Giarre, Papa Giovanni XXIII e Carmine: solidarietà “d’eccellenza” -
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Giarre, Papa Giovanni XXIII e Carmine: solidarietà “d’eccellenza”

Giarre, Papa Giovanni XXIII e Carmine: solidarietà “d’eccellenza”

La formula della cooperazione in sinergia come strumento per contrastare l’aumento dei casi di indigenza e di disagio sociale. Fare rete per risollevare i soggetti più deboli dal baratro dell’emarginazione ed inserirli in un percorso comunitario, formativo o lavorativo capace non solo di valorizzare le loro potenzialità ma anche di riimmetterli nel tessuto societario. È questa la logica sposata ormai da tempo dalla parrocchia San Francesco d’Assisi al Carmine di Giarre al fine di migliorare la qualità della vita non solo di quanti non dispongono nemmeno delle principali risorse alimentari ma anche di soggetti con disagio o di individui fortemente penalizzati dall’imperante crisi lavorativa.

Uno dei primi passi mossi in tal senso dalla predetta comunità parrocchiale nella direzione di una politica improntata alla solidarietà verso il più debole, fu non solo l’istituzione della “Caritas” ma anche la fondazione della casa famiglia “Madonna della Provvidenza”, gestita da Mario Muratori. Occupava ancora lo scranno di primo cittadino Giuseppe Toscano quando la Caritas della parrocchia in questione chiese al sindaco Toscano di beneficiare dell’uso dell’ex carcere mandamentale di corso Sicilia.

Da un sopralluogo effettuato, emerse che la struttura versasse in condizioni di estremo degrado. Pertanto, don Diego Sorbello si attivò ai fini del ripristino delle condizioni igieniche minime, prodigandosi anche in funzione della rimozione delle macerie. L’obiettivo di don Diego Sorbello era infatti di convertire l’immobile in un centro che erogasse servizi assistenziali ai più bisognosi. Le spese di ristrutturazione dell’immobile, sostenute dalla parrocchia stessa, ammontarono a 500 milioni delle vecchie lire. Una volta ristrutturato l’immobile, il frate accarezzò il sogno di ottenere la struttura in comodato d’uso gratuito. Tuttavia egli dovette fare i conti con una amara sorpresa. L’ente pubblico non poteva concedere la struttura in comodato d’uso gratuito. In compenso, la parrocchia avrebbe potuto beneficiare di un ribasso del 90% rispetto alla base d’asta. Pertanto, le spese relative al pagamento del canone d’affitto, invece di sostanziarsi in un importo di 35 milioni di lire annui, si sarebbero sostanziate in una cifra pari a 3 milioni e 500 mila lire annui.

Don Diego dunque acconsentì, seppur a malincuore, a questa formula. Soltanto con l’avvento del sindaco Teresa Sodano, ed in particolare nel periodo ascrivibile al primo mandato del predetto primo cittadino, la parrocchia potè godere di un comodato d’uso gratuito, relativamente all’immobile in questione. La casa famiglia “Madonna della Provvidenza”, che si estende su una superficie di circa 1.000 metri quadrati, nacque nel 2000 e rientra tutt’ora nell’orbita della comunità Papa Giovanni XXIII. In essa trovano accoglienza minori o adulti con situazione di disagio, così come anche ex detenuti o detenuti in alternativa alla carcerazione. In passato però, la struttura ha ospitato anche ex prostitute ed immigrati. Essa inoltre collabora con la Caritas (ubicata anch’essa in corso Sicilia) nelle operazioni di gestione del vestiario da fornire ai più bisognosi.

La Caritas dunque, non assolve soltanto alla mansione di fornitura delle derrate alimentari. Ecco come funziona la collaborazione tra la casa famiglia e la “Caritas”: la casa famiglia “Madonna della Provvidenza” gestisce un deposito per il vestiario. La Caritas poi,forte di un numero pari a circa 50 volontari, procede con una seconda selezione in funzione del riciclaggio degli indumenti. L’attenzione che don Diego ha riservato a questa casa famiglia si è anche sostanziata in una particolare cura degli aspetti economici. In virtù dell’accordo siglato con la comunità Papa Giovanni XXIII infatti, sia il costo della bolletta dell’Enel che quello della tassa sui rifiuti, è a carico della comunità stessa, così come anche l’importo dell’eccedenza del canone idrico. Diversamente, il costo della bolletta del metano e del canone idrico è a carico della parrocchia guidata dal frate.

Precisato ciò, la missione di supporto ai più indigenti condotta dalla parrocchia del Carmine in sinergia con la Comunità Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi, si è ramificata ulteriormente. La cooperativa sociale Onlus “Ro’ la Formichina” di Santa Venerina, affianca infatti la Caritas di Giarre nella raccolta di panni usati da destinare ai più poveri. In particolare, i vestiti in eccedenza e soprattutto quegli indumenti che non possono essere valorizzati, vengono commercializzati e dunque venduti a negozi o grossisti. Gli introiti derivanti da tale vendita, come ha sempre specificato Marco Lovato, presidente della cooperativa, vengono investiti nel finanziamento di progetti locali in favore degli indigenti.

Ma l’attività di “Rò la Formichina” non si esaurisce qui. Essa, oltre a porre in essere attività educative funzionali al reinserimento nella società di soggetti con disagio, provvede anche alla realizzazione di laboratori artigianali che si occupano non solo del restauro di mobili, ma anche della realizzazione di bomboniere e di oggettistica in generale. Il ricavato è destinato all’autofinanziamento della cooperativa. Colpisce particolarmente il lavoro di giovani del centro diurno, poiché si sostanzia nella realizzazione dei “Rimanufatti”. Stracci e stoffe diventano infatti materiali impiegati nella realizzazione di borse, porta occhiali, libretti sensoriali e dunque di prodotti la cui vendita diventa funzionale al prosieguo del progetto di supporto a soggetti che necessitano di riimmetersi nel circuito lavorativo. Si è quindi delineato tra Giarre e Santa Venerina, un solido apparato proteso alla tutela dei soggetti più svantaggiati, nel tentativo di appianare gli squilibri di matrice discriminatoria che connotano la nostra società.

Umberto Trovato

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