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Acireale, successo per la mostra “Iconografia del Venerdì Santo”

Acireale, successo per la mostra “Iconografia del Venerdì Santo”

Domenica 26 ottobre scorso, nella Basilica Collegiata dei Santi Apostoli Pietro e Paolo di Acireale, è stata chiusa la Mostra “Iconografia del Venerdì Santo ad Acireale, ieri e oggi”. Mostra, inaugurata il 18 ottobre e allestita dall’Arciconfraternita SS.mo Crocifisso in San Pietro nella cappella del Divino Amore della stessa Basilica. Un avvenimento culturale e religioso apprezzato dal numeroso pubblico, intervenuto nell’intero arco della Mostra, per la quantità e rarità delle opere esposte, quali statue, apparati, arredi, pannelli con manifesti dal 1942 ad oggi, cimeli non più in uso, immagini d’epoca, oggetti anticamente usati dai confrati, e altri oggetti relativi alla nota e tradizionale processione cittadina del Cristo morto.

Sabato 18 ottobre scorso, la Confraternita ha fatto precedere l’inaugurazione, fissata per le ore 19,00, da una interessante catechesi da parte di don Gaetano Pappalardo, attuale segretario vescovile della diocesi di Acireale su “La spiritualità della Croce”. Il compito del taglio del nastro è stato affidato a mons. Guglielmo Giombanco, confrate e cappellano emerito dell’Arciconfraternita, che, nel suo intervento, ha ricordato e sottolineato “il valore profondo che ha per gli acesi la devozione del Cristo morto”, per la sua esperienza personale essendo stato per ben undici anni rettore della Basilica Collegiata dei Santi Pietro e Paolo. Per tutto il periodo espositivo i visitatori sono stati accolti dal rettore della Confraternita, Gaetano Arcidiacono, dal vice Guido Leonardi, e da Alessandro Lucifero e Paolo Bella, consiglieri.

Per la cronaca aggiungiamo che l’Arciconfraternita del SS. Crocifisso in San Pietro in atto ha trenta confrati ed è una delle più antiche che esistono ad Acireale, essendo stata fondata nel 1666 con l’approvazione del vescovo di Catania, S.E.mons. Michelangelo Bonadies, con don Giacinto Grasso, primo governatore. Le sue origini, però, sono certamente più antiche essendo stato accertato che, prima del 1666, è stata retta da speciali “Capitoli”, confermati dal Cardinale Astalli, vescovo di Catania, e successivamente dal Bonadies, dal vescovo Andrea Riggio (1693), e da mons. Frà Paolo Stabile, vescovo di Bova nel 1723. La Confraternita oltre ad essere una delle più antiche ha il pregio di avere, tutt’ora, un ruolo molto importante nel contesto della pietà popolare acese: quello di organizzare ogni anno, per tradizione e statuto, la solenne processione del settecentesco simulacro del Cristo Morto, la sera del Venerdi Santo, fin dal 1732 anno in cui il confrate Pietro Paolo Valerio donò alla Confraternita il venerato simulacro, opera settecentesca in cartapesta.

Piace ricordare – ha sottolineato il rettore Arcidiacono – sia che la nostra Confraternita è da secoli gelosa custode di una delle tradizioni di Fede più intimamente sentite dagli acesi che il legame indissolubile, venutosi a creare, tra la Basilica Collegiata e la processione del Cristo morto”.

Camillo De Martino

 Nella foto: urna in legno con stucchi e indoratura utilizzata per la conservazione del Cristo morto

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