E’ stato condannato all’ergastolo il panettiere di Macchia di Giarre Leonardo Fresta, 43 anni, che domenica 10 luglio 2022, fu arrestato con l’accusa di aver ucciso la compagna, Debora Pagano, 31 anni, originaria di Letojanni, con la quale aveva anche una figlia minore.
La triste scoperta del femminicidio
Poco dopo le 17 di quella domenica fu proprio il Fresta a contattare il 118 raccontando di aver trovato la moglie senza vita sul pavimento del bagno. Nell’abitazione sono giunti i carabinieri della Compagnia di Giarre, che hanno avviato subito le indagini per ricostruire l’accaduto. Dai primi accertamenti sul cadavere era emerso che la donna era morta da circa due giorni.
Le indagini serrate dei carabinieri
La Procura della Repubblica, all’esito di serrate e complesse indagini svolte dai Carabinieri della Compagnia di Giarre, congiuntamente al Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Catania, lo stesso giorno dispose il fermo nei confronti di Leonardo Fresta, con contestuale traduzione presso la Casa Circondariale di Catania Piazza Lanza, in quanto gravemente indiziato di essere l’autore dell’omicidio della convivente Catena (detta Debora) Pagano.
Il quadro indiziario raccolto permise di collocare la morte della donna nella serata di venerdì 8 luglio e di riscontrare una sequela di anomalie comportamentali da parte del fermato che, in uno alle prime risultanze tecniche riconducibili agli accertamenti effettuati dal medico legale e dal personale della sezione investigazioni scientifiche dei Carabinieri, hanno indotto la Procura all’emissione del fermo.
Il tentato depistaggio del Fresta
Diverse le cause che hanno tradito il tentativo di depistaggio del Fresta: lo stacco temporale di oltre un giorno e mezzo tra il momento della morte e quello in cui è stato dato avviso dallo stesso Fresta al 118, pur essendosi questi, a suo dire, immediatamente reso conto del decesso; le contraddittorie versioni rese al personale sanitario del 118 intervenuto sui luoghi, rispetto a quelle fornite nell’immediatezza dei fatti alla polizia giudiziaria, nonché rispetto a quelle rese in sede di interrogatorio; l’essere state rilevate sul corpo della vittima, da parte del medico legale, indicazioni tali da poter ragionevolmente escludere la causa naturale del decesso, in forza della presenza di numerose ecchimosi riscontrate in varie parti del corpo e della frattura dello sterno e di una costa; la presenza, rilevata mediante l’utilizzo del “Luminol”, di diffuse tracce ematiche all’interno dell’abitazione anche in ambienti diversi dal bagno, nonché una generalizzata, ed ingiustificata per le circostanze, opera di pulizia dei luoghi; l’acquisizione di immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona e le dichiarazioni rese da conoscenti e parenti della famiglia della vittima.
La condanna
Oggi, a distanza di quasi tre anni, la Corte d’assise di Catania, accogliendo la richiesta dell’accusa, ha condannato all’ergastolo Leonardo Fresta,.