Acitrezza, Lido dei Ciclopi: 25 anni di lavoro precario e si ritrova senza futuro -
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Acitrezza, Lido dei Ciclopi: 25 anni di lavoro precario e si ritrova senza futuro

Acitrezza, Lido dei Ciclopi: 25 anni di lavoro precario e si ritrova senza futuro

Quello che segue è lo sfogo-denuncia del giornalista Orazio Vasta, militante della Federazione del Sociale USB Catania, che da 25 anni collabora con il Lido dei Ciclopi, azienda del gruppo Gli Ulivi Srl confiscato dallo stato alla mafia, precisamente al tandem Graci-Aiello.

“Lavoravo 8 mesi l’anno – dichiara Vasta -. Adesso, al Lido dei Ciclopi di Acitrezza, azienda confiscata alla mafia, dopo 25 anni di lavoro precario, non ho neanche iniziato a lavorare. Lo scorso anno ho iniziato a giugno ma, a febbraio, nell’ambito di un incontro, il direttore del CdA, che gestisce la struttura aziendale per conto dell’Agenzia Nazionale dei Beni sequestrati e confiscati alla Criminalità organizzata, aveva già annunciato verbalmente la programmazione delle assunzioni. Discutibile e discussa programmazione, ma aveva almeno dato una comunicazione”.

“Quest’anno – continua Vasta – assoluto silenzio. Niente incontro. Niente comunicazione. Solo messaggi da decifrare, fra “allargate di braccia”,  spostamenti di personale a tempo indeterminato, strane assunzioni nel comparto aziendale sito nella zona di Sigonella e dintorni. Che fare? Come USB, per il secondo anno consecutivo, abbiamo chiesto al CdA un incontro per conoscere il Piano Industriale Aziendale. Ancora attendiamo la risposta dell’anno scorso!”.

“A questo punto – Vasta sottolinea con amarezza – dopo circa 25 anni di precariato, invece della stabilizzazione, sono costretto a difendere il mio posto di lavoro precario anche con lo sciopero della fame, nell’ambito di un presidio da tenere accanto all’ingresso del lido”.

“Da non dimenticare – conclude il sindacalista dell’USB – che stiamo parlando di una azienda confiscata alla mafia, proprietà dello stato, che non può, quindi, essere gestita a livello privato: da Cosa Nostra a Cosa Loro!”.

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