Francavilla, nuova vita per la chiesetta dello Spirito Santo -
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Francavilla, nuova vita per la chiesetta dello Spirito Santo

Francavilla, nuova vita per la chiesetta dello Spirito Santo

Abbandonata a se stessa, seminascosta tra la vegetazione, resiste all’avanzare del tempo e alle offese arrecate dall’uomo: è la chiesetta dello Spirito Santo, situata nella zona est della cittadina dell’Alcantara, nei pressi dell’ambulatorio della locale guardia medica e a poca distanza dalla trafficata statale 185.

Indicata come la più antica del paese (probabilmente di origine bizantina), la chiesa all’esterno presenta un muro perimetrale, in parte crollato, chiuso da un cancello in ferro battuto integrato in un portale in pietra arenaria, attraverso cui si accede in un ampio cortile (su due piani sfalsati); a terra porzioni di colonne e materiali lapidei, ultime testimonianze dell’originario aspetto del porticato. Scomparsi i bellissimi capitelli di ordine composito che un tempo sostenevano la capriata esterna.

Dopo aver sceso pochi gradini si arriva davanti alla facciata, formata da tre portali, due laterali e uno centrale ad arco a sesto acuto in conci di arenaria, un lucernario circolare e in cima al displuvio un piccolo campanile curvilineo dove vi era alloggiata la campana.

L’interno, spoglio di qualsiasi arredo sacro, è a tre navate divise da arcate sorrette da quattro colonne; sullo sfondo si staglia gravemente danneggiato l’altare maggiore in muratura, decorato con tonalità policrome e sormontato da una grande cornice in gesso ancora ben conservata, che probabilmente doveva contenere una raffigurazione dello Spirito Santo. In pessime condizioni anche altri due piccoli altari. Sulle pareti si notano tracce di decorazioni irrimediabilmente perdute. Il tetto è a capriata nella sezione centrale, mentre le due navate laterali presentano una copertura a lastre ondulate di cemento realizzata dalla Soprintendenza di Messina negli anni Novanta.

Il pavimento è costituito da mattonelle di terracotta esagonali, in parte divelte, la cui superficie è ricoperta da sporcizia prodotta da animali infestanti, rifiuti e scarti di vario genere.

La costruzione al suo interno custodiva le statue di San Biagio (in passato, nella chiesetta si svolgeva il tradizionale rito della “benedizione della gola”) e di San Paolino di Nola (Bordeaux, 355 – Nola, 22 giugno 431), nel dialetto francavillese “San Parinu”, Santo Protettore dei giardinieri e dei campanari.

Raccontano gli anziani del paese che in occasione della Festa di Ognissanti (1° novembre) era consuetudine portare in processione tutte le statue dei Santi presenti nelle chiese locali, tra cui il simulacro di “San Parinu”, che veniva addobbato con ortaggi e frutta. Il lungo corteo si snodava per le strade della cittadina e ad ogni sosta si offriva da bere ai portatori delle statue, di solito un buon bicchiere di vino, con effetti facilmente intuibili sull’andamento della processione, in seguito soppressa e non più riproposta.

Chiusa al culto intorno agli anni Sessanta, la chiesetta è stata per secoli il principale punto di riferimento religioso per la comunità contadina francavillese, un luogo dove pregare prima di affrontare una giornata di duro lavoro nei campi.

Il progressivo spopolamento delle terre e, più in generale, l’abbandono della vita di campagna e dei valori legati alla tradizione rurale e popolare, segnarono la fine della struttura ecclesiastica.

Oggi, camminando tra le piccole navate dell’edificio si rimane ancora colpiti dalla dall’armonia delle forme, dall’eleganza antica e sobria che promana da questo antico e dimenticato luogo di culto, che non ha perso il suo fascino e la sua spiritualità.

L’Italia possiede un vastissimo patrimonio storico-artistico, costituito in larga misura da chiese, conventi e monasteri, beni ecclesiastici distribuiti capillarmente su tutto il territorio, edifici in parte dismessi e abbandonati, e per molti di questi beni la prospettiva è quella di un lento decadimento e, non di rado, della distruzione.

Ma, come recita il detto popolare “le vie del Signore sono infinite”, e il destino della chiesetta dello Spirito Santo, dopo oltre mezzo secolo di oblio, sembra ora arrivato ad un punto decisivo.

È di questi giorni, infatti, la notizia di un importante progetto con al centro la piccola chiesa: si tratta delle risorse finanziarie previste dal Ministero della Cultura per la “Tutela e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale”, una proposta che mira a dare “impulso a un vasto e sistematico processo di identificazione, conservazione e valorizzazione di un’articolata gamma di edifici rurali storici e di tutela del paesaggio rurale, in linea con gli obiettivi di protezione del patrimonio culturale e di sostegno ai processi di sviluppo locale”.

Artefice, senza clamori, di questa svolta di portata storica per il patrimonio architettonico religioso di Francavilla è padre Gerry Currò; lo abbiamo incontrato nella sagrestia della chiesa della SS. Annunziata.

«Si tratta di una misura del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)  per una spesa garantita di quasi 150mila euro – spiega padre Gerry, dal 2016 Arciprete di Francavilla – finalizzata al recupero, restauro e conservazione della chiesetta, sia negli interni che all’esterno; verranno quindi eseguiti tutti gli interventi necessari per rimettere in funzione la struttura per un riuso ancora da definire.

La chiesa fa parte di quegli immobili denominati “rurali”, una condizione necessaria per poter accedere ai fondi ministeriali, e la chiesa dello Spirito Santo è una delle sette chiese rurali, cioè fuori dal centro abitato, che un tempo esistevano a Francavilla, un dato che ho reperito presso l’Archivio Storico di Messina.

È una delle pochissime chiese in disuso della nostra Diocesi ammessa al finanziamento, infatti, la maggior parte di esse sono diventate private e adibite ad usi profani; inoltre, la nostra chiesetta – continua il sacerdote – non è stata sconsacrata, perché non esiste un rito in tal senso, semmai le chiese vengono prima trascurate, purtroppo, e poi abbandonate, come questa, che ha subito nel corso dei decenni sfregi e profanazioni.

La chiesa dello Spirito Santo è una delle più belle che noi abbiamo sul nostro territorio, sia per la posizione che per la struttura a tre navate; si pensa che facesse riferimento al “Cammino Catecumenale”; la fabbrica, in origine, era caratterizzata da un pronao, di cui rimangono tracce, posto all’ingresso della chiesa, dove c’è la scalinata e poi si scende e si entra nell’edificio, oggetto di modifiche e rifacimenti nel corso dei secoli.

Non più visibili, purtroppo, gli affreschi che un tempo arricchivano le pareti dell’edificio e, comunque, ho già dato istruzioni affinché vengano preservate le poche testimonianze rimaste, ma a preoccupare ora sono i costi che dovranno essere sostenuti per lo smaltimento della copertura in eternit posta sul tetto negli anni passati.

Progettista dell’opera è l’ingegnere Laura Vaccaro, la quale si è messa a disposizione senza chiedere alcun compenso in fase di progettazione, ed è stata lei stessa a prospettarmi la possibilità di ottenere un finanziamento PNRR a beneficio dell’immobile ecclesiastico; quindi, ci siamo subito attivati richiedendo le necessarie autorizzazioni all’Arcivescovo, all’Ufficio Amministrativo Diocesano, all’Ufficio tecnico e all’Archivio Storico della Diocesi.

La Soprintendenza di Messina ha già rilasciato l’atteso nulla osta, ma per ottenere un’anticipazione del finanziamento è stato necessario stipulare una polizza fidejussoria assicurativa. Con l’aiuto della Provvidenza, la chiesetta dello Spirito Santo entro quest’anno potrebbe tornare a nuova vita».

Durante l’incontro si è parlato anche di un altro importante progetto, il restauro e il risanamento conservativo della chiesa della Matrice: «finalmente i contratti sono stati firmati e ho già consegnato la chiave alla ditta per iniziare i lavori; la priorità adesso è il restauro delle due chiese», commenta don Gerry, a cui sta a cuore non solo la salvezza delle anime dei fedeli, ma anche la tutela e la salvaguardia dei beni culturali religiosi della sua parrocchia, un patrimonio storico e artistico che, oltre ad avere un significato strettamente religioso, rappresenta un valore, una risorsa a beneficio della collettività.

«Molto tempo è andato perduto a causa delle lentezze burocratiche della nostra Sicilia – conclude, non nascondendo un filo di amarezza, padre Gerry, – che non ci permettono di ottenere risultati in tempi ragionevoli; dobbiamo ogni volta aspettare e pregare».

Luigi Lo Presti

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