Acireale: presentato il libro di Salvatore Statello su “Ines de Castro” -
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Acireale: presentato il libro di Salvatore Statello su “Ines de Castro”

Acireale: presentato il libro di Salvatore Statello su “Ines de Castro”

L’associazione culturale “Archimede” tra ex alunni e docenti dell’omonimo liceo Scientifico statale di Acireale, presieduta dal prof. Mario Pavone, ha ospitato nell’aula Magna “G. Bianca” dell’istituto un incontro con Salvatore Statello, autore del volume “Ines de Castro”, un mito lungo cinque secoli, Di Nicolò edizioni, Messina, 2016.

L’interessante serata culturale è stata articolata affidando alla giornalista e scrittrice Rita Caramma, non il commento critico del testo bensì il ruolo di fare una serie di domande all’autore sul suo corposo  lavoro e sul perchè la storia in esso contenuta è ormai un mito lungo cinque secoli.

Il prof. Salvatore Statello, ripostese d’adozione, ha compiuto gli studi all’Università di Pisa e di Parigi dedicandosi, poi, all’insegnamento della lingua e letteratura francese, ma è anche un raffinato cultore della lingua e letteratura portoghese. L’incontro è stato introdotto dal prof. Francesco Calì, socio romanzo-ines-de-castro-03dell’associazione, che ha definito l’eroina portoghese Ines (1320/1355), “donna simbolo dell’amore puro sacrificato alla ragion di Stato” dato che è stata prima l’amante e successivamente la moglie dell’erede al trono e futuro re del Portogallo, Pietro I. Donna fatta assassinare dal suocero, il re Alfonso IV, contrario alla relazione del figlio con la nobildonna ma resa regina postuma da Pietro I, follemente innamorato di lei, salito  al trono alla morte del padre.

La parola passa quindi alla Caramma che inizia il suo intervento ricordando che la giornata scelta per l’incontro, per inciso, coincide  con la giornata mondiale della lotta contro la violenza sulle donne, e che pertanto è perfettamente in tema con il contenuto del lavoro di Statello. Quindi spazio alle domande: sul contesto storico/politico del XIV secolo in Portogallo; sull’interesse di un autore siciliano per un fatto realmente accaduto in Portogallo nel 1355; da quale periodo un semplice “fatto di cronaca” portoghese diventa mito e leggenda; quali autori hanno già riportato  meglio la storia dell’eroina Ines, al fine di una maggiore e migliore diffusione del soggetto; ed altro ancora.

Domande interessanti e pertinenti fatte dalla giornalista Caramma che hanno ricevuto eguale peso nelle risposte di Statello. Il “mito” è incominciato a sorgere letteralmente proprio cinquecento anni fa a seguito del fatto che nel XVI secolo, i modelli rinascimentali italiani disegnati sui grandi amori danteschi e petrarcheschi, ricercavano in Portogallo similari soggetti e stesse forme per poter dare un forte profilo umanistico anche alla nazione lusitana.

“Secondo me – ha sottolineato Statello – l’autore più importante è Antonio Ferreira (Lisbona 1528/1569), poeta e drammaturgo, che per primo si interessò alla vicenda producendo la tragedia, intitolata Castro intorno al 1555, seguendo i canoni greco-latini, soprattutto di Seneca. Opera rimasta il modello principale di quelle successive.  La tragedia Castro da me tradotta, per la prima volta in italiano ed inserita nel mio volume, dal punto di vista artistico resta la migliore opera teatrale della letteratura portoghese”.

La serata è stata impreziosita dalla lettura di due brani tratti dalla tragedia di Ferreira a cura della dott.ssa Marinella Scordo, laurea in Comunicazione. Per la cronaca aggiungiamo che quest’ultimo lavoro di Statello, con la prefazione della prof.ssa Mariagrazia Russo docente di lingua portoghese all’Università di Viterbo, contiene la prima romanza su Ines, scritta nel 1516, la tragedia di Antonio Ferreira, a metà del Cinquecento, ben 12 sonetti e una romanza di Francisco Manuel de Melo, della prima metà del Seicento, tradotti in italiano dall’autore.

Il volume pubblicato da Di Nicolò, Messina, 2016, fa seguito al primo lavoro di Statello sull’argomento, dal titolo “Ines de Castro, eroina del teatro italiano tra Settecento e Ottocento”.

Camillo De Martino

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