Particolare attenzione viene sempre data dai Carabinieri di Catania nell’ambito della tutela delle fasce più deboli, soprattutto nei casi di violenza di genere. In particolare, intorno alle ore 01:10 del mattino, un segnale d’allarme generato da un braccialetto elettronico ha attivato la Centrale Operativa del Comando Provinciale, che – consapevole della criticità della situazione e dell’importanza di ogni secondo per l’incolumità della persona protetta – ha immediatamente disposto l’invio di una pattuglia del Nucleo Radiomobile già operativa sul territorio.
L’efficienza del sistema di monitoraggio e la tempestività della risposta hanno permesso ai militari di giungere in pochissimo tempo presso l’abitazione dell’uomo sottoposto alla misura cautelare.
Il dispositivo era stato assegnato a un uomo di circa 30 anni, originario del Marocco e residente a Catania, già destinatario di un provvedimento restrittivo in quanto indagato per maltrattamenti in famiglia nei confronti della propria ex compagna. Proprio per impedire ogni ulteriore contatto con la persona offesa, l’uomo era sottoposto agli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico e divieto di avvicinamento.
I militari, temendo un’aggressione in atto o una nuova violazione da parte del soggetto, sono intervenuti con la massima urgenza. Tuttavia, la scena che si sono trovati davanti ha sorpreso persino gli operatori più esperti: all’interno dell’abitazione dell’uomo era presente proprio la donna destinataria della misura protettiva.
Una giovane di circa 22 anni, residente a Catania, che – nonostante le denunce pregresse e le disposizioni dell’Autorità Giudiziaria – si era recata volontariamente presso il domicilio dell’ex compagno.
Alla richiesta di spiegazioni, la donna ha ammesso di averlo fatto di sua iniziativa, sottovalutando le conseguenze. L’uomo, dal canto suo, non ha opposto alcuna resistenza ed è apparso consapevole della gravità della situazione, anche alla luce di precedenti episodi in cui era già stato deferito per violazione del divieto di contatto.
Alla luce dei fatti accertati, sulla base degli indizi raccolti da verificare in sede giurisdizionale, entrambi sono stati denunciati in stato di libertà per la violazione delle misure cautelari nei casi di violenza domestica ferma restando la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna.
È fondamentale sottolineare che i provvedimenti adottati dall’Autorità Giudiziaria, come il divieto di avvicinamento o gli arresti domiciliari con controllo elettronico, non sono solo obblighi imposti al soggetto indagato, ma vincolano anche la persona offesa, la quale è tenuta a rispettare pienamente le disposizioni a propria tutela. Qualsiasi comportamento contrario rischia di compromettere l’intero impianto di protezione e può esporre entrambe le parti a nuove conseguenze penali.
L’Arma dei Carabinieri continuerà a vigilare con la massima attenzione e tempestività per garantire il rispetto delle misure cautelari e la sicurezza di chi è maggiormente esposto a rischi nei contesti familiari e relazionali.