, ma di costruire un sistema trasparente e sicuro, che tuteli lo Stato e i cittadini”.