Giarre, Sos degli artigiani -
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Giarre, Sos degli artigiani

Giarre, Sos degli artigiani

Prima parte di un nostro viaggio all’interno di una categoria produttiva fondante del nostro sistema economico. Parlano gli imprenditori dei vari settori, tracciando un quadro quanto meno allarmante

La riduzione delle chiusure è un segnale positivo, le imprese cominciano ad avvertire che il vento dell’economia sta cambiando e cercano di restare aggrappate al mercato, per cogliere le opportunità di rilancio dei consumi. È evidente, però, che l’incertezza del quadro complessivo resta elevata e induce ancora tanti artigiani siciliani a rimandare i loro progetti imprenditoriali. I provvedimenti economici in via di definizione devono sgombrare il campo da questa incertezza e restituire fiducia a chi vuole scommettere sull’impresa. Le riforme allo studio non solo devono essere fatte con urgenza, ma devono essere fatte bene e per durare. Agli imprenditori di oggi e di domani, più che gli incentivi, servono norme più stabili e più semplici. Solo così si torna ad avere fiducia e, dunque, a investire, a creare occupazione e a crescere è quanto emerge da un nostro sondaggio tra un campione di maestri artigiani giarresi. A soffrire di più è il settore imprenditoriale edilizio, attorno al quale ruotano numerose altre attività artigianali inevitabilmente collegate.

Alfio Trovato

Alfio Trovato

Spiega Alfio Trovato, 41 anni, costruttore edile: «I problemi sono legati alla burocrazia sempre più esasperata e all’aspetto finanziario. Per quanto riguarda il primo aspetto, dobbiamo fare i conti ogni giorno. La burocrazia è diventato un problema insostenibile. Non c’è un giorno nel quale non c’è qualcosa da pagare o da sbrigare. In questo modo non riusciamo più a gestire la vera e propria attività imprenditoriale e cioè quella di creare lavoro e produzione. La produzione porta il denaro. Il denaro mantiene in piedi l’economia. È l’aspetto finanziario, però, quello che crea maggiori problemi agli imprenditori. Il mancato accesso a mutui, finanziamenti e aiuti alle imprese dal punto di vista economico sta provocando licenziamenti e chiusura di cantieri, perché non siamo in grado di portare avanti il lavoro previsto. Dal mio punto di vista posso dire che continuando di questo passo e su questa strada saremo costretti tutti a soccombere, perché non vediamo alcuna via d’uscita. Chi ha il denaro non lo investe per paura. Chi non ce l’ha non ha accesso al credito, di conseguenza l’unica via d’uscita potrebbe essere quella di riaprire l’accesso al credito alle persone serie, per poter riaccendere i motori dell’economia, che farà sì che, creando giro e movimento, si possano pagare i contributi. Di pari passo va snellita la burocrazia. Se riparte l’edilizia ripartirà tutta la categoria, sia tecnica sia artigianale».

Salvo Toscano

Salvo Toscano

Salvo Toscano, 54 anni, tendaggi e tessuti per l’arredamento, è sulla stessa lunghezza parlando del suo settore artigianale: «Manca la liquidità da parte dei nostri clienti. Il nostro non è un settore di primaria necessità, questo fa allontanare gli acquirenti. Siamo in profonda crisi. Registriamo un calo di vendita superiore al 50 per cento. La nostra produzione si è abbassata notevolmente. Subiamo anche la terribile concorrenza dei grandi magazzini e dei centri commerciali che nella nostra provincia sono numerosissimi. È vero che noi lavoriamo sulla qualità e sulla certificazione di massima garanzia, ma oggi questo non vince perché i clienti a causa della crisi si accontentano anche di prodotti medio bassi. E poi, tutto attorno aumenta: tasse, energia elettrica, materia prima, acqua, ma noi non possiamo aumentare di un centesimo e siamo in sofferenza. È da diversi anni che la mia azienda non aumenta i costi di manodopera per sopravvivere. Questa situazione si riflette anche sull’impossibilità di assumere operai e apprendisti, ed è un grandissimo peccato per la prosecuzione di queste attività artigianali. Noi artigiani dell’Ula stiamo lanciando l’allarme per mettere ulteriormente in evidenza questo allarmante circolo vizioso che rischia di soffocare l’imprenditoria e l’economia».

Mary Cavallaro

Mary Cavallaro

Anche il settore dei parrucchieri vive negativamente il periodo. Mary Cavallaro, “Maroussia”, 39 anni, lamenta: «Il numero dei clienti si è ridotto notevolmente, oggi almeno del 50 per cento. Questo si riflette sulle possibilità di far fronte al sistema della tassazione e del mantenimento del personale, che diventa sempre più difficoltoso, quasi impossibile. Non possiamo assumere personale perché c’è poco lavoro e c’è da fare i conti anche con il lavoro nero, una concorrenza sleale fatta in casa da persone che fanno dei piccoli corsi e pensano di avere in mano una professionalità artigianale che, invece, richiede un adeguato apprendistato. Il problema del lavoro nero dev’essere affrontato adeguatamente dalle istituzioni preposte, perché chi lo pratica danneggia non solo chi paga le tasse, ma l’intera collettività».

Natale Cicala

Natale Cicala

Un settore importante che pure riflette il forte momento di crisi è quello dei cementizi e terrecotte, fortemente radicato nel territorio. Il maestro artigiano Natale Cicala, 55 anni, spiega: «In buona sostanza, a noi il lavoro non manca. Il problema è che non paga nessuno! Noi cerchiamo di allargare la produzione, di creare articoli nuovi per evitare di entrare in concorrenza con altri colleghi ed offrire una gamma originale ai clienti, però dobbiamo fare i conti con la mancanza di liquidità. Da anni, non aumentiamo il prezzo dei prodotti, anche se i costi e le tasse sono in continuo aumento. Non è possibile andare avanti così. Qualcuno si deve accorgere di questo incredibile stato di cose e trovare delle soluzioni per il rilancio del lavoro artigianale che, se se funzionasse a dovere, potrebbe dare una buona mano alla risoluzione del problema della disoccupazione».

Giovanni Grasso

Giovanni Grasso

Il maestro orafo Giovanni Grasso, 48 anni, parlando delle problematiche che riguardano la sua categoria afferma: «In generale, i problemi sono comuni per noi maestri artigiani. Il mio settore risente del 50 per cento di calo nella produzione e nelle vendite. Il prezzo dell’oro è in continuo aumento e i clienti non hanno liquidità. Il nostro è un settore che riguarda beni voluttuari e la pressione fiscale colpisce, da un lato noi, dall’altro i clienti che ci pensano due-tre volte ad acquistare. Le parole che ci sentiamo ripetere sono: “Vorrei… ma non posso”. Inoltre, gli scambi e gli acquisti della materia prima con gli altri Stati sono resi difficoltosi delle restrizioni normative imposte dall’Unione Europea».

In seguito abbiamo sentito anche il presidente Unione Liberi Artigiani di Giarre, cav. Diego Bonaccorso (leggi l’intervista Giarre, artigianato tra presente difficile e futuro incerto).

Mario Pafumi

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