Sri Lanka, strage di Pasqua: è tempo di nuovi martiri. Intervista a Luca Di Mauro e Don Giuseppe Cannizzo -
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Sri Lanka, strage di Pasqua: è tempo di nuovi martiri. Intervista a Luca Di Mauro e Don Giuseppe Cannizzo

Sri Lanka, strage di Pasqua: è tempo di nuovi martiri. Intervista a Luca Di Mauro e Don Giuseppe Cannizzo

Già dieci anni fa Alberto Leoni aveva analizzato, dopo i tragici eventi dell’11 settembre 2001 con l’attacco alle “Torri Gemelle”, il lungo conflitto che per secoli oppose ed ancora oggi oppone, da una parte. i cristiani e, dall’altra, i musulmani in Europa, Asia ed anche l’Africa nel libro “La Croce e la Mezzaluna” con un chiaro sottotitolo: le guerre tra le nazioni cristiane e l’Islam, una storia militare dalle conquiste arabe del VII secolo al terzo millennio.

Un perenne conflitto, fatto oggi soprattutto da attentati, condotti in particolare modo in posti dove è inimmaginabile che possano accadere secondo il concetto che la forma di vita all’occidentale, quasi egemone sulla faccia del nostro pianeta, può, agli occhi di una parte del mondo musulmano, essere vinta attraverso la guerra del terrore con attacchi ai simboli cristiani, le chiese, ed a quelli del turismo occidentale, gli alberghi.

L’Europa ha quasi completamente rimosso dalla propria corta memoria i sanguinosissimi conflitti sostenuti contro l’islam per non perdere anche la propria dignità e difendere le proprie convinzioni religiose a difesa delle libertà e della dignità di tutte le persone: occorre ricordare che, ancora agli inizi del 1800, si poteva notare in giro per la città di Palermo Francesco Paolo Gravina, ultimo principe di Palagonia (morto il 15 aprile 1854 in odore di santità e con una causa di beatificazione iniziata dal cardinale Pappalardo diversi anni fa) intento a raccogliere fondi anche per liberare, col riscatto, i tanti cristiani catturati durante le varie scorrerie effettuate lungo le coste della Sicilia e detenuti come schiavi nelle varie città del nord Africa proprio dai musulmani.

E come la Sicilia, al centro del mar Mediterraneo e terra di emigranti, è stata a lungo contesa durante i secoli, anche il lontano Sri Lanka  (conosciuta in Europa dapprima come Ceylon), al centro dell’Oceano Indiano ed anch’essa terra di emigranti, è stata contesa dalle varie potenze mondiali a partire dal ‘600, Portogallo, Olanda, Germania, Inghilterra e da ultimo la Cina con la cosiddetta “Via della Seta”, in quanto crocevia delle ricchissime rotte commerciali dall’Europa e dall’Africa verso l’Asia e viceversa: oggi, dopo lunghe e sanguinose guerre civili tra i tamil, di religione induista, e i nativi singalesi, di religione buddista, gruppi che compongono la maggioranza della popolazione del paese a forma di una goccia d’acqua staccatasi dalla penisola indiana e con una bandiera, composta da due strisce verticali verde ed arancio bordata di giallo, sulla quale spicca un leone che impugna con la zampa destra una spada su uno sfondo amaranto e con ai quattro angoli delle foglie di “ficus religiosa”, a simboleggiare le quattro religioni ancor’oggi presenti nell’isola, musulmana, induista, buddista e cristiana, è diventata una repubblica il 22 maggio del 1972 col nome di Repubblica Democratica Socialista dello Sri Lanka con capitale chiamata dagli occidentali, per brevità, Colombo, ma il cui vero nome è Sri Jayewardenepura Kotte.

A parlare di questo lontano paese sono Luca Di Mauro, dal 1994 e fino allo scorso anno console onorario di quel lontano paese, e don Giuseppe Cannizzo, responsabile della pastorale diocesana etnea per i migranti.

“La comunità cingalese o meglio srilankese – afferma Luca Di Mauro – è presente nel Sud Italia, in Campania doce a Napoli esiste un altro consolato onorario, in Sicilia vivono circa 3.500 persone, a Palermo si trovano soprattutto i tamil e gli induisti, un’altra grossa comunità appartenente  a varie religioni è presente a Messina, a Catania è preponderante la presenza della cosiddetta minoranza cattolica e molti di loro svolgono varie attività compresa quella, soprattutto per le donne, di badanti nelle famiglie proprio come Haysinth Rupasisingha, di 55 anni, rientrata nel proprio paese per le festività pasquali dopo 28 anni e rimasta uccisa nella chiesa dedicata a San Sebastiano a Katuwapitiya, in provincia di Negombo, qualche giorno prima di recarsi in Australia a trovare una figlia,, anch’essa emigrata. Il luogo di culto, assegnato dall’arcivescovo, si trova in pieno centro cittadino, a due passi dal Duomo e da piazza Università, a Santa Maria dell’Ogninella dove avvengono i riti religiosi officiati dal sacerdote Michael Censius Perera”.

“Hanno colpito un paese dalle molte fragilità – ha continuato Di Mauro –  basti pensare che il violento tsunami causato dal terremoto dell’isola di Sumatra, 9,3 della scala Richter, con oltre 300 mila tra morti e feriti, dei quali 60 mila nella sola Sri Lanka il 26 dicembre del 2004 (tragica coincidenza col terremoto sull’Etna dello scorso anno) colpì in primo luogo proprio e gravemente lo Sri Lanka, ma anche l’India e la costa orientale dell’Africa; gli aiuti coordinati proprio dal mio consolato e partiti dal porto di Catania con oltre una decina di container e grazie alla generosità dello stesso spedizioniere, comprendente macchinari, un dissalatore per l’acqua potabile, persino generi di conforto e tanti generi alimentari, giacquero abbandonati nel porto della capitale fino al completo deperimento”.

“Sono diverse le comunità cristiane di altri paesi insidiatisi nel corso degli anni a Catania – precisa don Giuseppe Cannizzo – i rumeni nella chiesa della martire Sant’Agata in piazza Falcone, gli italo-greci a San Leone Vescovo in piazza Turi Ferro, i copto-ortodossi d’Egitto a San Gaetano alle Grotte in piazza Carlo Alberto (a fera ‘o luni), proprio gli srilankesi a Santa Maria dell’Ogninella, piccolo gioiello architettonico del barocco etneo attribuito a G. B. Vaccarini, completamente rimessa a nuovo e consacrata il 12 settembre del 1999 dall’arcivescovo Luigi Bommarito. Nello Sri Lanka, oltre la sede metropolitana, esistono 11 diocesi con una popolazione di circa 1.400.000 fedeli pari al 7 per cento della popolazione, mentre è pure presente un nunzio apostolico, nominato sin dal settembre del 1975 dal papa San Paolo VI, carica ricoperta oggi da Pierre Nguyn Van Tot, nominato nel corso del 2014, con una conferenza episcopale retta dal cardinale Albert Malcom Ranijith Patabendige Don. Sempre molto affollate le celebrazioni religiose della domenica; da notare la commossa partecipazione alla veglia di preghiera del 25 aprile scorso per il ricordo delle vittime e la processione di domenica 28 aprile, partita dalla chiesa e snodatasi lungo la via Etnea fino a piazza Stesicoro, da parte della stessa comunità con in testa una grande croce di legno, portata da un chierichetto dalla veste azzurra bordata di bianco, e l’auspicio della vera pace tra tutti gli uomini e le donne con canti, preghiere ed inni religiosi”.

Domenico Pirracchio

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