Randazzo, bruciano centinaia di ettari di macchia mediterranea -
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Randazzo, bruciano centinaia di ettari di macchia mediterranea

Randazzo, bruciano centinaia di ettari di macchia mediterranea

Non si placano gli incendi boschivi a Randazzo e nelle contrade limitrofe. Per la metodicità e la dinamica d’innesco dei vari focolai, come causa del fuoco, si esclude l’autocombustione

IncendioRandazzo3Un’altra giornata campale per gli uomini del servizio antincendio della Regione Siciliana. Un imponente incendio boschivo – il più vasto di questa stagione – è divampato nel cuore del parco dell’Etna, nel territorio comunale tra Randazzo e Castiglione di Sicilia nelle contrade Carrana, Chiusa Monica, Cugno di Scala, Malaterra, Marzarola, Montata Grande, Saracone e Sciambritta. I primi focolai sono stati avvistati dalle vedette dell’antincendio di Randazzo intorno a ora di pranzo di ieri, a valle della strada provinciale “Quota Mille”. Nonostante l’allarme sia scattato tempestivamente il territorio particolarmente impervio e inaccessibile ai mezzi gommati dell’antincendio, l’alta temperatura e il vento sostenuto che spirava da NNW, e che continuamente cambiava direzione, ha favorito il propagarsi del fuoco che in poco tempo si è spinto a monte della “Quota Mille”.

Intorno alle 15, anche a causa di altri focolai nel frattempo misteriosamente sviluppatisi in vari punti distanti tra loro, l’incendio ha raggiunto proporzioni significative ed è diventato indomabile per gli uomini di terra. Di conseguenza, stimata la potenziale virulenza e pericolosità delle fiamme il personale del Corpo forestale della Regione Siciliana valutate le condizioni generali e la possibile evoluzione, ritenuto di non poterlo efficacemente contrastare con i mezzi di terra a sua disposizione ha richiesto il concorso della flotta aerea dello Stato, tramite il Centro Operativo Aereo Unificato (COAU). In proposito, si ricorda ai lettori che a causa dei tagli imposti dalla “spending review” per l’anno in corso la Regione Siciliana non ha istituito il servizio di propri mezzi aerei antincendio. Appunto per questo, gli elicotteri che gli anni scorsi erano di stanza a Randazzo nel demanio “Sciarone” quest’anno non sono operativi.

Naturalmente, prima che Canadair ed elicotteri si alzino in volo, vi è una trafila burocratico-amministrativa da assolvere. Pertanto, autorizzati da Roma, i primi Canadair dei Vigili del Fuoco sono giunti sul fronte dell’incendio dopo le 16. In seguito è arrivato pure un elicottero, anche quest’altro mezzo in dotazione ai Vigili del Fuoco. Quattro i Canadair impegnati che complessivamente hanno eseguito quarantatré lanci, mentre l’elicottero ventisette. Soltanto in tarda serata gli ultimi roghi sono stati spenti, ma nella zona permane alta l’allerta incendi.

Sul posto ha operato il personale del distaccamento forestale di Randazzo e di Linguaglossa che d’intesa con la centrale operativa dell’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Catania ha coordinato i lavori di spegnimento, tanto via aria, quanto via terra. Alle operazioni hanno partecipato circa trenta uomini delle squadre antincendio di Randazzo, Linguaglossa, Bronte e Maniace con i relativi automezzi. Inoltre, sono intervenuti uomini con mezzi gommati dei vigili del fuoco e una pattuglia della Polizia municipale con i volontari di protezione civile comunale di Randazzo che hanno deviato il traffico veicolare nel tratto di strada provinciale “Quota Mille” interessato dalle operazioni di spegnimento dei roghi.

Gli incendiari sono certamente persone codarde, ma per l’immaginario collettivo sono talvolta assimilati ai pastori che per un’inveterata usanza praticano bruciare vaste aree montane per “ripulire” il terreno dalla macchia e favorire la ricrescita dell’erba per il pascolo dopo le prime piogge di fine estate. Gli allevatori, da parte loro, respingono le presunte accuse e replicano affermando “gli incendi corrispondono, per un pastore, a una momentanea carestia”. Certo, l’argomento è complesso e variegato e azzardare ipotesi fantasiose può essere inutile, ma la popolazione e i proprietari dei fondi che subiscono danni sono arrabbiati, sia per i danni materiali causati anche all’ambiente naturale, sia per l’ingente investimento di denaro pubblico che un incendio di queste portate causa all’erario, quindi ai contribuenti.

Gaetano Scarpignato

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