Giarre, chiesa del Convento, le repliche dei protagonisti e... la nostra -
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Giarre, chiesa del Convento, le repliche dei protagonisti e… la nostra

Giarre, chiesa del Convento, le repliche dei protagonisti e… la nostra

Riceviamo e pubblichiamo integralmente una nota di replica da parte di alcuni dei protagonisti della querelle del restauro-pulizia della chiesa del Convento che tanto sta facendo discutere. A margine di questi interventi due parole a commento anche da parte nostra giusto per permettere a tutti i lettori una panoramica corretta della vicenda che si basa, a quanto pare, su un colossale “equivoco” di cui sicuramente non può essere accusato questo o quel giornalista.

“Con riferimento alla riapertura della Chiesa del Convento di Giarre ed in risposta all’articolo apparso in data 27 febbraio 2021 Nicolò Fiorenza, direttamente chiamato in causa, dichiara: “Voglio, senza alcuna polemica, rispondere ad un articolo comparso qualche giorno fa su questa testata per chiarire che non vi è mai stata da parte mia alcuna appropriazione del titolo di architetto, né tantomeno sono stati compiuti da me interventi qualificandomi come tale. L’essere chiamato, da altri, architetto, non certo per volontà o su richiesta mia, non può essere motivo di condanna. Detto questo, intendo evidenziare come gli interventi da me realizzati nella Chiesa del Convento, a titolo gratuito ed in collaborazione con l’arciprete Nino Russo, che ringrazio, sono consistiti in operazioni di manutenzione ordinaria del sito e, nello specifico, in interventi di ripulitura e ripristino dei luoghi, che non necessitano della figura di architetto, ma per i quali, secondo la legge 508/99, basta la mia formazione.

Ricordo che sono laureato in beni culturali, con specializzazione specifica nell’ambito dell’Alta Formazione Artistica. Interventi, peraltro, comunicati agli organi preposti mesi addietro dallo stesso parroco. Nelle intenzioni future, invece, c’è in programma una collaborazione tra me e l’architetto Teresa Pidatella, che è stata incaricata di redigere il progetto di restauro conservativo del bene, a cui darò con molto piacere il mio sostegno e supporto in qualità di esperto nella valorizzazione, conservazione e comunicazione dei beni culturali, mansioni in linea con quanto previsto dalla legge 508 del ’99. Questi chiarimenti, anche se non dovuti, sono stati da me espressi qualche giorno fa al presidente dell’Ordine degli Architetti Alessandro Amaro poiché l’equivoco è stato generato da una informazione poco chiara ed incompleta”.

Sulla vicenda interviene anche l’architetto incaricato Teresa Pidatella: “Nella mia qualità di architetto, incaricata del progetto esecutivo, in collaborazione col dott. Fiorenza, posso certificare che i lavori programmati saranno compiuti nel rispetto delle norme vigenti e a tutela del bene. Voglio dire ciò al fine di evitare polemiche sterili generate da una mancata informazione giornalistica. Si chiude così un piccolo e spiacevole episodio, non voluto certamente da chi opera per il bene di una comunità”.

Padre Nino Russo, arciprete della Chiesa Madre di Giarre, sottolinea infine: “Tutto è stato fatto in assoluta trasparenza, sia dall’architetto Pidatella che dal dott. Fiorenza. Tutti gli interventi compiuti, perfettamente in regola con le norme vigenti, sono stati comunicati agli organi preposti”.

Apprezziamo l’intervento dei protagonisti della vicenda e ne comprendiamo le ragioni ma non possiamo condividere il finale di due dei tre interventi ovvero che “l’equivoco è stato generato da una informazione poco chiara ed incompleta” e “evitare polemiche sterili generate da una mancata informazione giornalistica” e spieghiamo brevemente il perché: sia in due note stampa indirizzate al giornale diffuse dall’organizzazione del restauro-pulizia che durante l’evento da tutti gli astanti, il dott. Fiorenza è stato definito da terzi “architetto” (anche durante gli interventi con le autorità e non da passanti per caso, come da video in nostro possesso) quindi a generare l’equivoco non è stato certamente questo o quel giornalista come quelle frasi potrebbero lasciare intendere. Nè tantomeno nessuno si è sognato, dopo la pubblicazione del nostro articolo del 17 febbraio, di avvisarci del, chiamiamolo refuso, e quindi di eliminare il titolo di architetto.

Perché la vicenda dopo 10 giorni abbia preso questa piega e sia intervenuto l’ordine degli architetti non ci interessa ma certamente, ribadiamo certamente, non si può immaginare di addossare la colpa di questo polverone a questo o quel giornalista. Lo pretende l’intelligenza di ognuno di noi e dei lettori. Se invece qualcuno crede ancora che abbiamo commesso un errore allora è stato quello di fidarci delle informazioni che avete dato ai presenti. E per questo faremo ammenda. Con questo riteniamo definitivamente chiusa la questione.

 

 

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