Operazione "Tuppetturu": le frenetiche riunioni dei capi del clan Brunetto -
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Operazione “Tuppetturu”: le frenetiche riunioni dei capi del clan Brunetto

Operazione “Tuppetturu”: le frenetiche riunioni dei capi del clan Brunetto

Un confronto frenetico tra varie fazioni monitorato dal Gico e che ha messo in luce le continue frizioni fra i vari componenti del clan Brunetto.

E’ quanto emerge dall’operazione Tuppetturu. Riunioni come quelle svoltesi a distanza di pochi giorni, nel periodo compreso tra aprile e maggio 2019, cui partecipò, tra gli altri, Carmelo Porto, pochi mesi prima di “saltare il fosso”, collaborando con la magistratura.

Un primo vertice tenutosi a Castiglione di Sicilia e convocato per risolvere una questione riguardante un allevatore di bestiame della zona, protetto dal clan e che per tale motivo contribuiva alle casse dello stesso con un “pensierino”. Dalle conversazioni emergeva che terzi soggetti avevano imposto all’allevatore di spostare il proprio gregge da un terreno ad un altro e che, non avendo ottemperato all’ordine imposto, il bestiame era sparito. Tensioni e malumori che, evidentemente, dovevano essere risolti.

Andò Giuseppe

Pochi giorni dopo un altro incontro di vertice, nel corso del quale dialogano il catanese Gaetano Di Bella e Carmelo Porto che diretti in auto a Francavilla di Sicilia raggiungono Carmelo Caminiti e poi a Piedimonte Etneo, un pezzo da novanta come Paolo Di Mauro, inteso “u prufissuri” (successivamente deceduto nel 2021) con cui poi argomentare sulla gestione dei traffici illeciti, alla presenza di altri soggetti di spicco, Salvatore Zacco e Francesco Maugeri, inteso “Franco u paturnisi. E poi, di nuovo, il faccia a faccia con Paolo Di Mauro, presso la propria abitazione per un altro chiarimento. Confronto al vertice teso essenzialmente ad estromettere il taorminese Giuseppe Ruggeri dall’associazione e dagli affari riguardanti la gestione delle barche turistiche della baia di Taormina, sostenuto, a sua volta, dai componenti del clan fiumefreddese Brunetto.

Ripetuti incontri di vertice del clan con esponenti di rilievo del gruppo criminale, al fine di discutere approfonditamente sugli affari delinquenziali da condurre, in particolare la pianificazione delle estorsioni, compulsando le vittime di turno al pagamento del pizzo, attraverso una precisa strategia pianificata a tavolino.

Avvertendo il più delle volte le vittime con bottiglie, ordigni incendiari da posizionare all’ingresso delle attività commerciali a scopo estortivo. Ma anche il recapito di messaggi intimidatori. Nel giugno del 2019, l’ennesimo summit, questa volta a Francavilla di Sicilia, cui hanno preso parte, tra gli altri, anche il giarrese Giuseppe Andò, “u cinisi”, referente di spicco del clan a Giarre. Carmelo Porto, in quella circostanza, manifestava soddisfazione poiché avrebbe trovato attorno ad un tavolo, tutti insieme, i referenti del clan Brunetto e avrebbe potuto discutere definitivamente sul business delle escursioni turistiche con barche da diporto nel tratto di mare antistante Isola Bella di Taormina.

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