Giarre, Bicentenario spegne la città -
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Giarre, Bicentenario spegne la città

Giarre, Bicentenario spegne la città

Disfattista. Invidioso. Non filogovernativo. Pensatela come volete, ma almeno, con il massimo della sincerità, esprimo una serie di considerazioni sulle celebrazioni del Bicentenario giarrese, senza peli sulla lingua.

La città non ha sentito per nulla l’evento, non comprendendone l’importanza. In fondo si tratta della storia di Giarre.  Ma essendo ormai i cittadini  diventati tutti contemporanei non poteva essere altrimenti. Risultato tangibile: al netto degli addetti ai lavori, portaborse, appendini umanizzati, la grande festa è stata clamorosamente disertata. Un tonfo!

Una tristezza infinita il corteo che si snodava lungo  la via Callipoli, con l’illuminazione dimezzata. Forse al prossimo centenario, si illuminerà, stavolta, l’altra fila di lampioni artistici. Forse.

Commovente, poi, la piazza Duomo, cuore dei festeggiamenti, semivuota. Al buio. Con il Duomo ingabbiato e inagibile. Già il simbolo del Bicentenario rappresenta, nella sua maestosità, il fallimento di questa città.

E poi il palco, disadorno, con una sfavillante bionda presentatrice a tessere le lodi dell’Amministrazione. Uno spaesato  Caccamo giunto sul palco a tarda sera, quando ormai in piazza era rimasto solo qualche galoppino che ha sofferto il freddo.

Il Bicentenario con i suoi festeggiamenti? Solo una serata per pochi. Del resto cosa c’è da festeggiare?  Un’Amministrazione che, pur non avendo la maggioranza in Consiglio, si ostina a governare una città ridotta a dormitorio? Festeggiare cosa? La morte del commercio con la spaventosa chiusura di quasi 100 negozi nel centro storico e sede di centri commerciali made in China?

Celebrare le incompiute come il teatro del Contratto di quartiere i cui cantieri procedono al rallentatore?Dopo 60 anni di attese.

Inneggiare cosa? Forse la morte dell’ospedale? Del Tribunale, della Serit e di tutti gli uffici pubblici emigrati ad Acireale? Celebrare cosa, infine? Forse i tanti “servizi” di cui godiamo? Strade ridotte a colabrodo, criminalità agguerrita, ambulantato selvaggio e abusivo  “padrone” delle strade. E ancora:  stadio inagibile, squadra di calcio scomparsa, quartieri e frazioni abbandonati nel degrado.

Insomma festeggiamo per non piangerci addosso. A pensarci bene meglio le lacrime che una crassa amara risata.

Mario Previtera

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