Riposto, scarcerato Benito La Motta per cessazione efficacia della misura cautelare -
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Riposto, scarcerato Benito La Motta per cessazione efficacia della misura cautelare

Riposto, scarcerato Benito La Motta per cessazione efficacia della misura cautelare

Il ripostese Benito La Motta, 58 anni, indicato come presunto appartenente al clan Brunetto,  oggi pomeriggio è stato rimesso in libertà in seguito alla cessazione della efficacia della misura cautelare avendo scontato in carcere più degli 8 anni che gli erano stati inflitti dalla Corte d’appello (processo Gotha) in continuazione con una precedente sentenza.

Ne da notizia l’avv. Cristoforo Alessi che, assieme all’avv. Ernesto Pino, assiste La Motta. I difensori di La Motta attendono il deposito della motivazione, 90 giorni con decorrenza 1 luglio, prima di assumere qualunque decisione, ribadendo il proprio pensiero sull’innocenza del proprio assistito e in questo quadro non escludono il ricorso in Cassazione.

Come si ricorderà nei giorni scorsi la seconda sezione penale della Corte d’Appello di Catania, presieduta dalla dott.ssa Lattanzio,  aveva emesso la sentenza in relazione al processo denominato “Gotha” (dall’omonima operazione condotta dai Cc di Giarre). Si trattava dell’appello al giudizio abbreviato di primo grado che aveva dichiarato la penale responsabilità di tutti gli imputati per associazione mafiosa: Benedetto La Motta di Riposto, Pietro Carmelo Oliveri di Giarre, Alfio Patanè e Salvatore Brunetto, di Fiumefreddo, assolvendo in quella circostanza, il 24 aprile del 2015, un quinto imputato, il mascalese Rosario Russo.

In riforma della predetta sentenza i giudici di Appello avevano assolto Carmelo Pietro Oliveri da tutti i capi di imputazione, disponendo la sua formale scarcerazione (è in attesa di giudizio in altro processo) ed ha rideterminato le pene per gli altri imputati. Per Salvatore Brunetto la Corte aveva, invece, escluso l’aggravante di capo promotore riducendo la pena dagli iniziali 12 anni in 8 anni e 8 mesi di reclusione. Alfio Patanè, è stato assolto da due capi di imputazione (detenzione armi ed estorsione) perché il fatto non sussiste, condannandolo, esclusivamente, in appello, per il reato associativo alla pena finale di 6 anni. Per Benedetto La Motta, la Corte d’Appello ha determinato la pena finale di 8 anni di reclusione in continuazione con la sentenza emessa in data 19 ottobre del 2000 divenuta irrevocabile il 10 giugno 2002.

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