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Giarre, i conti non tornano

Giarre, i conti non tornano

Approvato il Rendiconto 2012 ma il Consiglio comunale non ha potuto operare nel pieno delle sue funzioni e prerogative

L’incongruenza è la cifra stilistica del Consuntivo 2012 del Comune di Giarre. Prendendo le mosse dall’esame del servizio idrico integrato (voce comprensiva del servizio idrico in senso stretto e della acque reflue) si nota che, a fronte dei 2.227.997 euro previsti nel conto del bilancio, che fa riferimento al valore delle fatture emesse a carico dei contribuenti, sia la relazione della Giunta che quella dei Revisori dei conti indicano nella cifra di 1.517.941 euro il costo del sostenuto dal Comune da essi rilevato. Cosa accade della differenza tra quanto i cittadini pagano e quanto il Comune spende non è dato saperlo, ma è chiaro che tutti i maggiori introiti rimangono nelle pieghe del bilancio e che, quale che sia la loro destinazione-certo sottratta al controllo del consiglio- queste somme sorreggono il bilancio, alimentano la spesa corrente

Dunque, ci troviamo davanti ad una situazione in cui le maggiorazioni al costo del servizio non fanno altro che scaricare sui cittadini i costi di un dissesto già presente. Nella incongruenza, tra ciò che si fa pagare ai cittadini e ciò che il Comune spende per il servizio idrico, si manifesta in tutta la sua rilevanza la questione della revoca della “Determina 75 bis”, con cui il canone dell’acqua ha subito, rispetto all’anno precedente, una maggiorazione del 181%. Quanto alla revoca si rileva che, sebbene il Sindaco abbia addotto impedimenti sia di natura contabile che giuridico, la soluzione c’è. Sotto il profilo giuridico, infatti, la revoca può avvenire “per sopravvenuti motivi di pubblico interesse ovvero nel caso di mutamento della situazione di fatto o di nuova valutazione dell’interesse pubblico originario” (L. 241/1990 art. 21 quinquies). Per quanto attiene al profilo contabile, lo squilibrio che queste mancate entrate causerebbero – qui viene alla luce quanto questo surplus possa essere rilevante per la tenuta dei conti -, il Sindaco avrebbe potuto “spalmare” l’importo al momento della variazione del piano di riequilibrio, tenuto conto della iniquità di un aumento privo di fondamento.

Dove il difetto dei requisiti di veridicità e attendibilità è ancora più manifesto, è nella difformità del costo della Tarsu tra conto di bilancio, 4.773.879 euro, relazione della giunta, 4.685.392 euro, relazione dei revisori, 5.685.825 euro. Tre diversi valori per il medesimo servizio, nel medesimo arco di riferimento temporale, circostanza questa che non dovrebbe lasciare insensibile la magistratura contabile. Anche per la Tarsu si rileva una notevole differenza tra le entrate pari a 6,2 milioni di euro e i costi pari a 4,7 milioni di euro, a tutto svantaggio dei giarresi. E si ripresenta la domanda: cosa ne è della differenza e chi ne controlla la destinazione?

Ed è proprio sull’attività di controllo nell’approvazione del rendiconto, (che in materia di bilancio, non solo è una funziona precipua del consiglio, ma è un potere che esso esercita, quale rappresentante dei cittadini, nei confronti dell’esecutivo) si è verificata una grave lesione delle funzioni del Consiglio. Fatti quali la trasmissione degli atti accidentata, la durata della sessione di bilancio ridotta a ordinaria seduta e il ricatto dello scioglimento del Consiglio e insediamento del commissario -privo di fondamento giuridico – profilano, più che una interferenza, una menomazione delle prerogative del Consiglio comunale. Il rendiconto è stato approvato, ma i conti non tornano e il Consiglio non lo ha potuto appurare.

Salvatore Rubbino

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