Catania, arrestati i rapinatori della gioielleria Lanzafame: sono tutti di Paternò. Con loro una ragazza di 15 anni VD -
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Catania, arrestati i rapinatori della gioielleria Lanzafame: sono tutti di Paternò. Con loro una ragazza di 15 anni VD

Catania, arrestati i rapinatori della gioielleria Lanzafame: sono tutti di Paternò. Con loro una ragazza di 15 anni VD

Su delega della Procura della Repubblica di Catania, personale della Polizia di Stato ha posto in stato di fermo di indiziato di delitto i paternesi Salvatore Marano, 26enne, Salvatore Nicola Roccia, 22enne, in esecuzione a decreto di fermo, emesso in data 25 febbraio 2016 dalla Procura della Repubblica di Catania, in quanto gravemente indiziati di tentata rapina aggravata e lesioni.

Roccia

Roccia

Marano

Marano

Come si ricorderà, la mattina del decorso 10 febbraio personale della Squadra Mobile interveniva in questa via Vittorio Emanuele presso la gioielleria “Lanzafame gioielli” a seguito di allarme di rapina collegato al 113.

Le prime frammentarie informazioni davano il titolare della gioielleria ferito dai rapinatori da colpi d’arma da fuoco all’addome.
In realtà, personale della Squadra Mobile verificava che, poco prima, tre individui, di cui una donna, a viso scoperto, avevano fatto ingresso all’interno della gioielleria e, dopo avere aggredito il titolare che si trovava dietro il bancone – colpito violentemente al volto – si erano avvicinati al retrobottega ove era presente il di lui figlio.
Durante dette fasi, uno dei rapinatori, individuato in Roccia, sotto la minaccia di una pistola del tipo semiautomatico, intimava al titolare di consegnare le chiavi della cassaforte; subito dopo, si avvicinava al retrobottega ove si trovava il figlio al quale puntava la pistola esplodendo un colpo, risultato a salve. A seguito di tale azione, il figlio del titolare perdeva i sensi e cadeva per terra sbattendo violentemente la testa.

I tre rapinatori, che non erano riusciti a consumare la rapina, si davano alla fuga appiedati percorrendo la via San Giuseppe al Duomo. Il figlio del titolare, dopo essere stato medicato sul posto da sanitari del 118, veniva trasportato tramite ambulanza presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Garibaldi ove gli veniva diagnosticata una ferita lacero contusa e trauma cranico con perdita di coscienza. Anche il padre doveva fare ricorso alle cure dei sanitari che gli diagnosticavano delle ferite ed escoriazioni.

In sede di sopralluogo eseguito da personale del locale Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica, all’interno del retrobottega veniva rinvenuto e sequestrato un bossolo a salve.
Personale della Sezione Reati contro il Patrimonio – “Squadra Antirapina”, d’intesa con la Procura della Repubblica di Catania, avviava immediatamente le indagini, partendo da un attento monitoraggio degli impianti di video-sorveglianza dei luoghi in cui era stato consumato il delitto e della via di fuga.

Detta attività consentiva di individuare il terzetto in via San Giuseppe al Duomo: veniva notata una donna con un giubbotto rosso procedere di corsa, seguita da due individui a passo d’uomo mentre si avvicinavano ad un’autovettura che era stata lasciata ivi parcheggiata.
La presenza del terzetto lungo la citata stradina veniva notata da un brigadiere della Guardia di Finanza che rilevava i tre a salire a bordo di una VW Polo.

Dalle immagini si ricavava che la vettura era una VW Polo “Cross” di colore grigio metallizzato – modello caratterizzato dalla presenza di barre in acciaio sul tetto e fascioni laterali, ndr – della quale però non si riusciva a rilevare il numero di targa. La vettura veniva notata da altri filmati procedere in direzione via Alessi.
Da una minuziosa verifica dei varchi in ingresso ed uscita dal capoluogo emergeva il passaggio, in orario compatibile e successivo alla rapina, della vettura nei pressi di questa piazza Alcalà; successivamente, lo stesso mezzo si rilevava nei pressi del c.d. Faro Biscari in direzione dello svincolo Asse dei servizi.

Carpita la targa dell’auto, veniva avviata mirata attività, anche di carattere tecnico, nei confronti del figlio dell’intestatario, Salvatore Marano, giovane di Paternò che ne risultava il reale utilizzatore.

Venivano effettuati discreti servizi di osservazione che, non disgiunti dalla disamina dei tabulati con i contatti e le frequentazioni del predetto, consentivano di risalire all’identità della banda, composta da altri due giovani, anch’essi di Paternò, di cui una minore quindicenne, tutti incensurati.
Roccia è stato trovato in possesso di una pistola semiautomatica a salve, della quale tentava di disfarsene, risultata quella utilizzata per commettere il reato.
Sulla scorta dei gravi e concordanti indizi di reità, la Procura della Repubblica di Catania emetteva decreto di fermo nei confronti dei predetti Marano e Roccia.
Espletate le formalità di rito, i fermati sono stati associati presso il carcere di Catania “piazza Lanza” a disposizione dell’A.G.

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