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Giarre, il vescovo incontra commercianti e lavoratori della parrocchia San Francesco

Giarre, il vescovo incontra commercianti e lavoratori della parrocchia San Francesco

Un incontro tra il vescovo di Acireale Antonino Raspanti e commercianti e lavoratori del territorio parrocchiale si è tenuto nella sala Tau della Comunità San Francesco d’Assisi al Carmine, nell’ambito della visita pastorale che il vescovo sta conducendo nella parrocchia. Secondo monsignor Raspanti, questo confronto è stato importante perchè il lavoro è una parte importante anche della vita religiosa e il cristianesimno dà valore al lavoro.

Il faccia a faccia si è tenuto su iniziativa del parroco, frate Emanuele Artale, che ha voluto così coinvolgere il mondo del lavoro in questa riflessione. Presente anche il consigliere comunale Vincenzo Silvestro.

Commercianti e lavoratori hanno parlato delle loro attività, dalle più giovani a quelle storiche del quartiere, e dei cambiamenti in atto nella società che hanno ripercussioni anche per le attività economiche. Si è parlato anche delle note difficoltà del settore del commercio che il presule ha letto in parallelo con quanto accaduto anche ad Acireale: in particolare la chiusura di molti negozi e l’apertura di nuove attività soprattutto gravitanti nel settore del cibo. Cambiamenti che poi si ripercuotono nella vita della parrocchia. Lo sguardo è stato poi allargato a quanto accade in tutta l’isola, caratterizzata, negli ultimi anni, da una notevole emigrazione giovanile. Monsignor Raspanti ha evidenziato la mentalità che si è affermata a partire dal secondo dopoguerra, dopo gli stenti dovuti alla povertà e alla guerra, per cui si è trasmesso alle nuove generazioni l’idea di ambire a un lavoro “migliore” di quello dei genitori. Ma quanti poi possono concretamente diventare lavorare come medico o avvocato? “Tutto quello che si può ancora fare, ed è molto, chi lo fa? – ha constatato il vescovo -. Non è vero che non potremmo lavorare qui, abbiamo molte risorse, ma non abbiamo l’educazione per dedicarci a questo. Nelle scuole professionali chi ci va? Ma non sono lavori di scarto. Occorre essere preparati per fare il vino, per lavorare in albergo”. Per questo si cercano tipi di lavoro che in Sicilia non si trovano e si emigra.

Altra difficoltà emersa è la scarsa capacità dei siciliani di aggregarsi in cooperative, di fare rete, così come avviene altrove. Si potrebbe altresì puntare sulla trasformazione dei prodotti agricoli, ma neanche su questo si investe. Una delle conseguenze di tutto ciò, ad esempio, è il valore dei limoni che agli agricoltori verrebbero pagati 14 centesimi al chilo, per cui non vale la pena neanche di raccoglierli. I limoneti sono abbandonati e d’estate spesso vengono incendiati. Però in America viene venduto il succo di limone in bottigliette provenienti dall’Olanda.

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