Incontro con Domenico Russo, ciliclista francavillese reduce dalla leggendaria Parigi-Brest-Parigi -
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Incontro con Domenico Russo, ciliclista francavillese reduce dalla leggendaria Parigi-Brest-Parigi

Incontro con Domenico Russo, ciliclista francavillese reduce dalla leggendaria Parigi-Brest-Parigi

Ottantasei ore, quattro minuti, 29 secondi: è il tempo che ha impiegato per coprire i circa 1.200 chilometri della sfida ciclistica più famosa ed entusiasmante, numeri che tradotti in lettere corrispondono ad un nome e cognome, ovvero Domenico Russo, 55 anni a ottobre, corridore nativo di Francavilla di Sicilia, volato in terra francese per partecipare per la prima volta a quella che viene definita come la “madre” di tutte le randonnée, la leggendaria Parigi-Brest-Parigi, che si corre ogni quattro anni, a cui prendono parte migliaia di corridori, quest’anno 6.810 iscritti (quasi 400 gli italiani), provenienti da ogni parte del mondo.

Ed è stata una performance esaltante quella che ha compiuto Domenico Russo, dal 20 al 24 agosto scorso, lungo le strade che da Rambouillet, cittadina poco distante da Parigi, conducono fino a Brest, centro portuale della Bretagna, e ritorno: un percorso con 16 punti di controllo più uno “a sorpresa”, portato a termine dal ciclista, che fa parte della Nazionale Italiana Randonneurs, macinando chilometri su chilometri, pedalando anche di notte, in sella sulla sua “Scott Foil”, e senza infrangere il muro delle 90 ore, il tempo limite prefissato dal regolamento per concludere la maratona ciclistica, un risultato che gli ha consentito di ottenere la medaglia di finisher e l’iscrizione del suo nome nel “Great Book” della manifestazione sportiva. « Della mia squadra, la “Dirty Bike Castelvetrano”, – commenta Russo – non sono stato il solo ad aver completato il tragitto entro le 90 ore, insieme a me anche il presidente dell’associazione Giovanni Mazzotta e Francesco Anania; “ringrazio tutti, senza di loro e gli altri compagni di viaggio, Antonino Faro, Dafne Impellizzeri e Bartolomeo Marmoreo, non sarebbe stato lo stesso”, scrive l’atleta francavillese sulla sua pagina Facebook.

Operaio meccanico specializzato presso un’azienda del catanese, Domenico Russo, oltre ad essere un campione di gentilezza (per facilitare il nostro incontro mi ha atteso all’incrocio di una strada, vicina alla sua abitazione), si distingue per le sue qualità umane, indispensabili non solo per chi pratica lo sport, ma anche nella vita di tutti i giorni: « … questa corsa per me significa tutto – racconta Domenico  – quattro anni di sacrifici, personali e familiari, sentivo il bisogno di fare qualcosa di diverso, la Parigi-Brest-Parigi è il “mondiale” delle randonnée, non esiste al mondo nulla di simile o di paragonabile, solo chi l’ha vissuta capisce davvero il senso di queste parole, e per me averla superata è stato il massimo, perché non è facile raggiungere certi traguardi, ci sono delle qualificazioni da affrontare, lunghe distanze, fatiche, c’è anche uno sforzo economico da considerare, senza contare poi che lasci a casa moglie e figli, che comunque mi hanno sempre supportato in questa mia avventura. Per tutto questo non posso che ringraziare la mia famiglia che ha sempre creduto in me, mia moglie Tina, che mi è sempre stata vicina anche da lontano».

Domenico, cos’è esattamente una “randonnée”?

«Si tratta di una corsa cicloturistica non competitiva (non sono previste classifiche, né premiazioni) – spiega Russo -; è una prova di resistenza sulla lunga distanza da portare a compimento entro un determinato tempo, che varia in base al chilometraggio; al superamento della prestazione viene rilasciato un brevetto».

Come hai scoperto questa disciplina sportiva?

«Uscendo dalle gare di granfondo ho incontrato degli amici che praticavano questa specialità, e in verità non ero tanto convinto, poi, grazie a loro, ho scoperto che non si trattava solo di una gara ciclistica, ma di un modo per scoprire il territorio, visitare dei luoghi all’interno della Sicilia, fare delle foto, insomma viaggiare su due ruote e vedere il mondo da una diversa prospettiva; così ho iniziato a fare le randonnée».

Come ti sei preparato per questa straordinaria impresa?

«Con allenamenti di resistenza, percorrendo nel 2022 molti chilometri e ottenendo dei brevetti con distanze certificate, 200, 300, 400 e 600 chilometri, fino a 1000 (“Sicilia non Stop”, il giro dell’Isola in tre giorni); nel corso di quest’anno, prima della Parigi-Brest-Parigi, ho dovuto ripetere il chilometraggio dai 200 ai 600 chilometri; il tutto viene poi comunicato all’Audax Club Parisien, che assegna il numero di partenza (il mio H047), orario e il transponder».

Com’era equipaggiata la tua bicicletta?

«Con me ho portato una borsa sottosella contenente vari accessori, una sacca anteriore per custodire oggetti personali (documenti, telefono, lampadine per la notte, borracce e un piccolo kit medico), mentre il servizio di “Bag Drop” è stato curato da “Casa Italia” – Audax Randonneur Italia (ARI)».

Qualche volta hai temuto di non farcela?

«Ho avuto un momento di crisi intorno ai 770 km., succede ai corridori, non riuscivo più a pedalare, avevo dolore alle ginocchia, mi sono fermato per rilassarmi e per riacquistare le necessarie energie per andare avanti, i compagni di squadra mi hanno subito incoraggiato perché durante la randonnée non sei mai solo; devo anche dire che lungo la strada le persone non hanno fatto che spronarci, i francesi avevano allestito piccoli punti di ristoro, anche i bambini ci hanno dato una carica straordinaria e i volontari si sono prodigati per farci avere acqua, cibo e caffè a volontà. Al ritorno ho trovato moltissima gente ad applaudirci e, soprattutto, i miei figli, che mi hanno aspettato per festeggiare insieme a me; è stata un’emozione indescrivibile».

Cosa ha lasciato dentro di te la Parigi-Brest-Parigi?

«La consapevolezza che con la bici si può andare dappertutto, puoi girare il mondo, ovviamente sapendo valutare le proprie condizioni psico-fisiche; quindi, per fare questo devi stare bene in salute, non devi avere problemi a casa, non avere pensieri e, cosa più importante, amare questo sport; mi ha fatto anche capire che la cultura delle due ruote va maggiormente promossa e diffusa in Italia, sensibilizzando gli automobilisti al rispetto dei ciclisti, come avviene in Francia dove le norme sulla distanza di sicurezza tra vetture e biciclette vengono osservate e nessuno strombazza con i clacson all’indirizzo di chi pedala».

Progetti futuri?

«Nel mio orizzonte vedo la Londra-Edimburgo-Londra, che si disputerà nel 2025 su un tragitto di 1.500 chilometri; si tratta sempre di una gara di resistenza, la seconda per importanza dopo quella francese, da affrontare con una preparazione adeguata, anche se per me non saranno più obbligatorie le randonnée di qualificazione, essendo già inserito nello speciale elenco dei randonneurs, ma servirà invece l’invito degli organizzatori britannici. Di sicuro tornerò in Francia tra quattro anni, la Parigi-Brest-Parigi se la fai una volta è per sempre!».

Luigi Lo Presti

 

 

 

 

 

 

 

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