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Giarre, quella fallita città viva che ha perso la speranza…

Giarre, quella fallita città viva che ha perso la speranza…

Hanno realizzato il peggiore Natale di sempre. Eppure è solo la punta d’iceberg di un fallimento sinergico. Hanno iniziato a fare i trenini illudendo i cittadini che avrebbero evitato la smobilitazione dell’ospedale. Si sono riempiti la bocca facendo promesse, intestandosi ogni causa, con l’obiettivo di suggestionare la collettività, riuscendoci in parte.

Hanno ballato sul palco dispensando moralità, per poi aumentarsi, dopo pochi mesi al comando, lo stipendio di sindaco e giunta. In piena crisi, con francescana mossa, si sono liquidati 27 mila euro. Un bel regalo di Natale.

Con l’intercooler attivo hanno definitivamente distrutto la città privandola di identità. Tra degrado e illegalità diffusa. In due anni di gestione sono riusciti a passare alla storia come la più inetta delle amministrazioni. Ognuno ha fatto il suo.

Il sindaco sull’ospedale ha fallito su tutti i fronti, scegliendo la linea del silenzio, accettando passivamente le politiche aziendali che hanno trasformato il presidio ospedaliero in un sanatorio di terzo livello. Hanno illuso gli ambulanti che avrebbero avuto i mercatini rionali, salvo poi continuare a lasciare tutto senza regole, nell’assoluta anarchia.

Hanno consentito che la piazza di Trepunti, all’ingresso sud della città, si trasformasse in un villaggio algerino. Hanno lasciato la rotatoria, monca, senza quella necessaria bretella di raccordo. Ognuno con le proprie competenze ha regalato perle di saggezza.

Il totalizzatore delle maggiori inefficienze, l’assessore ai Lavori pubblici, Giuseppe D’Urso lo ricorderemo per le sue straordinarie gesta: le strade ridotte a gruviera, le scuole prive di riscaldamenti, l’impianto idrico colabrodo e l’immobilismo che nella frazione di Santa Maria la Strada si è tradotto in un esposto alla procura e nell’avvio di una indagine della Guardia di finanza.

E poi l’eterno cantiere del teatro e l’incapacità di trovare una soluzione per la ripresa dei lavori, i mancati interventi a Santa Maria la Strada per il ripristino di due pericolose voragini. E poi la segnaletica stradale, la realizzazione a più riprese dei dossi artificiali, le grate divelte, gli impianti semaforici spenti, il sistema di pubblica illuminazione disattivo – in assenza di manutenzione – in diversi punti del territorio. Comprese piazza Duomo e il centralissimo corso Italia.

E poi i fallimenti dell’assessore Enza Rosano, un’altra specialista dell’efficienza.

I gravi interrogativi sul funzionamento del centro antiviolenza, la ritardata attivazione del centro diurno (aperto con un progetto a tempo e ricorrendo all’affidamento diretto ad una cooperativa sociale); la mancata attivazione del centro sociale di via Carducci, vandalizzato e trasformato in dormitorio. E poi il micro asilo di Macchia, la cui rifunzionalizzazione è stata finanziata con i fondi Pac rimasto chiuso e nel frattempo depredato.

E ancora: il fronte economico. Le ripetute approvazioni dei bilanci, le continue frustate della magistratura contabile con lo spettro del dissesto finanziario per incapacità gestionale. Due anni sono già trascorsi eppure, sembra quasi che ne siamo passati 10. E dire invece che siamo solo all’inizio. Della fine.

Mario Previtera

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