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Il Mediterraneo è in pericolo secondo l’Enea

Il Mediterraneo è in pericolo secondo l’Enea

E’ stato siglato a Roma lo scorso 14 febbraio fra l’E.N.E.A. (Agenzia Nazionale per le nuove, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e la Confcommercio, Imprese per l’Italia, un protocollo d’intesa per mitigare gli effetti dell’innalzamento del livello del mare sulle attività economiche e nel settore turistico-balneare in Italia, con una collaborazione estesa anche ad altre tematiche come l’uso efficiente delle risorse, il recupero dei R.A.E.E. (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), la riqualificazione energetica ed uno studio del rischio inondazione sui 21 porti commerciali principali dell’Italia (dovrebbero esserci sicuramente Augusta, Messina-Milazzo e Palermo-Termini Imerese).

Secondo il laboratorio “Modellistica climatica e impatto” dell’ENEA il sollevamento del livello del mare per le coste italiane, fra 80 anni, sarà compreso, secondo il modello più cautelativo tra i 940 e i 1035 millimetri, con un modello meno cautelativo tra 1310 e 1450 millimetri; a questi dati occorre aggiungere un valore di “storm surge” (tempesta) variabile da zona a zona che, saltuariamente può arrivare a superare i 1100 millimettri con particolari condizioni di vento, onde e bassa pressione. Le variazioni relative al livello del mare costituiscono la sommatoria di tre elementi: eustatismo (scioglimento ghiacciai + dilatazione termica), isostasia, tettonica e compattazione; la piattaforma adriatica, per esempio, scorre sotto la catena degli Appennini i quali si stanno innalzando causando i recenti terremoti.

Il “vertical displacement” (spostamento verticale)  indicato nello studio per la costa messinese, di quella etnea e della Calabria meridionale risulterebbe pari ad un valore compreso tra +0,16 fino a + 1,40 millimetri per anno, sulle coste tirreniche del palermitano, su  quelle trapanesi e del siracusano da  -0,15 a +0,15; lo studio ha pure evidenziato un enorme flusso di energia proveniente dalla zona racchiusa tra le isole Baleari e le isole di Corsica e Sardegna che può arrivare anche a valori molto alti di 17 Kw/m, coinvolgendo le coste italiane con ingenti danni a strade e porti come avvenuto di recente in Liguria.

In Sicilia lo studio sulla variazione della linea di costa dal 1962 al 2012 ha evidenziato un arretramento di 13,4 chilometri quadrati ed un avanzamento di 5,9 kmq, con un interessamento sui tratti costieri di un arretramento di 365,9 chilometri ed un avanzamento di 187.9 km con un bilancio negativo totale pari a 7,5 kk2: lo studio è stato completato per il Pantano Longarini di Ispica con una superficie di 8,4 kmq ed una lunghezza di 5,9 km e per la spiaggia di Granelli a Pachino con una superficie di 6,7 kmq e 5 km di lunghezza.nel siracusano. Si sta studiando, in particolare, la situazione a San Vito Lo Capo dove, pur in assenza di fiumi, la spiaggia non si erode.

L’intesa prevede anche uno studio del rischio inondazione nei 21 porti commerciali principali italiani (dovrebbe esserci sicuramente quelli di Augusta, Messina-Milazzo e Palermo-Termini Imerese) che permetterà di avere,per ogni singolo porto, le mappe del rischio dettagliate in  modo da poter individuare gli interventi da attuare per preservare le stesse infrastrutture e le attività commerciali e turistiche connesse.

I riflessi si avranno anche nella progettazione delle strutture: i porti italiani rappresentano un sistema economico molto esteso che interessa 12 milioni di crocieristi all’anno e 11 milioni di container con 200 mila imprese ed 800 mila occupati nei settori pesca, cantieristica, trasporti marittimi e turismo; il tutto viene considerato come “blue economy” che produce un valore aggiunto di 130 miliardi di euro ed il 10 per cento del PIL nazionale.

Il monitoraggio dell’ENEA sarà esteso a 40 zone costiere a rischio inondazione, attualmente interessate da molteplici attività turistico-balneari, riserve naturali e città,ma anche strade, ferrovie e autostrade delle zone costiere.

Domenico Pirracchio

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