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Le carte siciliane e l’antica tradizione della Zecchinetta

Le carte siciliane e l’antica tradizione della Zecchinetta

In Sicilia i giochi di carte furono probabilmente introdotti dagli arabi che nell’alto medioevo invasero l’isola strappandola al dominio dei bizantini. Del resto anche il Mulûk wa-Nuwwâb, il più antico mazzo di carte della storia risalente alla prima metà del 1500 e conservato al Museo Topkapi di Istanbul, è di tradizione arabo-bizantina e racconta la storia della conquista musulmana del “mezzogiorno” d’Europa e di questo scontro o incontro di civiltà che ha senz’altro prodotto moltissimo in termini di scambi culturali e arricchimento evolutivo. Un meltin’ pot ante litteram che in Sicilia ha lasciato tracce profondissime – si pensi alla coltivazione degli agrumi e alla produzione della pasta – e che tornando al paradigma dei giochi di carte ha prodotto testimonianze ad esempio nella simbologia dei tarocchi siciliani, gli antesignani delle moderne carte siciliane, capaci di sopravvivere alla repressione della Chiesa e usati da sempre non solo per motivi ludici ma anche e soprattutto per scopi divinatori sebbene secondo alcuni studiosi queste carte magiche potrebbero tuttavia esser state ispirate alle minchiate o germini fiorentine (i tarocchi nati nel capoluogo toscano intorno al XVI secolo). Per quanto riguarda la variante dei giochi di carte a tema prettamente ludico la Zecchinetta, tra gli intrattenimenti d’azzardo più popolari in terra di Trinacria, vanta invece natali “nordici”.

Questo gioco simile al poker, radicato nel DNA dei siciliani e tuttora estremante praticato in famiglia soprattutto nel periodo delle festività natalizie, ha origini antichissime ben più lontane e blasonate del moderno e più giocato Hold’em, la variante sportiva e di matrice texana del più conosciuto gioco di carte che ormai attrae schiere di appassionati in Sicilia e in giro per il mondo. I numerosi esperti e assidui giocatori di Zecchinetta che a tutt’oggi si radunano in ogni angolo della Sicilia devono infatti la loro passione al lascito dei Lanzichenecchi, i mercenari tedeschi del Sacro Romano impero che per volere di Carlo V d’Asburgo nel 1630 saccheggiarono la città eterna e terrorizzarono lo stivale. Tra una ruberia e un assalto all’arma bianca questi guerrieri assetati di bottino ammazzavano il tempo dedicandosi al gioco delle carte e insegnarono ai locali, almeno ai pochi sopravvissuti o meglio ai più coraggiosi che ebbero modo d’interfacciarsi per un motivo o per un altro con loro, questo gioco che etimologicamente e nel masticamento onomatopeico della nomenclatura richiamerebbe per l’appunto gli stessi temibilissimi guerrieri teutonici, vandalizzatori dei territori dello Stato della Chiesa. All’epoca i mercenari tedeschi utilizzavano tre mazzi di carte francesi mentre oggi per giocare a Zecchinetta è sufficiente un mazzo di carte siciliane. Come nel Poker anche nella Zecchinetta si mettono delle carte scoperte sul tavolo tuttavia in questa variante non esistono carte coperte. Il mazziere decide la puntata e la mette nel piatto mentre gli altri partecipanti “scommettono” cercando di battere il banco. Senza addentrarsi troppo nei complessi meccanismi e nelle strutturate dinamiche del gioco vale la pena sottolineare le similitudini con il poker. Ad esempio anche in questa variante siciliana l’abilità di calcolo dei giocatori fa la differenza e i partecipanti più avvezzi a destreggiarsi tra numeri e calcoli della probabilità sono avvantaggiati. A differenza del poker nella Zecchinetta regna lo “schiamazzo” e sono il caos e lo scambio di battute chiassose tra i partecipanti a caratterizzare l’andatura delle mani mentre nel poker vige il silenzio e la riflessione.

A rendere immortale il gioco fu lo scrittore Leonardo Sciascia che nel suo romanzo Il giorno della civetta del 1960 descrisse questa disciplina ludica arrivando a chiamare uno dei protagonisti della sua opera con il soprannome di Zecchinetta proprio in virtù della sua passione per questo passatempo. Nella trasposizione cinematografica del 1968 firmata da Damiano Damiani il ruolo di Zecchinetta fu interpretato da Tano Cimarosa al secolo Gaetano Cisco, l’attore messinese celebre per i folti baffi scomparso nel 2008 che proprio grazie a questo suo ruolo nella pellicola cult ispirata al romanzo di Sciascia venne per sempre ricordato con il soprannome di questo gioco di carte amatissimo dai siciliani.

 

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