Candido e Angelo, due facce della stessa città -
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Candido e Angelo, due facce della stessa città

Candido e Angelo, due facce della stessa città

Candido Cannavò e Angelo Massimino sono due facce della stessa città, o meglio dello stesso pallone. Il primo rappresenta, nella storia del giornalismo italiano, un’eccellenza della quale essere orgogliosi, come Igor Man, che a dispetto del nome e cognome esotico era catanese e se ne vantava, pur vivendo lontano anni luce dalla sua città. Il secondo è storia e leggenda del calcio rossazzurro, ultimo padre-padrone del club dell’elefante, con tutte le conseguenze, positive e negative, ed a distanza di quasi venti anni dalla sua scomparsa, ancora amatissimo.

Il primo è stato celebrato dalla Catania bene e chic, da quella ufficiale e istituzionale, proprio pochi giorni fa (il 3 di marzo), in occasione della intitolazione di una piazza che speriamo possa restare bella come il giorno del taglio del nastro; all’altro è stato dedicato il “suo” stadio ed è celebrato quasi quotidianamente dalla città popolare e genuina, tifosa e passionale, che lui impersonava magnificamente.

Polemiche ci sono state e tante, alcune livorose, giustificate o giustificabili, da parte dei massiminiani ortodossi perché l’impeccabile Cannavò, direttore della Gazzetta dello sport, si schierò, venti e passa anni fa, contro lo spiegazzato presidentissimo, vittima – e questo si può dire – di un abuso federale. Ma le intemperanze verbali e caratteriali di Massimino erano mal sopportate dagli alti papaveri del pallone, ben più inclini, allora come oggi, a chiudere entrambi gli occhi sulle truffe perpetrate da presidenti maneggioni, piuttosto che su scivoloni su congiuntivi e condizionali.

Cannavò, probabilmente, già intuiva quella che sarebbe stata la trasformazione del mondo del calcio, con gli effetti che adesso viviamo tutti, giornalisti e tifosi, in ugual modo, e in quel “nuovo” calcio il vulcanico e generoso Massimino si sarebbe trovato male. Si puntò, forse, anche per ragion di stato a difendere una società elegante e iper manageriale, l’Atletico Catania, che avrebbe dovuto soppiantare i rossazzurri. Ricordare com’è finita sarebbe solo una perdita di tempo.

Ieri sera, alle 21, davanti allo Stadio che porta il suo nome, la Catania anema e core ha ricordato, con l’affetto di sempre Angelo Massimino, l’ultimo genuino e disinteressato presidente-artigiano.

Daniele Lo Porto

fonte sito partner siciliajournal.it

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