Violenza degenere: S. Alfio in prima linea contro il femminicidio -
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Violenza degenere: S. Alfio in prima linea contro il femminicidio

Violenza degenere: S. Alfio in prima linea contro il femminicidio

Una dimensione ancora ostaggio di dinamiche sociali che ruotano attorno ad una cultura antropocentrica. E’ stato questo il concetto affiorato in occasione del primo venerdi letterario santalfiese, dedicato al fenomeno della violenza di genere e nello specifico ai meccanismi comportamentali che spesso sfociano nel femminicidio.

Il coordinatore della seconda edizione della “Primavera d’Autore”, ovvero il professore e giornalista Mario Pafumi, ha ritenuto opportuno, previa consultazione con l’assessore all’istruzione Laura Leonardi e con il Presidente del Consiglio Comunale Renato Finocchiaro, inaugurare la trafila di incontri letterari con un tema di grande attualità come quello che verte su tutte le forme di vessazioni tese a comprimere gli aneliti di libertà di un individuo.

In particolar modo, l’attivismo dell’assessore Leonardi, appoggiata dal sindaco Pippo Nicotra, si è rivelato determinante in materia di necessità di assegnare un’importanza prioritaria a tale argomento. “Violenza Degenere” è il titolo dell’opera presentata nella sala consiliare “Rosario Livatino”, ascrivibile al municipio di Sant’Alfio. Il volume, redatto dalle giornaliste Patrizia Maltese e Roberta Fuschi, è stato oggetto di un’attenta disamina da parte della giornalista Maria Bella.

Prima che la conferenza prendesse corpo però, il coordinatore e fondatore della rassegna Mario Pafumi ha sviluppato una serie di considerazioni propedeutiche all’inizio del dibattito. Pafumi ha specificato che la rassegna, partita in sordina l’anno scorso, sta iniziando a prendere quota catalizzando soprattutto l’interesse dell’universo dei ragazzi e delle scuole. Essa sta anche riscuotendo un plebiscito di consensi tra i comuni viciniori, i quali lodano l’iniziativa lanciata dal comune del castagno dei Cento Cavalli.

Pafumi ha poi esplicitato che la conferenza non si sarebbe soffermata soltanto sul fenomeno della violenza nei riguardi delle donne ma anche sulla forza di donne che hanno il coraggio di andare oltre e di combattere. Successivamente, ha preso la parola il sindaco di Sant’Alfio Pippo Nicotra, il quale ha ringraziato Pafumi per aver conferito maggiore visibilità a Sant’Alfio attraverso la “Primavera d’Autore”.

Poi, il primo cittadino santalfiese ha iniziato a immergersi nella tematica senza dimenticare di presentare Vera Squatrito, madre di Giordana Di Stefano. Giordana era una ragazza di 20 anni, uccisa dal compagno dopo anni di dinamiche improntate alla vessazione ai danni della giovane danzatrice. L’episodio di Giordana Di Stefano, come ha asserito il sindaco, rientra nel quadro di un fenomeno molto più diffuso di quanto non si sappia. Secondo il giornale “La Repubblica”, in Italia 7 milioni di donne subiscono violenza fisica e sessuale. L’aspetto inquietante di tale dato, è che un fenomeno di così grandi proporzioni venga attenzionato solo quando avvengono fatti eclatanti. A ciò si aggiunge, in ordine a quanto dichiarato dal sindaco Nicotra, che molti episodi sono tenuti nascosti dalle vittime degli stessi perchè la paura prende il sopravvento. Molto spesso questa paura nasce dalle ripercussioni che un’eventuale denuncia possa avere sulla condizione economica della donna. Molte donne infatti dipendono economicamente dal marito o dal compagno e pertanto hanno delle remore ad innescare un processo che nella loro ottica può minare la loro stabilità economica. Poi il sindaco si è soffermato sul congedo per le donne vittime di violenza, inserito nel decreto del Jobs Act, specificando che tale forma di tutela per le donne non è al momento attuabile in quanto l’Inps non ha ancora emanato la circolare.

Successivamente, il giornalista Mario Pafumi è intervenuto sottolinendo il contributo del gruppo “Facebook” “Etnei nel mondo”nell’organizzazione della rassegna. A proposito di ciò, Pafumi ha sottolineato che tale gruppo è composto da persone che amano non solo la montagna e le escursioni ma anche organizzare delle attività filantropiche e culturali.

Successivamente ha preso la parola l’assessore Laura Leonardi, la quale ha dichiarato che per lei è stato pesante leggere il libro. Tuttavia, ha specificato che le storie racchiuse nel volume “Violenza Degenere”, oltre a toccare il cuore, danno speranza perchè sono storie di donne forti che sono riuscite a tirarsi fuori da un torbido tunnel. Immancabile è stato poi il ringraziamento dell’assessore all’indirizzo della dottoressa Tomarchio, assistente sociale del comune, la quale senza proclami si impegna per le donne vittime di maltrattamenti.La partecipazione della musicista Graziella Santoro, ha impreziosito l’evento attraverso le sonorità del flauto dolce. La predetta artista, prima delle esposizioni verbali delle relatrici, ha infatti, attingendo al suo flauto traverso, sciorinato la musicalità del brano “Syrinx” di Debussy. Tale brano si ispira al mito di Pan e Siringa. Siringa era una ninfa della quale si innamorò il dio Pan. Terrorizzata dall’aspetto del dio, da lei ossessionato, Siringa correva tra le paludi nel tentativo di sfuggire alla sue attenzioni.

Grazie alle Naiadi, fu trasformata in una canna che Pan utilizzò dando così vita al famoso flauto di Pan. Ammantare di musica gli appuntamenti letterari, è stata una volontà di Pafumi il quale ha dichiarato che la musica è un’altra nobile espressione della bellezza.Successivamente, la giornalista Maria Bella ha iniziato a moderare l’incontro dichiarando che raccontare casi di cronaca nera senza scendere nello scabroso e nel raccapriciante non è facile. Essa però ha evidenziato che, malgrado tutto, le due autrici del libro, ovvero Patrizia Maltese e Roberta Fuschi,sono riuscite a raccontare fatti di cronaca nera senza precipitare in passaggi intrisi di brutture. La Bella ha poi esplicitato che, sebbene non sia facile per le donne vittime di maltrattamento raccontare le proprie storie,le due giornaliste autrici del volume sono riuscite ad entrare in empatia con queste donne.

E’ pertanto intervenuta la Fuschi ringraziando le donne che hanno donato le loro storie. La Fuschi ha asserito che entrare in empatia con queste donne vittime di stalking non è stato facile. Le due giornaliste hanno innanzitutto dovuto seguire un corso di formazione al centro thamaia su donne che hanno subito violenza fisica e psicologica. La loro esperienza nel centro-anti violenza di Catania, le ha aiutate a comprendere che paradossalmente, in queste donne vessate, non viene meno l’amore o la comprensione verso questi uomini-aguzzini. Molte di queste donne infatti si preoccupano per questi uomini e concentrano i loro pensieri sulla necessità che vengano aiutati. Infatti spesso queste donne dichiarano che vorrebbero che questi uomini fossero curati. La Maltese ha aggiunto che in queste donne vittime di violenze non vi è mai l’odio che sarebbe legittimo. Pertanto le due giornaliste sono state ascoltatrici di storie diverse ma al contempo fondamentalmente uguali nella loro essenza.

Dopo la Maltese, è subentrata Roberta Fuschi precisando che molto spesso la famiglia di origine non è di aiuto e complica il percorso di denuncia e di richiesta di aiuto delle donne vittime di vessazioni. Le giornaliste in questione, a proposito dei contenuti del volume, si sono prodigate nel mettere a loro agio le donne intervistate comportandosi come registratori, poichè era importante prestare ascolto senza poi togliere o aggiungere qualcosa a quanto loro riferito. Ciò che hanno potuto comprendere è che le storie loro raccontate dalle donne vittime di violenza, furono vissute nel silenzio, lontano dagli affetti e soprattutto non furono credute. Comunque, sebbene le due giornaliste si fossero imbattute in raconti molto duri e toccanti erano sempre riuscite a tenersi in equilibrio tra l’ aspetto emotivo e quello professionale. Tuttavia qualche volta si erano rese conto che nei racconti vi fosse qualcosa di non detto. A proposito di ciò, la giornalista Maria Bella, ha immaginato che non fosse facile non essere invadenti e al contempo far parlare queste donne. Le due giornaliste hanno risposto che bisogna sempre far capire di essere dalla parte di queste donne e dunque occorre entrare in empatia con loro.

Molte di queste donne hanno avuto le mamme non dalla loro parte, perchè vivono in un sistema patriarcale. Tale sistema implica una regola secondo cui non si può togliere il padre ai propri figli. Tuttavia, queste donne vittime di violenza, quando anche i figli sono delle vittime di stalking, soffrono e capiscono di dover chiedere aiuto. La giornalista Fuschi ha poi parlato del fenomeno della violenza assistita sui figli in contesti di violenza ai danni delle madri. Essa ha poi aggiunto che i figli spesso portano le donne a chiedere aiuto. E’ stato poi riportato un esempio riferito al centro anti-violenza. Le due giornaliste hanno raccolto anche la testimonianza di un operatore di sesso maschile il quale veniva respinto dai ragazzi perchè identificato con la figura del padre violento. Precisato ciò, le donne intervistate dalle due autrici del libro sono donne vittime anche di violenza economica. A proposito delle storie loro raccontate, fu particolare il caso di una parrucchiera costretta ad attingere ai soldi della cassa per rimediare ad una condizione di difficoltà economica. Diversi sono comunque i casi di donne private dai loro mariti o dai loro compagni della carta di credito.

Tra i fatti più raccapriccianti riportati dalle due giornaliste, è spiccato quello di una donna costretta dal proprio marito a stare all’impiedi nuda accanto al letto per tutta la notte in qualsiasi stagione semplicemente perchè si era rifiutata di avere rapporti intimi con lui. Durante la conferenza, è stata anche sottolineata l’imprescindibilità di un lavoro di sinergia tra istituzioni, forze dell’ordine e operatori del centro anti-violenza. Troppo spesso infatti emerge che gli strumenti giuridici siano insufficienti o che vi sia un vuoto legislativo. Pertanto, come ha sottolineato la giornalista Fuschi, è fondamentale che le istituzioni investano delle risorse nella cultura e nella formazione. Quando la giornalista Maria Bella ha chiesto alle due giornaliste quanto il ceto sociale di appartenenza delle donne incidesse sui livelli di ribellione a fenomeni di violenza, la Maltese ha risposto che mentre le donne meno istruite sono più dirette nel chiedere aiuto, le donne con delle sovrastrutture mentali tendono ad essere più reticenti anche perchè temono di non essere credute nel momento in cui denunceranno un uomo che, ricoprendo una carica professonale di un certo spessore, viene automaticamente scagionato dalla società circostante. Nel corso della conferenza, la giornalista Fuschi ha espresso con rammarico il suo disappunto per l’impossibilità, da parte del centro anti-violenza Thamaia, di poter ancora usufruire di una casa di rifugio ad indirizzo segreto per le donne vittime di violenza. Il predetto centro anti-violenza non può più infatti disporre di questo servizio per via dell’esaurimento di finanziamenti.

La Fuschi ha poi fatto un excursus sull’associazione “Giulia”, la quale si occupa degli stereotipi di genere nel campo dell’informazione. Quest’associazione censura quelle forme di linguaggio nelle quali le cariche professionali vengono declinate al maschile anche quando a ricoprirle è una donna. Inoltre combatte espressioni come “Il Gentil sesso” o il “Sesso debole” in riferimento alle donne. La Fuschi, a tal proprosito, ha spiegato che molte di queste espressioni sono tali perchè un tempo determinati mestieri o ruoli sociali erano esclusivo appannaggio degli uomini.

Toccante infine, è stata la testimonianza di Vera Squatrito, madre di Giordana Di Stefano, uccisa dal proprio compagno. La Squatrito ha raccontato d un ragazzo che controllava anche le telefonate in entrata ed in uscita della figlia. All’inizio Giordana mal tollerava le “intromissioni” della madre nel suo rapporto di coppia con il compagno. Gradualmente però la ragazza prese coscienza della pericolosità del ragazzo e proprio quando trovò il coraggio di denunciarlo e di liberarsi dalla prigionìa a cui lui l’aveva condannata, fu uccisa. Il timore della signora Squatrito è che la giustizia possa trovare delle attenuanti che salguardino l’assassino della figlia e che tale assassino, una volta scarcerato, possa procurare nocumento a suo figlio e dunque alla nipote della Squatrito stessa. Successivamente, la musicista Graziella Santoro ha deliziato i presenti con un inno all’amore privo di restrizioni eseguendo, con il suo flauto, il brano “Playing Love”, tratto dalla colonna sonora del film “La leggenda del pianista sull’oceano”.

Al termine della conferenza, le relatrici sono state destinatarie di un premio come omaggio ad una letteratura in prima linea contro casi che meritano maggiore attenzione da parte del mondo delle istituzioni.

Umberto Trovato

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