Giarre, retromarcia opportunista sulla mozione di sfiducia. Ma il Consiglio rischia di andare lo stesso a casa -
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Giarre, retromarcia opportunista sulla mozione di sfiducia. Ma il Consiglio rischia di andare lo stesso a casa

Giarre, retromarcia opportunista sulla mozione di sfiducia. Ma il Consiglio rischia di andare lo stesso a casa

L’Opposizione si è spaccata sulla mozione e sul contenuto di alcuni passaggi del documento. Tensioni, crisi di nervi, accuse al vetriolo all’ex presidente del Consiglio Raffaele Musumeci e opportunistiche posizioni attendiste.

Provocatoriamente durante la riunione fiume di giovedì sera, nell’aula consiliare del municipio, la consigliera Giusi Savoca, ha stracciato la mozione. Un gesto sprezzante dinanzi a quel muro di opportunismo che paralizza la città. Risultato tangibile: la mozione registra una penosa fase di stallo e rimane a “bagnomaria”.

Tra i consiglieri che hanno provocato il blocco dell’iniziativa Leo Patanè che ha scelto già da tempo una linea meno oltranzista e Vittorio Valenti, quest’ultimo non disponibile a firmare ma eventualmente pronto a votarla in aula. Una posizione, la sua, che trasuda coerenza e, soprattutto, fermezza politica. Con buona pace del suo mentore Orazio Scuderi.

La mozione di sfiducia è, sulla carta, un documento politico. Ma non a Giarre dove invece un manipolo di consiglieri ha condizionato il proprio “sì” alla sfiducia al potenziale pericolo dello scioglimento del Consiglio per la mancata approvazione del bilancio riequilibrato.

La retromarcia, infatti, è la diretta conseguenza delle rassicurazioni fornite dal presidente del consiglio Francesco Longo che, di rientro da Palermo dall’assessorato agli Enti locali, ha appreso che i tempi dell’insediamento del commissario non sarebbero stati veloci e che prima di un eventuale sanzione al Consiglio avrebbe intimato l’amministrazione a produrre gli atti contabili. Quali migliori parole per prendere tempo e rinviare la decisione della mozione.

Assist perfetto per continuare a sopravvivere lasciando campo libero al sindaco che, nella baraonda politica del momento, ha trovato il tempo di farsi immortalare davanti al cantiere di via Ungaretti. Manco fosse stata la Tav. Ma dietro le motivazioni opportunistiche di bloccare la mozione vi sarebbe altro.

Secondo diverse fonti vi sarebbe un accordo sottobanco con il sindaco. Non solo. Sullo sfondo la posizione non meglio definita di qualche consigliere che – si apprende – dovrebbe restituire decine di migliaia di euro al Comune per presunti indebiti rimborsi. Somme importanti da far girare la testa al punto da fare impallidire il caso di Raffaele Musumeci che, galvanizzato dal recente esito giudiziario – è stato assolto – preparerebbe la propria vendetta.

Un piano diabolico per mettere alla gogna chi pensa di averla fatta franca, godendo di una inaccettabile impunità.

Intanto i due documenti contabili la cui mancata approvazione comporta lo scioglimento del Consiglio rimangono al palo. I revisori non hanno ancora espresso parere sul primo dei due atti, il Rendiconto 2017. Frattanto la Regione, già la prossima settimana potrebbe inviare al Comune un commissario, al netto delle filosofiche valutazioni politiche di qualche consigliere. E potrebbe essere troppo tardi per una nuova, penosa, retromarcia.

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