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Etna: le restrizioni della Protezione Civile scatenano le proteste

Etna: le restrizioni della Protezione Civile scatenano le proteste

etnaLe “procedure di allertamento rischio vulcanico e modalità di fruizione per la zona sommitale del vulcano Etna” emanate dal Dipartimento regionale della Protezione Civile che, di fatto, limitano la libera fruizione dell’Etna, stanno suscitando numerose proteste.

Alza la voce il comitato “Etna Libera”: “È giusto garantire la piena fruibilità dell’Etna nel rispetto della sicurezza ma evitando gli attuali vincoli e divieti imposti dalla Protezione Civile: vincoli che rendono inaccessibile il nostro vulcano, grande attrazione di fatto negata a tantissimi turisti”.

rifugioA “Etnalibera”, fa eco il deputato catanese Giuseppe Berretta (Pd): “Stando a queste procedure, il libero escursionismo è vietato, minando così le attività economiche legate al turismo sull’Etna. La regolamentazione della fruizione dell’area sommitale è oggetto di numerose critiche anche da parte degli addetti ai lavori, dal CAI a Federescursionismo Sicilia, otre che da operatori turistici e guide. I divieti, oltre a essere in contrasto con la Costituzione e con la legge istitutiva di Protezione Civile, appaiono contrastanti con il Codice civile sul Demanio. Inoltre, la periodica emanazione di questi divieti inficia e in alcuni casi impedisce l’attività di guida alpina e vulcanologica che, invece, trova una delle sue ragioni proprio nell’assistere i viaggiatori in caso di pericolo o di maggiore farfalle sull'etnadifficoltà dell’escursione. Garantire la fruibilità del Vulcano che, inserito nella World Heritage List dell’Unesco, dovrebbe rappresentare una grande opportunità per il territorio. È necessario quindi restituire all’Ente Parco la piena responsabilità di regolamentare e gestire la fruizione dell’area protetta mantenendo le procedure di monitoraggio e allertamento in capo alla Protezione Civile; mantenere “la zona gialla” (alto rischio) all’interno della quale chi accede lo fa nella piena consapevolezza dell’elevato, potenziale pericolo e assumendosi anche la responsabilità legale nel caso in cui accompagni persone meno esperte e, infine, favorire attività di informazione e prevenzione piuttosto che di divieto e di riduzione della fruizione dell’Etna”.
Anche il Collegio Regionale delle Guide Alpine ha presentato un ricorso contro le restrizioni volute dalla Protezione Civile regionale.
La procedura della Protezione civile tanto contestata è datata 2003 ed è in piena contraddizione con l’ente Parco Dell’Etna che ha adottato, nello stesso 2003, un regolamento proprio per “contemperare il diritto a godere della natura con la sua salvaguardia, disponendo alcune norme di cautela da osservare da parte dei visitatori”.
L’Etna, ovviamente, non è un parco giochi, ma ci chiediamo come sia possibile che una procedura del 2003 sia ancora totalmente in vigore in un territorio che si trasforma continuamente?

Orazio Vasta

Foto di Rossella Sturiale

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