Giarre, viaggio alla (ri)scoperta del “Giardino siciliano” -
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Giarre, viaggio alla (ri)scoperta del “Giardino siciliano”

Giarre, viaggio alla (ri)scoperta del “Giardino siciliano”

All’Istituto industriale “Fermi – Guttuso” di Giarre si è tenuta una conferenza sulla conoscenza e il valore del “Giardino Siciliano” organizzata dal presidente dell’Associazione culturale “Amici del Fermi” preside prof. Giuseppe D’Urso, per riportarci ad apprezzare sempre più la bellezza della nostra flora mediterranea e i giardini ornamentali siciliani. Presenti il presidente dell’Associazione preside Giuseppe D’Urso, il dirigente scolastico dell’Istituto prof. Gaetano Ginardi, il sindaco di Giarre avv. Angelo D’Anna, il relatore della conferenza prof. Pietro Pavone, già ordinario di Botanica all’ università di Catania che ha presentato al pubblico i risultati di uno studio sul verde nei giardini della Sicilia sud orientale.

Dal punto di vista storico va rilevato che, a causa dei disastrosi eventi naturali che, alla fine del Seicento, sconvolsero questa parte dell’isola, il verde storico è tutto rappresentato da impianti non antecedenti al XVIII secolo. Il rifacimento dei centri abitati privilegiò l’espansione edilizia a scapito dei giardini che, perlopiù, rimasero confinati alle aree periferiche ed alle residenze di campagna. I diversi giardini studiati presentano caratteristiche storiche, architettoniche e floristiche differenti, eppure, in tale diversità, sono tutti legati da un filo comune determinato dalle condizioni climatiche della Sicilia, per cui quasi tutti si connotano come giardini “mediterranei” per la grande varietà di specie esotiche subtropicali, sempre accompagnate da un ricco contingente di specie autoctone.

Anche se l’immagine tradizionale è quella di un’eterna primavera, con grande luminosità e flora lussureggiante, in realtà il giardino del Sud, come si può ancora osservare in vecchie ville e parchi pubblici, è pensato per la ricerca dell’ombra e della frescura, al fine di attenuare il sole e il caldo.

I giardini trattati nella conferenza sono localizzati nelle provincie di Catania, Siracusa e Ragusa, e in essi si possono individuare, dal punto di vista storico, alcune tipologie riconducibili all’origine e all’uso del giardino stesso. All’interno dei conventi, tipicamente all’interno di chiostri, dal disegno regolare e simmetrico, acquisiti al demanio pubblico a seguito delle leggi eversive del 1866, solo in alcuni casi essi mantengono il disegno originario, come quello del Convento di San Pietro, oggi Giardino Garibaldi, a Piazza Armerina, o quello del Convento di San Domenico a Catania, più spesso si presentano profondamente trasformati nelle strutture e nella flora come nel Monastero dei Benedettini a Catania. Altrettanto significativi sono i giardini delle dimore nobiliari, in città o nelle residenze di villeggiatura, alcuni riconducibili alla ricostruzione post-terremoto, come i giardini pensili di Villa Cerami, dei palazzi Manganelli a Catania o le ville ottocentesche dei residenti inglesi a Taormina (la Falconara dei Nelson di Bronte), il giardino di Florance Trevelyan, oggi parco pubblico e, ancora, il parco del Castello di Nelson presso Maniace. I giardini pubblici, nati spesso dal mecenatismo di cittadini illuminati, quali la Villa Pacini e la Villa Bellini a Catania, la Villa Comunale di Palazzolo Acreide, il Giardino Ibleo a Ragusa, ad Acireale la villa Belvedere e a Riposto la villa Pantano. A queste tipologie fondamentali si accompagnano poi altri impianti a verde, meno appariscenti, ma sicuramente interessanti, spesso nascosti in affollati contesti urbani e gelosamente custoditi.

Per quanto concerne gli aspetti floristici viene evidenziata la rilevante presenza, sia nei giardini delle dimore nobiliari e dei conventi sia in quelli più modesti, di specie fruttifere tipiche della tradizione siciliana, agrumi come pure nespoli, melograni ulivi e banani, che testimoniano la diffusa usanza di considerare il giardino in un’ottica utilitaristica, quindi non solo luogo destinato allo svago, al riposo o all’affermazione del rango sociale, ma anche alla produzione di frutta e ortaggi che il proprietario destinava al consumo familiare o alla vendita.

Anna Fichera

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