Francavilla di Sicilia 1979-2019: quarant'anni di scoperte archeologiche elleniche -
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Francavilla di Sicilia 1979-2019: quarant’anni di scoperte archeologiche elleniche

Francavilla di Sicilia 1979-2019: quarant’anni di scoperte archeologiche elleniche

Sono stati celebrati ieri sera attraverso un incontro culturale promosso dallo studioso Salvatore Ferruccio Puglisi, che nel 1990, quando era presidente della locale sezione di “Italia Nostra”, intuì la presenza nel territorio del Comune dell’Alcantara dei resti di una necropoli greca, per la cui conservazione si è caparbiamente battuto, pur dovendo fare i conti con minacce personali e l’indifferenza delle pubbliche istituzioni

Quarant’anni fa, ossia nell’agosto del 1979, cominciarono ad affiorare dal sottosuolo di Francavilla di Sicilia i primi reperti di epoca greca, datati tra il IV ed il VI secolo a.C. Tale “ricorrenza” è stata celebrata ieri sera su iniziativa di Salvatore Ferruccio Puglisi (nel riquadro in foto), noto studioso e scrittore del Comune dell’Alcantara, con un apposito incontro culturale svoltosi nella sala-biblioteca di Palazzo Cagnone, introdotto dal sindaco Enzo Pulizzi e dal vicesindaco ed assessore alla Cultura Gianfranco D’Aprile.

Puglisi ha avuto al riguardo molte cose da dire e da mostrare, avvalendosi anche di proiezioni di diapositive, in quanto nel 1990 si deve alla locale sezione dell’associazione nazionale “Italia Nostra”,  da lui presieduta, la scoperta di una probabile necropoli (ossia un cimitero dell’antica Grecia) insistente nel territorio francavillese, ed esattamente nell’attuale Via Regina Margherita (nella zona adiacente all’ex “Cinema Garden”).

«L’insigne archeologo di fama nazionale Umberto Spigo, il quale ha diretto gli scavi di Francavilla di Sicilia – ha sottolineato Ferruccio Puglisi –, ha pubblicamente dichiarato che tutto farebbe pensare che la famosa città di “Kallipolis”, tradizionalmente identificata con l’odierna Giarre, sarebbe stata qui, e che, in ogni caso, i ritrovamenti francavillesi di epoca greca sono i più rilevanti di tutto l’Occidente. I primi risalgono all’agosto del 1979, quando in Via Don Nino Russotti, nel corso di lavori edilizi nelle proprietà Puglia e Grifò, affiorarono materiali votivi (protomi femminili, statuette di dee in trono e pinakes) di cui capirono l’importanza alcuni allora giovani cultori di storia patria (in particolare Virginia D’Arrò, Maria Immesi, Salvatore Di Marco e Filippo Immesi, ndr), che esortarono gli amministratori comunali del tempo a comunicare tali ritrovamenti alla Soprintendenza ai Beni Artistici e Culturali. In realtà, l’affiorare di questo tipo di reperti dal nostro sottosuolo non era una novità in quanto, durante lo svolgimento di opere edilizie, si verificava da tempo, ma senza che si dicesse pubblicamente nulla al riguardo. Sta di fatto che, dopo gli originari ritrovamenti ufficiali del 1979, a Francavilla di Sicilia vennero avviate diverse campagne di scavo curate, in particolare, dall’archeologa Cettina Rizzo la quale, nel novembre del 1990, si accorse che dalla centralissima Piazza Annunziata transitavano continuamente camion trasportanti materiali di interesse archeologico. Giuntami tale notizia dall’avvocato Franco Camardi, allora vicepresidente della sezione francavillese di “Italia Nostra”, mi misi insieme a lui sulle tracce di questi camion. Pedinandoli con la nostra autovettura, appurammo che quei cumuli di terra misti a reperti venivano depositati nei pressi del torrente Zangale, tra il territorio di Francavilla di Sicilia e quello di Motta Camastra. Fecimo quindi di tutto affinché quello “scempio” venisse bloccato: ci rivolgemmo al Comune, alla Soprintendenza, alle forze dell’ordine ed, ovviamente, a quei privati proprietari dal cui terreno, oggetto di scavi edilizi ed ubicato nella centralissima Via Regina Margherita nei paraggi dell’ex “Cinema Garden”, provenivano quelle preziose testimonianze elleniche. Ma nonostante le nostre segnalazioni e denunce, anche giornalistiche (allora io scrivevo per delle importanti testate regionali e provinciali), i vari organi competenti si mostravano indifferenti alla questione. Ne scaturì un lungo “braccio di ferro” con la Soprintendenza di Messina che alla fine, sia pur con molto ritardo, si decise ad occuparsi del caso. Francavilla di Sicilia, pertanto, sarebbe stata sede di una necropoli greca, a quanto pare abbastanza estesa in quanto da dei muratori del luogo ho successivamente appreso che, nei decenni precedenti al 1990, in aree limitrofe a quella zona di Via Regina Margherita erano affiorati altri reperti di tipo funerario».

Da sinistra Ferruccio Puglisi ed il sindaco Enzo Pulizzi

Questa particolare “battaglia” è costata parecchio a Salvatore Ferruccio Puglisi in quanto è stata da lui “combattuta” in tempi in cui la ricerca archeologica veniva vista, sia dai pubblici amministratori che dai privati, come un ostacolo alle locali attività edilizie. «Anche se mi sono trasferito in Veneto per lavorare come insegnante – ha detto al riguardo l’ex presidente francavillese di “Italia Nostra” – ho sempre avuto a cuore le sorti di Francavilla di Sicilia, mio paese natio. E per esso, da ambientalista, ho anche ingaggiato “battaglie” piuttosto impopolari, come quella contro le discariche abusive e quella, ad oggetto della conferenza di stasera, per la conservazione del nostro glorioso passato. Me ne sono derivati intimidazioni e danneggiamenti vari (tra cui alle mie automobili: una a cui sono state tagliate le ruote ed un’altra incendiata). Ero, insomma, un tipo decisamente “scomodo” in quanto queste mie iniziative venivano viste come un “freno” al locale sviluppo edilizio ed economico in genere. Ed ebbi persino problemi in famiglia in quanto pure mia moglie aveva “paura” di vivere accanto ad un uomo come me… La storia dei ritrovamenti archeologici di Francavilla ha comunque comportato problemi anche per persone di Messina, appropriatesi di alcuni dei nostri reperti e quindi finite sotto processo. E’ questa, insomma, una lunga ed intricata “odissea”, di cui la comunità francavillese dovrebbe essere cosciente ed orgogliosa».

Come si è appreso dall’incontro culturale di ieri sera a Palazzo Cagnone, se tra il 1991 ed il 2000 a Francavilla di Sicilia la ricerca archeologica è proseguita lo si deve proprio all’impegno di Salvatore Ferruccio Puglisi e della sua associazione “Italia Nostra”, che hanno chiesto alla Soprintendenza di Messina di controllare tutti gli scavi edilizi effettuati nel Comune dell’Alcantara onde preventivamente appurare se da essi potessero emergere testimonianze del passato. E’ così successivamente venuta fuori la nuova area archeologica di contrada Fanterilli, ubicata ai piedi dell’originario centro abitato francavillese, sulla quale svettano i ruderi del castello medievale.

I reperti dell’antica Grecia affiorati dal sottosuolo della cittadina dell’Alcantara, che prima si credeva affondasse le proprie origini nel più tardo Medioevo, sono stati conservati ed esposti in questi anni in parte presso il prestigioso Museo “Paolo Orsi” di Siracusa, che ai rinvenimenti francavillesi ha dedicato un’apposita ala, ed in parte presso l'”Antiquarium” di Francavilla di Sicilia (alcuni di essi sono nelle foto di questa pagina), da cui sono stati di recente trasferiti nella vicina sede museale di Palazzo Cagnone.

Rodolfo Amodeo

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