La Sicilia che seduce: “Castello San Marco” -
Catania
19°

La Sicilia che seduce: “Castello San Marco”

La Sicilia che seduce: “Castello San Marco”

L’elegante ed accogliente struttura ricettiva, che la famiglia Murabito ha realizzato a Calatabiano in una principesca dimora barocca di fine Seicento affacciata sul Mar Jonio, è il luogo ideale per una vacanza di qualità tra natura, storia e specialità enogastronomiche locali. Un “angolo di paradiso” assurto ad eccellenza nel panorama turistico regionale, grazie anche al sapiente impiego delle nuove tecnologie

In provincia di Catania, ma ad un tiro di schioppo dalle rinomate località turistiche messinesi di Taormina e Giardini Naxos, c’è un posto “incantato” che incarna l’archetipo della Sicilia e delle sue atmosfere uniche, frutto di un sapiente “mix” di natura, storia, arte e tradizioni enogastronomiche. Questa meta ideale per una vacanza “intelligente” alla scoperta dell’anima più autentica della nostra isola ricade nel Comune etneo di Calatabiano, che ha la fortuna di annoverare, proprio dirimpetto alla sua spiaggia, quattro ettari di lussureggiante terreno in cui troneggia una principesca dimora barocca di fine Seicento, appartenuta ai Principi di Palagonia, ed oggi trasformata, rispettandone fedelmente lo stile originario, nell’esclusiva ed accogliente struttura ricettiva denominata “Hotel Castello San Marco”, una delle poche realtà turistiche che, grazie all’elevato standard qualitativo dei suoi servizi, quest’anno non ha accusato i duri colpi della crisi.

Già varcando la soglia di questa sontuosa e superba dimora d’altri tempi, incastonata tra pittoreschi viali e rigogliosi giardini tipicamente mediterranei, si viene catapultati in una dimensione quasi fiabesca. Il fascino è sicuramente quello dell’antichità, esaltata da luci e colori caldi, ma mai invadenti, che avvolgono l’ospite in un’atmosfera di serenità. Se a ciò aggiungiamo quello spiccato, ma mai indiscreto, senso di ospitalità prettamente siculo e la cura scrupolosa per il mangiar bene ed all’insegna della cucina tipica della nostra terra, ecco che soggiornare al “San Marco Hotel” di Calatabiano è un’esperienza che non può mancare a chi desidera gustare appieno il piacere di una vacanza in Sicilia, peraltro ad immediato contatto col mare (per arrivare in spiaggia basta attraversare a piedi una semplice carreggiata) ed a pochi chilometri dal sempre affascinante vulcano Etna e dai caratteristici paesi abbarbicati sulle sue pendici.

Ma con i suoi tanti e variegati ambienti (tra cui pure un centro benessere), la struttura in questione si presta anche ad ospitare eventi di ogni tipo (convegni, conferenze, meeting, serate di gala, ecc.) ed, ovviamente, banchetti nuziali in grado di rendere veramente speciale il giorno del “sì”.

Daniele, Valerio e Giuseppe MurabitoA guidare questa virtuosa realtà dell’hôtellerie siciliana è il giovane ed intraprendente imprenditore di Giarre Daniele Murabito (nella foto a sinistra insieme ai fratelli Valerio e Giuseppe), coadiuvato dagli ancor più giovani fratelli Valerio (che si occupa della gestione delle ventisette camere e dei rapporti con la clientela) e Giuseppe (responsabile dell’economato).

Siamo, dunque, al cospetto di un bell’esempio di imprenditoria turistica di nuova generazione, che è riuscita a conferire un valore aggiunto di innovazione e dinamismo gestionale ad un “tesoro” venuto dal passato, innestando in esso l’avanguardistica filosofia del cosiddetto “2.0”.

Nonostante l’intenso lavoro di queste settimane estive, il direttore Daniele Murabito ha fatto di tutto per ritagliarsi uno spazio da dedicare ad un incontro da noi richiestogli per saperne di più sull’esaltante avventura dell’Hotel “Castello San Marco”.

«E’ un’avventura – esordisce il giovane manager – iniziata nel 1971, quando nostro padre Filippo Murabito acquistò questo vasto appezzamento di terreno, con annesso il Castello, da una famiglia di Catania, che evidentemente l’aveva a sua volta acquistato dagli eredi dei Principi di Palagonia. Allora fu preso per pazzo… Comunque solo nel 2005 abbiamo avviato l’attività alberghiera vera e propria in quanto inizialmente, pur non esistendo ancora le Soprintendenze, abbiamo voluto evitare di stravolgere la natura dei luoghi. Pertanto, prima di diventare una struttura ricettiva, quanto acquistato da papà venne adibito a campeggio».

– Avete alle spalle una formazione turistico-alberghiera oppure vi siete sperimentati sul campo?

«Potrà sembrare strano, ma personalmente ho studiato all’Istituto Nautico di Riposto. Devo dire, però, che la formazione tecnica che ho ricevuto in quelle aule mi è tornata utile in quanto una struttura come questa si regge anche su una complessa impiantistica nella quale, in caso di guasti o anomalie varie, so dove mettere le mani per consentire gli interventi di ripristino. Quegli studi apparentemente avulsi da quella che sarebbe stata la mia attività futura, mi sono dunque serviti».

– Da giovani imprenditori, lei ed i suoi fratelli siete particolarmente sensibili alle innovazioni tecnologiche ed alle nuove forme di comunicazione. Recentemente, ad esempio, avete lanciato una campagna promozionale del “Castello San Marco” basata sui cosiddetti “viral”, ossia dei video veicolati da Internet e dai social network, che illustrano, attraverso delle brevi ed accattivanti sceneggiature elaborate dalla regista Chiara Carmeni, tutte le peculiarità e le attrattive della vostra struttura ricettiva. Inoltre siete ben accreditati nel seguitissimo portale di “TripAdvisor”, che vi ha più volte premiato…

«Esattamente: abbiamo sempre usato le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, sia dal punto di vista gestionale che della comunicazione e promozione dell’immagine. Mi piace, al riguardo, sottolineare che abbiamo cominciato ad utilizzare Internet, dotando la nostra struttura di un apposito sito Web, quando ancora tale strumento era ignoto persino ai più blasonati alberghi. Il fatto di operare in un’area poco conosciuta (specie se paragonata all’arcinota Taormina, capitale indiscussa del turismo siciliano) ci spinge a dare il massimo onde sopperire alla minore fama del nostro territorio, comunque meritevole di essere visitato. Purtroppo, però, i nostri sforzi sono spesso vanificati dalle pubbliche istituzioni».

– Cosa vuol dire?

Che gli enti regionali non aiutano molto gli operatori privati che si sforzano di attirare gente in questo territorio. Restiamo, ad esempio, ancora in attesa (non si sa sino a quando…) dei fondi europei che ci spetterebbero per effettuare interventi di riqualificazione delle strutture turistico-ricettive, ma che rimangono inspiegabilmente bloccati, malgrado realtà come la nostra siano già rientrate nelle relative graduatorie. Nel frattempo apprendiamo dai mass media che tanti valorosi imprenditori falliscono e che qualcuno, addirittura, si toglie la vita…».

– Cosa ne pensa della sempre discussa politica dei prezzi praticata nelle strutture alberghiere e negli esercizi di ristoro del comprensorio taorminese-naxiota?

«L’approccio a questo “delicato” argomento non sempre è corretto. Solitamente, ad esempio, si è portati a lamentarsi dei prezzi praticati nelle esclusive strutture ricettive di Taormina. Ma si sa che un caffè sorseggiato in quel particolarmente suggestivo contesto ambientale, “sospesi” tra la pittoresca baia di Naxos, il solare cielo siciliano ed il leggendario vulcano Etna, deve per forza valere qualcosa in più rispetto al caffè preso in un qualsiasi bar. Lo stesso dicasi quando, come nel caso del nostro hotel, si offrono al cliente pietanze all’insegna della qualità e della salubrità massime, ossia ortaggi rigorosamente biologici, olio d’oliva e prodotti siciliani autentici, che sono quelli che il turista venuto da fuori vuol degustare e che noi operatori locali abbiamo il dovere “morale” di servire in tavola. E’ chiaro che, con i tempi che corrono, pure nel nostro comparto i prezzi vanno sicuramente contenuti, ma bisogna anche capire che se si paga qualcosa in più si ricevono servizi di assoluta qualità, che non fanno rimpiangere i soldi spesi. E’ anche vero, purtroppo, che in certi casi di “alto” c’è solamente il prezzo e non il corrispondente servizio…».

– Oltre a valorizzare questo incantevole lembo di Sicilia Orientale, la vostra azienda dà anche lavoro a tanta gente…

«Certamente: a pieno regime impieghiamo ventotto dipendenti i quali, sino ad oggi, ci hanno sempre dato il massimo in quanto, da datori di lavoro, privilegiamo l’aspetto umano. In pratica, a chi viene a lavorare da noi chiediamo sicuramente un’adeguata competenza nelle mansioni che gli vengono affidate, ma anche e soprattutto interesse ed attrazione per questo luogo, che i nostri collaboratori devono apprezzare prima ancora degli ospiti che ci soggiorneranno: solo così potranno lavorare motivati e con entusiasmo, e quindi esprimersi al meglio nell’ambito dei compiti assegnati. Un’altra regola “umana” che ci siamo imposti è di non “stressare” il personale per il mero scopo di consentire all’azienda il raggiungimento di un determinato fatturato: con questo tipo di “assilli e preoccupazioni”, un lavoratore non riesce certamente ad essere sereno, e ciò finisce con l’incidere negativamente sulla sua produttività».

– Dopo quest’intensa stagione estiva, lei ed i suoi fratelli vi prenderete un po’ di riposo?

«Diciamo che in inverno “seminiamo” per l’estate, perché oggi, soprattutto nel nostro settore, non ci si possono permettere “distrazioni”. Durante i più “tranquilli” mesi autunnali ed invernali, pertanto, andiamo alla ricerca, anche avvalendoci del prezioso aiuto del Web, di novità che possano ulteriormente arricchire la nostra offerta turistica e, soprattutto, dei migliori prodotti agroalimentari siciliani da utilizzare nel nostro ristorante. Partendo da questa filosofia che premia le realtà locali, abbiamo già da qualche anno promosso delle serate eno-culturali che si svolgono proprio in periodo non estivo (ossia tra novembre e marzo) all’interno di un suggestivo palmento ottocentesco adiacente al castello. Durante questi incontri, gli imprenditori vitivinicoli etnei raccontano il loro prodotto e contestualmente i massimi esperti del settore trattano un argomento agroalimentare specifico, come ad esempio il miele di ape nera sicula (Presidio Slow Food), la manna delle Madonie (anch’essa Presidio Slow Food), l’olio d’oliva Dop Monte Etna, i grani antichi autoctoni siciliani, ecc. Per noi, dunque, l’ospitalità non è semplicemente un mestiere, bensì una cultura alimentata da una forte passione».

Rodolfo Amodeo 

FOTO: nella foto sopra Daniele Murabito ed il suggestivo prospetto notturno dell’Hotel “Castello San Marco”; nelle altre immagini alcuni tra i più raffinati ambienti esterni ed interni della loro esclusiva struttura ricettiva

             

 

Potrebbero interessarti anche