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Catania, omicidio Ilardo: gli interrogativi della difesa

Catania, omicidio Ilardo: gli interrogativi della difesa

Luigi Ilardo – cugino di Giuseppe Madonia e confidente del Colonnello dei Carabinieri, Riccio – è stato ucciso il 10 maggio 1996 in via Quintino Sella a Catania, con diversi colpi di arma da fuoco sferrati al capo e al tronco. Tra le ragioni che avrebbero fatto scattare l’ordine di uccidere Ilardo è stata indicata dai testi la frequentazione della vittima con la cosca Sciuto-Privitera, circostanza questa sgradita alla famiglia Santapaola.

I particolari della scena dell’omicidio sono stati ricordati ieri al Tribunale di Catania da due ispettori di Polizia che indagarono su Luigi Ilardo. Il cadavere fu trovato la sera del 10 maggio 1996 intorno alle ore 21; giaceva fuori dalla sua auto, un Mercedes 250, pressappoco nella parte centrale della vettura. Su di un dettaglio della scena è caduta l’attenzione della difesa: perché il cofano del Mercedes di Ilardo era aperto al momento del ritrovamento del cadavere? Inoltre, si domandano gli avvocati difensori, esisteva una correlazione tra il furto commesso nell’abitazione catanese della vittima ed il suo assassinio? E perché l’ispettore di Polizia che si recò sul posto la sera del 10 maggio 1996 non ricorda l’intervento dei Carabinieri sul luogo dell’omicidio?

Nel tardo pomeriggio del 30 marzo 1996, dalla cassaforte dell’abitazione di Luigi Ilardo – dove non furono ravvisati segni di scasso – ignoti sottrassero oggetti di valore, che la moglie di Ilardo poi riconobbe tra i gioielli rinvenuti nel covo di Giovanni Brusca.

“Ilardo – ha dichiarato l’ispettore interrogato ieri mattina in aula a Catania – disse di sospettare degli amici della figlia, ma non recuperò la refurtiva. La moglie è stata sempre convinta che chi ordinò il furto ordinò pure l’omicidio del marito”.

Flora Bonaccorso

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