Giarre, la Società Giarrese Storia Patria e Cultura sul tema “Gli schiavi di Hitler”. Ricordando un internato militare italiano -
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Giarre, la Società Giarrese Storia Patria e Cultura sul tema “Gli schiavi di Hitler”. Ricordando un internato militare italiano

Giarre, la Società Giarrese Storia Patria e Cultura sul tema “Gli schiavi di Hitler”. Ricordando un internato militare italiano

La Società Giarrese di Storia Patria e Cultura e il Comune di Giarre hanno organizzato un incontro culturale per ricordare il militare internato Salvatore Russo, attraverso la presentazione del libro scritto dalla figlia Carmela. Il libro, intitolato “Lui era mio Padre”, è un viaggio tra memoria e vicende familiari, la storia di un uomo segnato dalla deportazione. Storia ascoltata dalla viva voce del protagonista e trascritta dalla figlia che, appunto, “dà voce al padre”, ricostruendo una microstoria che, assieme a tante altre, contribuisce a ricostruire la storia di uno dei periodi che ha fatto scrivere a Quasimodo: “Sei ancora quello della pietra, uomo del mio tempo”. Certo, gli eventi narrati hanno segnato anche la figlia, hanno condizionato la sua vita di adolescente e colpiscono anche il lettore.

L’internato Russo, originario di Castiglione di Sicilia, annoverato fra il raggruppamento degli Internati Militari Italiani, definizione voluta per sottrarre i combattenti alla tutela della convenzione di Ginevra, subisce numerose angherie e, tra minacce e sfruttamento, è sottoposto al lavoro coatto. L’autrice correda la testimonianza del padre con una ricerca costante di documenti, presenti nel volume, e descrive le vicissitudini belliche del padre che, dopo aver partecipato all’occupazione in Albania, ha combattuto in Grecia dove, catturato dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943, viene fatto prigioniero, discriminato ed etichettato come traditore e schiavizzato da Hitler. Nonostante tante sofferenze fisiche e morali, al suo rientro è stato dimenticato dalla Patria, così come i suoi compagni di guerra. La storia degli internati militari italiani è rimasta volutamente nel buio, per diversi decenni.

L’autrice inserisce nel libro anche altre tristi vicende vissute dalla sua famiglia, come l’assassinio del suocero, Salvatore Portale, trucidato dai Tedeschi, tra il 12 e il 14 agosto del 1943, a Castiglione, assieme ad altri innocenti. Carmela Russo, una studiosa locale, per redigere questa sua pubblicazione, si è dedicata per anni alla ricerca storica italiana, ma ha anche consultato tante pagine di storia internazionale, per raccogliere le testimonianze dei superstiti che raccontano la vita degli internati militari italiani.

L’incontro culturale è stato coordinato dalla prof.ssa Cinzia Emmi, docente di Lettere nelle scuole secondarie di secondo grado. L’introduzione storica del volume è stata curata dal prof. Carmelo Belfiore ed un approfondito intervento del prof. Nicolò Mineo, preside emerito del Dipartimento umanistico dell’Ateneo catanese, che ha curato la prefazione del volume, ha concluso la serata.

La lettura del volume è stata una occasione preziosa, un segnale di presenza nella lotta contro ogni forma di violenza, e violenza inaudita fu quella subita dagli internati militari italiani, come Salvatore Russo. Attualmente, Carmela Russo coordina la sezione giarrese dell’Associazione nazionale degli ex internati nel lager nazisti, sede di Catania-Ragusa. Attraverso la vicenda personale del padre, vuole ricordare che la storia della deportazione di oltre seicentomila italiani da parte delle forze armate tedesche, la loro schedatura ed internamento in “lager”, il loro massiccio impiego nella produzione bellica, nell’industria, nell’agricoltura, nei servizi da parte della Germania di Hitler, appartiene pienamente alla storia d’Europa. È storia comune a quella delle vittime del nazismo e si auspica che venga presto approvata la proposta di legge presentata in Parlamento affinché venga istituita la Giornata nazionale dell’internato, da celebrare il 20 settembre di ogni anno. Infatti, proprio il 20 settembre del 1943, Hitler trasformò i prigionieri di guerra che dovevano avere i diritti della Convenzione di Ginevra in deportati.

Anna Fichera

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