Catania, operazione della Digos su immigrazione clandestina. Coinvolti tre funzionari del Comune I NOMI -
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Catania, operazione della Digos su immigrazione clandestina. Coinvolti tre funzionari del Comune I NOMI

Catania, operazione della Digos su immigrazione clandestina. Coinvolti tre funzionari del Comune I NOMI

Nella prima mattina odierna la Polizia di Stato, in esecuzione di una delega di questa Procura distrettuale, che ha coordinato le indagini della D.I.G.O.S. della Questura di Catania, ha proceduto all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini preliminari a carico di 10 soggetti (5 italiani e 5 extra-comunitari) ritenuti a diverso titolo e ciascuno con un preciso incarico, appartenenti ad un’associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina mediante la concessione e/o falsificazione di documenti inerenti la permanenza ed il soggiorno nel territorio dello Stato.

Le falsificazioni commesse erano sia materiali, che ideologiche, a secondo del documento richiesto dal cliente; infatti l’associazione contava fra i propri sodali  rispettivamente un perito falsario di nazionalità  bangladese e tre pubblici ufficiali del Comune di Catania, che si prestavano dietro la corresponsione di rilevanti compensi economici a rendere dichiarazioni mendaci o comunque a compiere atti del proprio ufficio, ai quali erano tenuti.

Gli associati utilizzavano un linguaggio criptico per eludere le indagini, avevano stabilito un tariffa per ogni servizio reso, con sconti ed agevolazioni per alcune categorie soggettive ed applicavano la formula “soddisfatti o rimborsati”.

Gli indagati in totale sono 40 mentre il giro d’affari è stato stimato in circa 2.000 euro al giorno. Sono stati individuati circa 100 soggetti stranieri favoriti dall’organizzazione.

LE INDAGINI

L’escalation dei flussi migratori diretti verso l’Europa, e, in particolare, verso l’Italia, quale Paese di destinazione o di transito, assicurava al sodalizio un vasto bacino di utenza, le richieste dei “servizi” provenendo da soggetti  domiciliati in varie parti d’Italia (da Brescia a Siracusa) e anche in altri Stati europei (fra i quali Malta e la Francia ), cui l’associazione garantiva il rilascio dei documenti richiesti  in tempi ridottissimi per evitare ulteriori spese di trasferta e di soggiorno, in aggiunta agli onerosi prezzi delle prestazioni.

Proprio per venire incontro alle esigenze della clientela “fuori sede”, oltre ai normali pagamenti in contanti l’organizzazione criminale disponeva anche di un circuito di pagamento telematico con carte Postepay, sul quale confluivano di norma i versamenti del primo acconto della tariffa stabilita, in attesa del pagamento del “saldo”, condizionato all’esito positivo della pratica con il rilascio dell’atto amministrativo o comunque dell’atto presupposto (matrimonio simulato, assunzione fittizia, etc.). Ovviamente, tale tariffa variava in funzione della rilevanza e della difficoltà di alterazione del documento richiesto.

In ogni caso, a riprova della natura imprenditoriale dell’attività criminosa, il sodalizio offriva frequentemente una sorta di diritto di “recesso”, atteso che nel caso in cui la pratica non andava a buon fine al cliente era garantita la restituzione dell’acconto già versato.

L’articolazione dall’organizzazione era funzionalmente calibrata sulle fasi del procedimento amministrativo volto all’acquisizione del titolo di soggiorno, essendo in particolare affidata ai pubblici ufficiali partecipi del sodalizio la fondamentale funzione di incidere, mediante false attestazioni, sull’esito dei controlli e dei sub procedimenti di rispettiva competenza.

In tal senso, il ruolo di alcuni sodali era legato alla specifica tipologia di permesso di soggiorno richiesto dal cliente, implicante differenti presupposti, oggetto delle false attestazioni: così, per il permesso per lavoro subordinato il sodalizio disponeva di soggetti atti a prestarsi quali falsi datori di lavoro; per il permesso per motivi familiari disponeva di soggetti disposti a contrarre matrimonio di comodo; per i soggiorni di lungo periodo, condizionati a requisiti più stringenti, era necessario l’intervento dei pubblici ufficiali infedeli, pronti ad attestarne falsamente la sussistenza.

L’associazione si configurava dunque come vera e propria agenzia di servizi, pronta a soddisfare, celermente ed efficacemente, qualsivoglia esigenza collegata al rilascio di titoli di soggiorno, assicurando false attestazioni sia in relazione alla titolarità di reddito, sia in relazione alla disponibilità di un alloggio idoneo (requisiti fondamentali per la concessione del permesso di soggiorno), reclutando coniugi di comodo per matrimoni simulati finalizzati al permesso di soggiorno per motivi familiari, fornendo datori di lavoro fittizi e compiacenti per permessi di soggiorno per lavoro subordinato, predisponendo buste paga per permessi di soggiorno per lavoro autonomo.

La specifica attività criminosa oggetto dell’associazione implicava inoltre l’esistenza di una rete di procacciatori di affari, deputati a rintracciare i clienti prospettando loro i “servizi” offerti.

Fra loro, quello con il bacino di utenza più ampio è risultato un soggetto dedito all’attività di tassista abusivo dal C.A.R.A. di Mineo alla Stazione Centrale di Catania, ciò consentendogli di entrare in contatto quotidianamente con un rilevante numero di potenziali clienti, successivamente indirizzati  al sodalizio per soddisfare le proprie esigenze.

L’associazione, operante in questo capoluogo etneo, aveva fissato il proprio “quartiere generale” presso il mercato cittadino di Piazza Carlo Alberto, ove il promotore del sodalizio, di etnia senegalese, gestiva una bancarella di scarpe e occhiali griffati contraffatti, ed un suo connazionale era titolare di un internet point, utilizzato come base logistica per i sodali ed anche per le centinaia di clienti stranieri che quotidianamente richiedevano documenti per ottenere il permesso di soggiorno.

Sono stati individuati circa 100 soggetti stranieri favoriti dall’organizzazione; fra di essi risulta anche un tunisino, che aveva contatti diretti con un soggetto all’epoca arrestato per altri fatti insieme a AMRI Anis, il noto terrorista autore della strage di Berlino, avvenuta ai mercatini di Natale il 19 dicembre 2016.

I destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere sono:

  1. SECK Abdourahmane Siley, detto “Mario” o “Cire” o “Berlusconi”, classe 1968, senegalese regolare sul T.N. ,  capo/promotore dell’associazione;
  2. SARR Cheikh, detto “Saro”, classe 1965, senegalese irregolare sul T.N., principale collaboratore di Seck;
  3. SAMPOGNARO Michele, classe 1953, funzionario del Comune di Catania, addetto al settore Anagrafe, addetto alle iscrizioni anagrafiche e/o ai cambi di residenza;
  4. TOPAZIO Attilio Maria Riccardo, classe 1961, Ispettore della Polizia Municipale di Catania, addetto alla verifica delle residenze;
  5. TORRE Giuseppe, classe1964,  Ispettore della Polizia Municipale di Catania, addetto alla verifica dell’idoneità dell’alloggio;

Sono sottoposti alla misura degli arresti domiciliari:

  1. FARANDA Alessandro, classe 1975, falso datore di lavoro e coniuge fittizio di una cittadina dominicana per agevolarne il rilascio del permesso di soggiorno per motivi familiari;
  2. HOSSAIN Kayum, classe 1981, bengalese regolare sul T.N., autore delle contraffazioni materiali dei documenti;
  3. RUSSO Lorenzo, detto “il vecchio”, classe 1956, falso ospitante;
  4. SINGH Simranjit, detto “Obama”,  classe 1989, indiano, falso ospitante;
  5. SOW Sahada, detto “Daouda”, classe 1980, senegalese, regolare sul T.N, factotum dell’organizzazione.

In merito all’operazione “Si può fare” condotta dalla Procura della Repubblica e dalla Polizia di Stato, nel congratularsi con gli inquirenti per l’efficacia delle indagini, il sindaco Salvo Pogliese, ha fatto sapere che l’amministrazione comunale ha predisposto la procedura di sospensione obbligatoria dal servizio dei dipendenti soggetti a misura cautelare e, contestualmente, provvederà ad attivare apposito procedimento disciplinare a loro carico.

Il primo cittadino, inoltre, ha reso noto che qualora si dovesse arrivare a un processo nei confronti degli stessi indagati, il Comune di Catania si costituirà parte civile: ”Esprimo il mio apprezzamento e di tutta l’amministrazione comunale – ha aggiunto Pogliese – per la dipendente comunale che ha dimostrato alto senso del dovere nel denunciare condotte illecite, come ogni pubblico impiegato è chiamato fare”.

 

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