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“Contesa” è la fatica letteraria di Lucio Paolo Alfonso

“Contesa” è la fatica letteraria di Lucio Paolo Alfonso

Nell’atipica ma suggestiva cornice del “Caffè Letterario” “Cuba libro” di Riposto, Alfredo D’Urso, presidente dell’associazione politico-culturale Articolo 1, presenta il romanzo di Lucio Paolo Alfonso intitolato “Contesa”.

Due dotti relatori come il professore ordinario di Italiano e Latino nei licei Antonino Alibrandi ed il professore ordinario di Storia e Filosofia Ivan D’Agostino, sciorinano i contenuti di questo romanzo, offrendone due esegesi che, seppur apparentemente discordanti tra di loro, consentono all’uditore di attingere a due chiavi di lettura del testo, assolutamente in linea con il pensiero dell’autore.

Sono due le date che, oltre a segnare profondamente la vita dell’autore, esercitano una non indifferente influenza sulla redazione della trama del libro: il 16 marzo 1978 ed il 9 maggio 1978. La prima corrisponde alla data di sequestro di Aldo Moro,mentre la seconda coincide con l’assassinio dello stesso, allora presidente del consiglio nazionale della Democrazia Cristiana. Conformemente a quanto illustrato dal prof. Alibrandi, “Contesa” è un romanzo di formazione imperniato su un protagonista che, in alcuni passaggi della trama, può essere associato alla figura dell’autore. Si tratta dell’architetto Giovanni Spuches, siciliano trasferitosi in Sardegna perché in fuga. In particolare, il romanzo si caratterizza per una costruzione di eventi filtrati attraverso la coscienza dei personaggi.

Seppur sposato con Clara, donna di estrazione sociale elevata, Giovanni desidera un rapporto formale con la moglie, fatto di tenerezza e di rivisitazione dell’ordine. La moglie Clara però soffre nel cogliere i cedimenti del marito e cerca di comprendere perché lui sia così indolente. Lei, desiderosa di estrinsecare un amore per il popolo che non collima con la sua estrazione sociale,assiste all’indolenza di un marito in cui il pessimismo dell’intelligenza prevale sull’ottimismo della volontà.

Clara infatti, doveva amare il popolo per non odiare se stessa. Diversamente, la propensione all’alienazione, espressa da Giovanni, non coincide con questa foga della moglie nell’esternare amore al popolo. Maria, fidanzata del cugino di Giovanni chiamato Salvatore, è l’amante di Giovanni. Giovanni nutre per lei una passione forte. In lei trova ciò che Clara non le dona. Secondo il professor Alibrandi, la trama si articola sulla base di un protagonista, ovvero Giovanni, nella cui vita si stagliano due entità: eros e tanatos (ovvero l’amore e la morte). Il titolo “contesa”, scelto tardivamente come ultima ratio, rimanda infatti non solo al periodo delle proteste sessantottine, ma anche ai conflitti tra il padre di Giovanni di nome Marco, il quale partecipò alla seconda guerra mondiale, e Caudullo, che, essendo poliomielitico, non partecipò al secondo conflitto mondiale.

La tendenza ad una materialità che si sostanzia in una vita scandita da rapporti sessuali, emerge già quando Giovanni, ancora ragazzino, vive la sua prima esperienza di natura sessuale. Il padre sta morendo, ma egli non riesce a starvi accanto. Mentre il padre muore, Giovanni consuma il suo rapporto con Saretta,(più matura di lui relativamente alla sfera sessuale), sebbene egli sia già innamorato di quella che sarà la sua futura moglie: Clara. Il predetto passaggio, è ascrivibile all’epoca in cui Giovanni viveva ancora nella città delle Sette Torri. Dal rapporto carnale con Maria, sua amante, si nota invece in Giovanni il piacere ed il gusto di vivere qualcosa di occasionale. Diversamente, grazie a  Milena, sorella di Maria, Giovanni, architetto e docente di Storia dell’Arte, riesce, secondo il professor Alibrandi, a godere di un’unica percezione della realtà con un’altra persona.

Secondo il professor Alibrandi, il rapporto tra Giovanni e Milena si sostanzia in una compenetrazione luce-anima. Dunque, secondo Alibrandi, la liberazione di Giovanni da tutto ciò che è materiale, raggiunge il suo culmine nella vittoria di Eros su Tanatos. Mentre in precedenza sesso e morte si erano intrecciati, nel rapporto tra Giovanni e Milena invece, l’eros, vissuto nella sua dimensione più spirituale, si era imposto sulla morte. Tale vittoria, secondo Alibrandi, è già individuabile proprio nel rapporto tra Giovanni e Milena. Addirittura, secondo il professor Alibrandi, quando Giovanni rientra in Sicilia, la luce va oltre la materialità e dunque prevale la dimensione metafisica.

Di diversa natura è invece l’interpretazione del prof. D’Agostino, il quale parla di presunta redenzione finale nel Nostos (ritorno=termine riscontrabile nell’Odissea di omero). Giovanni, come precisa l’autore del romanzo, vive infatti di allucinazioni. Allucinazioni tali che proprio il predetto architetto vede ancora Milena incinta, sebbene siano trascorsi diciotto mesi dall’ultima volta che la incontrò. Il completamento della personalità di Giovanni a seguito del rapporto di lui con Milena, è infatti provvisorio sia nella visione dell’autore che in quella di D’Agostino. La redenzione, è raggiunta con i farmaci da Giovanni quando rientra in Sicilia. Tuttavia l’architetto non po’ fare a meno di tornare nella sua terra, poiché sa che se è vero che in essa soffocherà e morirà, in Sardegna vegeterà senz’anima.

L’autore del libro chiarisce che emerge una situazione confusiva tra lui ed il suo personaggio. Lucio paolo Alfonso fa parlare infatti il suo personaggio con le idee dell’autore anche se il personaggio è una realtà altra rispetto all’autore. L’opera comunque, nasce da una visione critica che poggia su una poetica. Il romanzo inoltre dà precisi riferimenti estetici e si ispira comunque al percorso formativo dell’autore. Alfonso sottolinea che la sua è un’opera multistrato, in cui lo scrittore non è onnisciente. In particolare, Alfonso evidenzia la natura di un personaggio dal carattere contraddittorio. Un personaggio che costruisce e distrugge e che, inebetito dagli psicofarmaci nella fase ascrivibile al suo rientro in Sicilia, vede un mondo non conforme alla realtà effettiva.

A curare la lettura di alcuni stralci dell’opera è Maria Rita Leotta. Essa snocciola passaggi di un’opera in cui emerge la figura di una Milena distintasi nel romanzo per aver inviato, sia a Clara che alla coppia Maria-Salvatore, una lettera nella quale rivelava la sua relazione con Giovanni. Alfonso inoltre, prendendo spunto dalle due diverse interpretazioni del testo formulate dai due relatori, sottolinea che la critica letteraria non può fare a meno dell’ermeneutica come scienza delle interpretazioni.

Umberto Trovato

foto di Mario Pafumi

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