Quattro moschettieri per un successo made in Giarre -
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Quattro moschettieri per un successo made in Giarre

Quattro moschettieri per un successo made in Giarre

Dopo l’intervista a Rosario Patti, meritevole di essere annoverato tra coloro i quali hanno contribuito a griffare la promozione gialloblu in Eccellenza, arriva il turno di Davide Messina. Centrocampista di sfondamento, specialista in quei cambi di gioco che conferiscono imprevedibilità alla manovra. È questa la carta d’identità del mediano in forza al club di via Olimpia. Tiro dalla distanza e moto perpetuo sono le altre peculiarità del repertorio di questo giocatore, il quale si distingue per lo spirito di abnegazione che caratterizza il suo approccio alle gare.

– Tre promozioni in carriera per un giocatore classe 93’ rappresentano un importante bottino. Cosa l’ha indotta a tornare a Giarre?

“Il profumo di casa. Onorare una maglia così prestigiosa rappresenta un motivo di orgoglio per un giarrese. Il ricordo della promozione in Eccellenza con il Giarre durante la gestione Malaponti, e dunque nella stagione 2009/2010, non poteva che trascinarmi nuovamente sulla sponda gialloblu. La consapevolezza che la dirigenza giarrese avrebbe progettato la costruzione di una squadra competitiva, ha costituito un’ulteriore tentazione cui non ho potuto resistere. Fu così che, dopo la vittoriosa esperienza di Leonforte e la parentesi fiumefreddese, accettai di tornare nella città che mi regalò la gioia della prima promozione”.

– Ripercorriamo le sue tappe…

“Fu esaltante la cavalcata del Giarre in cui militai nella stagione 2009/2010. Conquistare la promozione sul campo del Villafranca, ovvero della diretta concorrente per il salto di categoria, accrebbe la soddisfazione per un’Eccellenza ottenuta al termine di una gara sofferta. Sebbene subimmo una clamorosa rimonta nel punteggio, la consapevolezza di aver comunque centrato l’obiettivo prefissatoci su un terreno avaro con le squadre ospiti, insaporì quel finale di stagione, impreziosito dal debordante trionfo casalingo sul Ghibellina. Successivamente, arrivò l’annata in Eccellenza. Fu una stagione dai due volti, poiché la conclusione del girone d’andata ci vide impantanati nei bassifondi della classifica. Tuttavia, la sete di riscatto ci permise di risalire la china e di sfiorare i play-off. Non a caso ci attestammo a ridosso della zona-spareggi.

– Poi arrivò la breve parentesi con il Due Torri di Mirto, il quale la portò con sé da Giarre. Come mai l’idillio con la squadra di Gliaca di Piraino durò così poco?

“S’ interruppe la sintonia tra la società messinese e il mister Mirto. Pertanto, quest’ultimo pensò di portarmi con sé a Leonforte dove vissi un’annata indimenticabile, coronata dal goal decisivo nel derby contro l’Agira. Fu, infatti, grazie a quella vittoria che la Leonfortese conquistò la promozione in Eccellenza. Poi, iniziò l’avventura con la Fiumefreddese, ma il corteggiamento del Giarre mi lusingò a tal punto da indurmi a cedere”.

– Dove trovò la forza per riprendersi dopo la sconfitta contro la S. Pio X, risalente all’anno scorso?

“Mancammo di pochissimo la promozione in Eccellenza. A dire la verità, avremmo potuto vincere il campionato direttamente. Purtroppo, gli episodi ci penalizzarono. Tuttavia, ero convinto che il tentativo successivo sarebbe stato vincente. Infatti, quest’anno, malgrado un passaggio travagliato che compromise la nostra leadership, ci siamo ripresi quanto toltoci nella passata stagione”.

– Quanti goal ha realizzato quest’anno?

“Due: uno nel 3-0 contro l’Atletico Catania e l’altro in Coppa Italia contro la mia ex squadra: la Fiumefreddese”.

– Il goal stilisticamente più bello della carriera?

“Quello realizzato da fuori area a Vittoria con il Due Torri”.

– Qual è il percorso che il Giarre dovrà seguire se vorrà costellare di esiti positivi il progetto della società?

“Credo che la strada indicata dal mio compagno di squadra Patti sia quella giusta. In un calcio in cui ormai i denari scarseggiano, occorre puntare necessariamente alla valorizzazione dei talenti locali. Oltretutto, penso che, in termini di spirito di applicazione e di sacrificio, i giocatori locali possano rappresentare un valore aggiunto per la squadra”.

Umberto Trovato

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