Un anziano leone, ricordo del preside Dino Fresta -
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Un anziano leone, ricordo del preside Dino Fresta

Un anziano leone, ricordo del preside Dino Fresta

Leonardo Fresta per gli amici era solo Dino, nato a Giarre il 14 giugno del 1931 e morto a Giarre il 29 marzo del 2022: laureato in Chimica all’Università di Bologna di umili natali conquistò presto l’incarico di insegnante di Chimica a Verbania sede distante dalla terra natia…

L’esordio professorale non fu facile per Lui, siculo geloso custode delle nostre nobili tradizioni. Con i colleghi e gli alunni della sua prima sede non fu facile convivenza perché Dino ci teneva ad essere fiero della sua provenienza elogiando le splendide doti naturali della terra natia.

Avvertì da docente un naturale impulso a dirigere una scuola. Non abituato ad obbedire agli ordini, si preparò al concorso per dirigente scolastico e conquistò presto la cattedra nel 1969. Il ricordo del suo modo di gestire una Scuola media  (tra le altre la “Galilei” a tempo pieno a Riposto e la “Verga” a Giarre) non è facile definirlo: sapeva essere severo ma allo steso tempo e assai disponibile al dialogo con i colleghi ligi ai doveri e culturalmente preparati.

Buono con i docenti consapevoli dei loro doveri, severo con i docenti poco preparati e sempre pronti a punire i ragazzi deboli e familiarmente poco assistiti. Il preside Dino non fu mai dirigente cattedratico, ma umile servitore dello Stato, ligio ai doveri della delicata missione.

A casa ottimo marito di una splendida moglie, padre esemplare educatore dei suoi due figli abituati ad ubbidire e a collaborare per il quieto vivere della famiglia. Dino marito e padre tra le mura domestiche conosceva le ottime regole del suo ruolo. In cucina era l’autorità indiscussa per la scelta quotidiana dei cibi e per i modi assolutamente ineccepibili di cucinare.

La vita di Dino subì una brusca sterzata quando la sua Lidia per una banale caduta all’uscita dal cine Garibaldi subì una danno fisico invalidante ed a casa assunse i compiti tradizionalmente muliebri; della moglie invalida fu infermiere premuroso e impeccabilmente ligio ai doveri del suo nuovo ufficio ed alle ordinarie cure si aggiunse il compito gravoso di gestire una badante.

Ma Dino trovava anche il tempo per qualche ora della settimana di frequentare, la sera, la casa di un collega per uno svago divertente e puntiglioso: Briscola, briscolone e tresette alle nove di sera due volte la settimana con gli stessi amici. Dino, maestro dei giochi familiari, era correttore severo degli errori commessi dai compagni di gioco. Implacabile nel sottolineare gli errori, ligio nel rispetto della buone regole: orario del sano divertimento immodificabile; il ritardo dei compagni di gioco imperdonabile. Le Nove – ribatteva il preside – sono le nove!

Le vincite di gioco si spendevano in tavolate familiari preparate dal maestro culinario con impeccabile cura. La scelta dei buoni cibi era per il nostro Dino una cura attenta e irreprensibile dal pesce al prezzemolo, non quello seminato scipito, ma quello nato selvaticamente sul muro della campagna. Spesso Dino si recava in macchina a Bronte per gustare le qualità peculiari della buona roba dal pistacchio alle fillette brontesi!

Non era facile con la moglie invalida conciliare i doveri di educatore, marito e padre, cuciniere esperto e scrupoloso: Dino condusse con olimpica serenità la sua lunga vedovanza quando salì al cielo la sua adorata moglie. Scrupoloso e umano Dino è riuscito a conciliare con saggezza i suoi duri compiti di preside, marito e padre. La scuola ne sente da tempo la mancanza, la famiglia, figli e nipoti ne piangono la dipartita.

A Giarre resta il ricordo di una figura eccellente adusa a conciliare le vecchie abitudini familiari con le sterzate di una pericolosa modernità.

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