Riflessioni a cuore aperto per un vero Lavoratore -
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Riflessioni a cuore aperto per un vero Lavoratore

Riflessioni a cuore aperto per un vero Lavoratore

Per oltre 40 anni è stato sommerso dalle scartoffie. Districandosi tra liquidazioni, determine, report contabili con numeri che, il più delle volte  non tornavano. Ha lavorato silenziosamente in un bugigattolo di ufficio dimenandosi tra le carte al servizio dei funzionari dell’ufficio tecnico e dei tanti sindaci che negli anni si sono susseguiti. Lui sempre defilato non si è mai fermato un solo istante.

Sempre immerso in quei numeri tenendo stretta quell’inseparabile carpetta inseguendo l’assessore di turno. Con discrezione. Senza mai eccedere. Anche quando le condizioni lo richiedevano. 40 anni e più di onorata carriera in quel palazzo di via Principessa Jolanda al servizio della città. E non sono state poche le volte in cui ha ‘parato il culo’ ai politici di turno quando chiedevano l’impossibile.

Per lunghi anni è stato il vero braccio destro del compianto capo dell’ufficio tecnico, l’ing. Angelo Guarrera. Il burbero funzionario dal cuore grande, sempre pronto a ricoprire di gratitudine chi poco prima aveva ripreso usando maniere forti. In fondo l’unico vero capo che il Comune abbia avuto tra tante mezze tacche pronte a sgomitare in quel mare di superficialità. Anni trascorsi su quel tavolo, sommerso dalle carte e dalle responsabilità. Tante responsabilità altrui.

Tenacemente ha risolto mille problemi. Grandi e piccoli. Leale con i colleghi che ne hanno apprezzato le qualità umane. Abbronzatissimo in estate, sfoggiando un fisico da ventenne ha compiuto non pochi miracoli. Lo sanno bene i potenti della politica targata scudo crociato che, negli anni ’70 e ’80, hanno trovato in lui un valido collaboratore. Più di tutti Giuseppe Russo. Negli anni della raggiante Giarre.

Una carriera costellata da soddisfazioni ma anche da tanti rimpianti. Fino al periodo dell’amministrazione Bonaccorsi. Decisamente il più buio. Altruista lavorativamente al punto da rimetterci anche la salute. Al solito a causa di responsabilità ed errori altrui. Vittima financo di un gioco più grande di lui. Giochi sporchi, ripugnanti, ovviamente. Poi la risalita della china tra non poche difficoltà e ora il traguardo della pensione che ha accettato seppure con la riserva di chi, in fondo, avrebbe voluto ancora lavorare.

In quel bugigattolo d’ufficio. Con la stessa passione e determinazione di sempre. Ma il tempo non concede sconti e inesorabile trascorre e così non rimangono che i titoli di coda che avrebbero dovuto scorrere in quella festa trascorsa in compagnia dei colleghi per celebrare i suoi 40 anni. Una festa intrisa di emozioni e ricordi cui però, vergognosamente, non ha preso parte alcun rappresentante dell’amministrazione. Nessuno. Se poteva, forse, l’on Russo sarebbe andato o forse, in fondo, era presente con il proprio spirito.

E invece è andato in scena il trionfo dell’ingratitudine. L’immeritata assenza di chi, invece, avrebbe dovuto celebrare un uomo, un amico, un collega che si è speso per il bene comune. Forse Giarre non lo ha meritato. E allora: Grazie Antonio. Per tutto quello che hai fatto e per avermi concesso il Tu, dopo tanti anni. La mia assenza alla tua festa (giustificata da ragioni professionali) la ripago con questo mio scritto. Buona fortuna per il futuro.  La vita ricomincia da qui.

Mario Previtera

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