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Sicilia, dagli Ato agli Aro l’emergenza rifiuti persiste ancora

Sicilia, dagli Ato agli Aro l’emergenza rifiuti persiste ancora

Digital imageSulla centralità del tema dello smaltimento dei rifiuti nessuno ha più dubbi e non solo per l’aspetto prettamente ambientalista ma anche dal punto di vista economico. In questo periodo di riorganizzazione del servizio da parte di moltissimi Comuni e con la nascita degli Aro (Ambito di Raccolta Ottimale) abbiamo voluto sentire il parere di chi ha fatto del “riciclo” una realtà imprenditoriale di primo piano.

Infatti, sulla grave situazione dei rifiuti in Sicilia, abbiamo intervistato l’amministratore della Domus Ricycle dott. Pietro D’Agostino (foto a sinistra), azienda allocata in stradale Primosole di Catania. D’Agostino è uno dei pionieri in Sicilia a credere nella raccolta e riciclo dei rifiuti. Circa 25 anni addietro impiantò la Ecolit di Camporotondo Etneo.

– È sotto gli occhi di tutti il fallimento degli Ato. Quali secondo lei le cause? Quale, a suo modo di vedere, l’attuale situazione in Sicilia?

 “La meglio nota come legge Ronchi, doveva servire a snellire, velocizzare e centralizzare la raccolta dei rifiuti. In Sicilia se n’è fatto un uso distorto, diretto a creare serbatoi di voti per i partiti e i politici, con centri di potere dove piazzare delfini dei leader politici. Certo, magari avranno avuto una preparazione politica ma, molto spesso, non altrettanto dal punto di vista professionale. Normale, con l’andar degli anni, che si siano creati dei disastri gestionali enormi. L’incompetenza l’ha fatta da padrona, ed è normale che, distribuendo gli incarichi secondo il “manuale Cencelli”, alla fine può succedere che un barbiere, che magari è un grande elettore del deputato tizio, si sia ritrovato a capo di uno dei 27 Ato creati in Sicilia. C’era anche un fotografo che faceva il presidente di un Ato. Non occorre fare nomi perché quelli sono noti a tutti. Non metto in dubbio la disponibilità o l’intelligenza, ma l’inesperienza nel settore rifiuti, nel quale spesso non avevano né professionalità, né gestionale, ha creato danni irreparabili. I risultati disastrosi li abbiamo visti e subito. Facendo un rapido calcolo 27 Ato ognuno con un Consiglio di Amministrazione di cinque componenti, ci rendiamo conto che ci siamo ritrovati con un esercito di amministratori, che sono costati alla collettività una quantità incredibile di denaro. Infatti, non abbiamo subito solo un costo diretto, visto il numero elevato di “manager” ma anche danno indiretto dovuto ad un pessimo funzionamento del servizio di raccolta e smaltimento”.

Digital image– Altra nota dolente è sia la scarsa percentuale di cittadini che differenzia che le alte percentuali di evasione della tassa sulla spazzature. Quali misure si potrebbero adottare?

“Sino ad oggi non si è cercato in nessun modo di rimediare cercando di incentivare tutti a pagare, magari spendendo meno con migliori servizi in cambio. Sbagliata l’impostazione manageriale delle Ato. E non rispettati i dettami della legge che individuava il numero degli Ato in uno per provincia. Al massimo all’interno degli Ato era stato pensato un sub-ambito che servisse a tutelare all’interno di ogni provincia, le aree peculiari che necessitavano di un servizio particolare e diverso dalla generalità.”

– Il sistema di raccolta porta a porta la convince?

“Il porta a porta è un buon sistema per la raccolta, ma secondo la peculiarità del territorio potrebbero essere create delle piccole isole ecologiche, che costerebbero meno. Bisogna creare buoni servizi con il contributo dei cittadini che devono essere sensibilizzati, e non sarà solo il manifesto o lo spot televisivo ad educare il cittadino. È necessario iniziare dalle scuole, per arrivare alle persone anziane. Educare alla raccolta differenziata con manifestazioni, coinvolgerli facendo notare gli aspetti positivi, spiegare che differenziare comporta sgravi sulle bollette, tramite i contributi del Conai, per migliorare il servizio. Non facendo bene la raccolta differenziata tutto il sistema salta”.

– Oggi ci confrontiamo con gli Aro attraverso i quali la gestione del servizio torna in mano ai Comuni. Questa novità dovrebbe apportare diversi miglioramenti…

“Alcuni Comuni pare abbiano imboccato la strada giusta, ancora c’è molto da migliorare. È necessario e fattibile puntare al dimezzamento dei costi e ad un contestuale miglioramento del servizio. In alcuni Comuni come Valverde, San Pietro Clarenza, Camporotondo Etneo qualche apprezzabile risultato si vede”.

–Capitolo termovalorizzatori. Il suo parere?

“Sono come le medicine per il malato. Bisogna costruirli al posto giusto, studiare bene la posizione, il territorio, i venti, creare quattro strade di accesso, per evitare che si formi un congestionamento di autocarri. Con gli impianti di termovalorizzazione si avrebbero diversi vantaggi: acqua calda, energia elettrica, pioggia sotto forma di vapore acqueo, che ricade sui terreni circostanti”.

Michele Milazzo

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